giovedì 4 febbraio 2021

#Arte: L'Angelo Caduto e il Paradiso Perduto

Colui ch’adesso è Re, così dispone e assesta il retto e ’l giusto al suo piacer sovrano. Sì, miglior sempre il più lontano albergo sarà da quegli, cui ragione agli altri agguaglia, e forza sopra gli altri innalza.

Addio, felici campi; addio, soggiorno d’eterna gioia. Salve, o Mondo inferno. Salvete, Orrori; e tu, profondo Abisso, il tuo novello possessore accogli.

Questo è un passo de “Il Paradiso Perduto” di John Milton, il poema epico che narra la cacciata di Lucifero dal Paradiso e la relativa guerra per spodestare Dio. Quale miglior citazione per parlare dell’opera d’arte di Alexander Cabanel “Fallen Angel”?


Alexander Cabanel nacque a Montpellier nel 1823 e divenne famoso per i suoi ritratti di stampo classico e religiosi, tanto da divenire il pittore preferito di Napoleone III. Il suo quadro più famoso fu "La Nascita di Venere" del 1863, ma venne ricordato anche perché, dato che faceva parte della giuria dell'Accademia delle belle arti parigina, non permise a Manet e ad altri pittori impressionisti di esibire le loro opere al Salone di Parigi nello stesso anno, che portò quindi i respinti a creare il Salone dei Rifiutati.

Fallen Angel, (L'Angelo Caduto) datato 1868, si scosta molto dall’arte pittorica dell’Ottocento, in cui si tendeva all’Impressionismo e al Realismo, mentre Cabanel si rifaceva molto allo stile del Neoclassicismo. Ecco perché questo quadro è poco conosciuto. Un capolavoro, certo, ma nato nell’epoca sbagliata. 

Quest'olio su tela è custodito nel Museè Fabre di Montpellieri. L’opera rappresenta lo splendido e maestoso corpo di Lucifero, raffigurato come un ragazzo di una bellezza ultraterrena, in una posa che sta ad indicare la sua recente caduta dal Paradiso, con gli altri angeli sullo sfondo che osservano con dolore e sconforto la cacciata del prediletto di Dio, quello che faceva vanto del suo essere pieno d’amore, ma che peccò di presunzione. 

Con le ali leggermente incurvate in avanti, Lucifero sembra volersi proteggere le spalle, perché su tutto, non si aspettava un colpo così meschino dal Padre tanto amato, mentre il corpo, in tensione, sembra difendersi da ulteriori attacchi frontali, come se non potesse fidarsi più di nessuno. 


Il viso è incurvato in avanti, le mani sono giunte, come a mostrare la muscolatura delle braccia, come se non volesse mostrare più la sua fragilità, in una posa scultorea che potremmo quasi attribuire a Michelangelo. Ciò che, di tutta l’opera, rimane impresso è lo sguardo: l’occhio azzurro, il tratto più delicato della pennellata, sembra mostrare un sentimento di vendetta. Bandito dal Paradiso e scaraventato nel Tartaro, Lucifero, con quella lacrima, sembra perdere l’unica traccia d’amore che lo contraddistingueva, sostituendo il tutto con odio, rancore e disprezzo. Una lacrima che lo rende umano e al contempo divino, mentre la delusione abbandona il suo corpo. In quello sguardo c’è tutta la promessa della sua vendetta. Ormai caduto, è pronto a combattere.

Ma perchè i nostri sventurati e fidi compagni e amici, istupiditi, avvolti, lasciam colà sul fero lago, e a parte non gl’invitiam con noi di nostra sorte? Sì, consultiam, veggiam ciò che, raccolte nostr’armi, in cielo racquistar si possa, o se a perder quaggiuso altro ci resta.

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