giovedì 4 febbraio 2021

#Arte: L'Angelo Caduto e il Paradiso Perduto

Colui ch’adesso è Re, così dispone e assesta il retto e ’l giusto al suo piacer sovrano. Sì, miglior sempre il più lontano albergo sarà da quegli, cui ragione agli altri agguaglia, e forza sopra gli altri innalza.

Addio, felici campi; addio, soggiorno d’eterna gioia. Salve, o Mondo inferno. Salvete, Orrori; e tu, profondo Abisso, il tuo novello possessore accogli.

Questo è un passo de “Il Paradiso Perduto” di John Milton, il poema epico che narra la cacciata di Lucifero dal Paradiso e la relativa guerra per spodestare Dio. Quale miglior citazione per parlare dell’opera d’arte di Alexander Cabanel “Fallen Angel”?

mercoledì 3 febbraio 2021

#Libri: Il mio anno di riposo e oblio

"Il mio anno di riposo e oblio" tradotto dal titolo inglese "My year of rest and relaxation", è il piccolo capolavoro - di sole 231 pagine - della scrittrice statunitense Ottessa Moshfegh.

Il libro, uscito nel 2018 e considerato il libro più bello dell'anno dall'Entertainment Weekly, parla di una ragazza che dorme per un anno.
Non stiamo scherzando.
Eppure, nonostante nel libro si parli praticamente solo dell'esperimento d'ibernazione fisica e mentale della protagonista (di cui non sapremo mai il nome) e nonostante sia molto facile iniziare questo libro impregnati fino alla punta dei capelli di pregiudizi e preconcetti, vi assicuriamo che la lettura non risulta mai pesante né scontata.

martedì 2 febbraio 2021

#Cinema&SerieTv: Togo & Balto - la corsa del siero

Era l’inverno del 1925 a None, in Alaska, quando scoppiò una violenta epidemia di difterite. Nella piccola cittadina il vaccino non c’era e i bambini iniziavano ad ammalarsi sempre più velocemente e con la stessa celerità a morire. None venne messa in quarantena e venne preparata immediatamente la spedizione per il siero. Ma come farlo arrivare nella cittadina sperduta dell’Alaska? La ferrovia arrivava fino a Nenana, a quasi mille chilometri di distanza, aerei e navi non potevano raggiungere None a causa delle impervie situazioni climatiche. None sembrava spacciata.

Rimaneva solo una soluzione: i cani da slitta, già impiegati per la spedizione della posta. Venne quindi organizzata una staffetta di venti squadre per il trasporto del siero e colui che compì il viaggio più lungo fu Leonhard Seppala con il suo cane Togo che, leader muta, compì da solo 420 km, per poi finire e consegnare il siero con il cane passato alla storia: Balto, che fece gli ultimi ottantacinque km. Il vaccino venne consegnato il 2 febbraio del 1925.
Nel 2011 il settimanale Time dichiarò Togo l’animale più eroico di tutti i tempi.

lunedì 1 febbraio 2021

#Costume&Società: Giacomo Casanova

Quando una persona vi paragona a Casanova, subito vi sentite lusingati, perché questo cognome è ormai diventato sinonimo di conquistatore, seduttore, libertino. E proprio come il termine “Don Giovanni”, ha ormai perso del suo reale valore. Ma vi siete mai chiesti chi era in realtà Giacomo Casanova? Oltre a tutte le sue conquiste femminili, ovviamente.


Giacomo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile 1725. Riassumere la sua vita diventa un compito complicato, in quanto è stato: avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, scienziato, filosofo e agente segreto della Serenissima. (Ringraziamo Wikipedia per l’elenco perché a noi sarebbe sicuramente sfuggito qualcosa). Insomma, bisogna ammettere che attribuire il cognome Casanova al solo significato sessuale, è un po’ sminuirlo. 

sabato 30 gennaio 2021

#Anime: Levi Ackerman - analisi del personaggio

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.

Se Armin Arlert è una rappresentazione del coraggio non canonico, il personaggio di cui parliamo oggi è, sotto questo profilo, il completo opposto.

Tecnicamente non c'è nemmeno bisogno di presentarlo: Levi Ackerman è il golden boy della serie e da anni il personaggio preferito dei fan, ma conosciuto bene anche da chi l'Attacco dei Giganti non l'ha mai visto.

Sorprendentemente articolato e complesso anche nelle più piccole sfaccettature del suo comportamento e del suo carattere, che nessuno si sorprenda se anche noi di 4Muses vogliamo entrare nelle sottigliezze di Levi Ackerman.

venerdì 29 gennaio 2021

#Costume&Società: La sottile differenza

Anche se siamo online da pochi mesi, abbiamo già affrontato diverse volte l’argomento pandemia. Potete rileggere, o leggere per la prima volta i nostri articoli a riguardo. Tra “Tornare a vivere”, “Pandeconomia”, “Cinema post-covid”, “Paese senza cultura” e “Love is not tourism”, abbiamo cercato di darvi un sunto di quella che è la società italiana al momento e di come potrebbe cambiare nei prossimi decenni.

Viviamo certamente in un clima di tensioni, dove la fiducia nel prossimo viene a mancare giorno dopo giorno. Siamo in una sorta di post 11 settembre più amplificato, dove il sospettato non rispecchia più certi canoni estetici o culturali, ma è chiunque non siamo noi. Il nostro vicino sta invitando più di due persone a casa? Il collega di lavoro esce dopo il coprifuoco? Siamo ormai sicuri solo di noi stessi e della piccola cerchia di amici e parenti.

