venerdì 17 dicembre 2021

#Libri: Su un letto di fiori

[Larticolo contiene spoiler]
  
Leggere di uno scrittore giapponese è quasi sempre una forte esperienza interiore, per questo per molti questi libri possono non piacere. A volte mettersi a nudo, riconoscersi in alcune pagine non è per nulla semplice e per questo spesso meritano un’attenzione maggiore rispetto a qualsiasi altro romanzo. Lo abbiamo visto con i due libri di Murakami (“L'uccello che girava le viti del mondo” e “La fine del mondo e il Paese delle Meraviglie”) e con “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Oggi vogliamo parlarvi di un altro libro di quest’ultima autrice, “Su un letto di fiori”, uscito nella collana “I narratori” della Feltrinelli nel settembre di quest’anno.

Il libro, di sole centoventotto pagine, segue la storia di Miki, che da neonata è stata trovata avvolta dalle alghe in riva al mare. Da quel momento la sua vita prende una strada fatta di amore incondizionato, dato da una famiglia allargata che, dopo averla trovata, le permette unesistenza spensierata, malgrado alcuni soggetti siano un po’ sopra le righe. Il nonno, infatti, era in grado di esercitare il potere dell’attrazione e di avere una gioia nella vita che riesce a trasmettere anche a sua nipote. Miki e la sua famiglia gestiscono un piccolo bed & breakfast, alle cui spalle sorge un casolare cupo e “stregato”.

giovedì 16 dicembre 2021

#Spettacolo: L'horror in Italia

Non ci stancheremo mai di dirlo: il genere horror in Italia dovrebbe esser più valorizzato. È una cosa nella quale noi di 4Muses crediamo fermamente, perché attraverso di esso si ha la capacità di esorcizzare aspetti intrinsecamente legati alla crescita della società. Esso si evolve, si modifica nel corso del tempo e trasporta sullo schermo i malesseri -più o meno latenti - della popolazione nella quale trae origine. Dopo Dario Argento, in pochi sono stati in grado di prendere tra le mani il testimone di questo genere cinematografico nutrendo la diffidenza da parte del pubblico.

Oggi, infatti, possiamo parlare proprio di questo: diffidenza. Ci è capitato tantissime volte di sentire la frase: non vado a vederlo perché è italiano, come se i cineasti italiani si fossero solo concessi la creazione di film comici, di commedia e i cinepanettoni (cosa che per lungo tempo è stata effettivamente così). La tendenza sta, per fortuna, cambiando. I nuovi registi, le nuove leve, hanno voglia di sperimentare e di esorcizzare i loro malesseri e timori attraverso la macchina da presa. Paolo Strippoli, Stefano Lodovichi e Alessio Liguori ne sono un esempio. I tre registi con i loro "A Classic Horror Story" (che Strippoli ha realizzato in collaborazione con Roberto de Feo); “La Stanza” e “Shortcut” hanno manifestato proprio questa loro voglia di sperimentazione.

L’Heroes International Film Festival ci ha dato l’opportunità di sentire i tre registi e di conoscere i loro pareri intorno questo mondo.

#Arte: L'urlo

"L'urlo" del 1910
Che sia per la dote artistica di un pittore che suscita meraviglia negli occhi di chi la guarda, che sia per un'opera non per forza convenzionalmente bella ma divenuta un simbolo nel corso dei secoli, che sia per la semplicità di un'immagine che riesce a dire tutto o, di contro, per un quadro così enigmatico che sembra non dire niente, è inevitabile che certi quadri entrino in un modo o nell'altro nel cuore della collettività.

"L'urlo" è proprio uno di questi esempi; provate a far vedere questa immagine a chiunque, noi possiamo assicurarvi che non incontrerete nessuno che non la conosca.
Ma voi sapete cosa si cela dietro questo dipinto?

mercoledì 15 dicembre 2021

#Libri: La regina proibita

Su Caterina di Valois storicamente si sa ben poco, tanto che è facile credere a ciò che non può essere confermato, ai tanti pettegolezzi che si sono susseguiti nel corso dei secoli, o ai video su TikTok dei suoi presunti discendenti.
Da amanti della monarchia inglese non abbiamo potuto fare a meno di acquistare il libro “La regina proibita”, di Anne O’Brien, romanzo ispirato proprio sulla storia della Regina Vedova.