Anche noi ci siamo rese conto di questo, sentendo discorsi del tipo: “Eh, sai, ormai esco solo con persone strettissime a me, e sempre a distanza e con mascherina. Non mi fido degli altri”. Certo, va benissimo, il rispetto delle norme prima di tutto; ma non stiamo forse creando una società sfiduciata? 
 
"Quando il popolo teme il governo c'è tirannia. Quando il governo teme il popolo c'è democrazia."

Il complottismo sta prendendo sempre più il sopravvento, ma è davvero un qualcosa da condannare? Nell’articolo “Zuckerberg vs Trump - ecco chi ha ragione” abbiamo provato a farvi capire come funziona il mondo dei social, che nonostante le apparenze è in continua evoluzione.

A noi piace tantissimo osservare ogni sfumatura dell’essere umano e non di rado ci capita di seguire discorsi di complottisti o non complottisti. A volte seguiamo con apprensione, altre sorridiamo perché le due fazioni non si accorgono di essere unite: entrambe sono sfiduciate e cercano risposte.

Quando stiamo su Facebook, Instagram, Twitter, Youtube o qualsiasi altro social o app, non stiamo in una piazza libera. È come se stessimo nella mega villa di qualcuno.
Possiamo parlare di ciò che vogliamo, ma dobbiamo sempre stare alle regole del padrone di casa, e nel corso degli anni queste regole si sono fatte sempre più severe. Se nel 2010 si veniva oscurati raramente, adesso basta una frase aggressiva.


Nel suo eccesso, questo sta ledendo anche il libero pensiero, come vi abbiamo già spiegato nell’articolo “Politically correct”, ma nel clima si diffidenza verso chi andava a dirci che sarebbe andato tutto bene, e che saremmo dovuti rimanere distanti ieri per abbracciarci oggi, queste regole vengono viste come censura.

Ogni social combatte quotidianamente le fake news. “The Social Dilemma”, disponibile su Netflix, ha già denunciato seriamente questo problema, che se ignorato potrebbe diventare sul serio dannoso per la società.

È normale per i rappresentanti politici mascherare una notizia, o raccontarla da un unico punto di vista per aggregare più persone possibili, ma un conto è se si agisce prendendo una notizia vera, un altro con una notizia totalmente inventata o una supposizione. Ci ricordiamo tutti la vicenda di un noto politico che dopo aver citofonato a casa di un cittadino, gli ha domandato: “Salve, lei spaccia?”.
Come se fosse un qualsiasi bulletto quattordicenne.

Ecco, i social cercano di tutelare, per quanto sia possibile, questo comportamento: il propagarsi di notizie false o che non hanno un fondamento. Si può dire: “Secondo me questo Governo ha fallito in…”, perché a dati alla mano, si può - e in una democrazia si deve - portare alla luce ciò che non va. Non va più bene dire e sostenere con convinzione che se un frutto risulta positivo al coronavirus, allora i test che utilizzano sono fallati. Non va bene dire che i vaccini assieme alle antenne 5G provocano chissà quali danni irreparabili. 
 
"Curiosamente, gli elettori non si sentono responsabili per i fallimenti del governo che hanno votato."

In un clima di fiducia queste persone non avrebbero alcun potere, perché le considereremmo dei folli, in ricerca di attenzione. Ma quando queste stesse persone parlano a chi è demoralizzato, a chi ha perso tutto, a chi sta affrontando una grave depressione, ecco, allora il problema c'è, ed è serio.

La persona scoraggiata ha bisogno di risposte, e se è sconfortata da chi la rappresenta, va a alla ricerca di altre risposte, quelle che trova più soddisfacenti. "Non è possibile che un virus faccia tutto ciò, deve essere sicuramente qualcosa di più grande contro di noi".

Chiedetevi per un secondo cosa sarebbe successo se Hitler avesse parlato all’alba degli anni ’20 a una Germania ricca e vincitrice della Prima Guerra Mondiale. Certo che nessuno gli avrebbe dato sostegno.

Con ciò non vogliamo paragonare nessuno a Hitler, ma dovremmo chiederci, i media per primi, cosa una notizia inventata o amplificata “terroristicamente”, possa creare nella mente di chi la ascolta o legge.

Dovremmo essere più responsabili, per difendere la generazione futura e tutte quelle che verranno da danni psicologici, economici e sociali irreparabili.    

giovedì 28 gennaio 2021

#Spettacolo: Effetto Netflix

Quante volte ci capita di scrollare le home dei nostri cellulari senza neanche prestare davvero attenzione a ciò che ci capita sotto gli occhi? 
Quante volte siamo stati colpiti dalla logica dello “scrolling” per poter ingannare il nostro tempo, la nostra noia, o per ammazzare quegli istanti in cui l’attesa è divenuta pesante? 

Si, non sappiamo più attendere. 
Non sappiamo più guardarci intorno. 
Non sappiamo più aspettare più di cinque minuti e vogliamo tutto e subito. 

Questa è una logica intrinseca nella natura stessa dei social, ma che si riversa anche nella percezione di ciò che guardiamo. Spingendoci, adesso che il mondo sembra esser rallentato, a non sopportare la lenta attesa della libertà. Aspettiamo pur non volendolo fare, pur non sapendolo fare. Aspettiamo e preghiamo che tutto ci sia dato il più in fretta possibile, senza neanche apprezzare davvero ciò che molto spesso l’attesa riesce a dare.