Il libro è scritto in prima persona, dal punto di vista di Caterina. È come se lei ci stesse raccontando tutta la sua vita, e noi siamo lì a gioire, ma soprattutto a soffrire, per ciò che le accade.
Questo articolo, quindi, non contiene veri e propri spoiler, visto che narra vicende storiche, ma se volete conoscerla attraverso le “sue” parole, procedete alla lettura dopo aver terminato il libro. 

#Cinema&SerieTv: Alice in Borderland - Recensione

Se vi è piaciuto Squid Game, noi di 4Muses siamo assolutamente certe che vi piacerà anche un’altra serie tv molto simile, ovvero “Alice in Borderland”. Entrambe dei paesi asiatici (una sudcoreana e una giapponese), avranno in comune una trama ad alta tensione che vi farà vedere sotto un’ottica diversa il genere umano. Basato sul manga di Haro Aso, che inizialmente pubblicò la sua storia sul Shonen Sunday, la storia venne interamente raccolta in diciotto volumi pubblicati tra il 2011 e il 2016. Nel 2020 questa serie tv – live action  ha visto la luce grazie a Netflix, che tutt’ora potete trovare in catalogo.

In Alice in Borderland ("Alice nella Terra di confine", giocando con la favola di "Alice nel Paese delle Meraviglie") viene raccontata la storia partendo dalle vite di tre ragazzi, Arisu (Kento Yamazaki) – il genio della compagnia, fissato con i videogiochi e nullatenente -, Karube (Keita Machida) – amico di Arisu, un barista che aspetta il giorno decisivo per fare la proposta di matrimonio alla sua amata – e Chota (Yuri Morigana) – lavoratore che mantiene economicamente sua madre. La trama parte da una Tokyo (a Shibuya per la precisione) affollata, dove tutti e tre i ragazzi vengono cacciati di casa o da lavoro per un motivo o per un altro, così decidono di sfruttare la mattinata per far baldoria. Un gioco pericoloso si trasforma in un incidente stradale, così sono costretti a nascondersi nei bagni della stazione per non essere presi. È lì che tutte le loro convinzioni vengono meno. Buio, silenzio, i telefoni smettono simultaneaente di funzionare. Quando escono dal loro nascondiglio, si rendono conto che non c’è più nessuno a Shibuya. La città è completamente deserta, a eccezione di loro tre. Uno schermo si illumina, rivelando ai ragazzi l’inizio di un game. In quel momento per loro comincerà un’atroce lotta per la sopravvivenza.

martedì 14 dicembre 2021

#MustToWatch: Perfetti Sconosciuti

Ci fidiamo davvero di chi abbiamo accanto? E sì, sappiamo che il più delle volte a malapena ci fidiamo di noi stessi, figuriamoci degli altri. Su questa domanda “gioca”, si fa per dire, un film approdato da poco su Netflix e che, anche se uscito tanti anni fa, abbiamo avuto il piacere di rivedere. Stiamo parlando di “Perfetti Sconosciuti”, il film di Paolo Genovese uscito nel 2016.

La storia racconta la cena tra quattro coppie di amici che decidono di fare un gioco che sin da subito appare come una roulette russa: mettere tutti i cellulare al centro e, al primo squillo o messaggio, rispondere davanti a tutti e, in caso di chiamata, col vivavoce. Anche se un po’ titubanti, la domanda che “sfida tutti è una sola: “Perché, hai qualcosa da nascondere?” Uno a uno, i perfetti idilli famigliari cominciano a sgretolarsi, rivelando incomprensioni, tradimenti e segreti perpetrati a lungo nel tempo. Che ne sarà degli equilibri che erano, all’apparenza, tanto perfetti?

#Pensieri: L'essenza di un istante

“L’istante prima di essere felice è più importante del momento intero di felicità”

(Santiago, L’istante prima)

Effimero, illusorio e sfuggente; una volta trascorso, non può più essere recuperato nella sua piena essenza reale. L’istante è l’atomo dell’esperienza, l’indivisibile frammento che accomuna l’umana  percezione del tempo.  

La capacità di vivere a pieno un istante, è essenziale per una vita che riesca a soddisfarci. Essere  estremamente radicati a un tempo (passato o futuro) che non appartiene al qui e ora, preclude nuove vie. Non sto rinnegando l’importanza della visione del domani o della forza che può essere fornita dal proprio passato. Ritengo invece che il problema ci raggiunga davvero quando ci smarriamo per giorni nei nostri pensieri tralasciando l’esperienza attuale. La stessa esperienza capace di appagarci in maniera inaspettata. Sapersi abbandonare al flusso, senza ragionamenti artefatti, dona un sapore più ricco e genuino alla quotidianità.