Quando una persona vi paragona a Casanova, subito vi sentite lusingati, perché questo cognome è ormai diventato sinonimo di conquistatore, seduttore, libertino. E proprio come il termine “Don Giovanni”, ha ormai perso del suo reale valore. Ma vi siete mai chiesti chi era in realtà Giacomo Casanova? Oltre a tutte le sue conquiste femminili, ovviamente.
Giacomo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile 1725. Riassumere la sua vita diventa un compito complicato, in quanto è stato: avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, scienziato, filosofo e agente segreto della Serenissima. (Ringraziamo Wikipedia per l’elenco perché a noi sarebbe sicuramente sfuggito qualcosa). Insomma, bisogna ammettere che attribuire il cognome Casanova al solo significato sessuale, è un po’ sminuirlo.
Giacomo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile 1725. Riassumere la sua vita diventa un compito complicato, in quanto è stato: avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, scienziato, filosofo e agente segreto della Serenissima. (Ringraziamo Wikipedia per l’elenco perché a noi sarebbe sicuramente sfuggito qualcosa). Insomma, bisogna ammettere che attribuire il cognome Casanova al solo significato sessuale, è un po’ sminuirlo.
Proprio come D’Annunzio, Casanova non ha mai nascosto le avventure della sua vita, tanto da raccoglierle nella sua opera più celebre: “Historie de ma vie” (1789-1798), scritte in francese perché all’epoca era la lingua più parlata dalle persone che contavano in Europa. Giacomo, infatti, nonostante i tempi stessero cambiando e molto in fretta, non era attratto dai moti rivoluzionari e al contrario cercava instancabilmente il modo di frequentare l’élite e l’aristocrazia. L’ancien régime per lui non era così vecchio, anzi, era il riparo e il porto sicuro a cui approdare. Ecco perché è stato amico intimo di Madame de Pompadour, Caterina II di Russia, Federico II di Prussia, Benjamin Franklin, Papa Benedetto XIV. Ma anche di Jean-Jacques Rousseau, Voltaire, Mozart…
La passione per la bella vita nasce forse dalla morte della nonna, la quale lo aveva cresciuto e che era il suo punto di riferimento. Da lì la sua vita è un peregrinare da un posto all’altro, fino a quando nel 1746 incontra Matteo Bragadin, politico veneziano che lo finanziò per tutta la sua vita. Successivamente incontrò altri due mecenati che lo finanziarono senza remore: Marco Barbaro e Marco Dandolo. Queste amicizie, più la sua adesione alla Massoneria, lo tennero sotto il controllo degli Inquisitori di Stato, ecco perché Casanova dovette spesso cambiare città. Fu condannato più volte al carcere, ma ottenne sempre la pena minima, proprio grazie alle sue amicizie molto influenti.
“La realtà dipende dall’immaginazione”
Vi abbiamo parlato più volte del potere che ha la mente di osservare e vedere la realtà. In molti dei nostri articoli cerchiamo di farvi capire che un punto di osservazione non è il solo, e che su questo pianeta ci sono sette miliardi di punti di vista. non troverete mai una persona con la storia uguale alla vostra, quindi cosa può farci credere che l’esperienza di qualcuno valga automaticamente anche per noi?
Anche se non si direbbe secondo ciò che pensiamo di lui, per Casanova la morale è molto importante, tanto da considerarla la filosofia per eccellenza. Così scrive a un suo amico: “La morale è la scienza di rendersi felici, perché un uomo che non sa rendersi felice, costi quel che costi, non è né saggio, né filosofo.”
Ma come si comporta con la propria morale, Casanova?
Di certo non si sta parlando di fare qualcosa di giusto o sbagliato per la socialità, ma solo per se stessi. Nella sua autobiografia, infatti, scrive: “Il filosofo è colui che non rifiuta alcun piacere e che sa fabbricarsene”. Se, quindi la morale è la scienza di essere felici ed è ciò che rende un uomo saggio e filosofo, essa non deve accostarsi a ciò che dice la società, ma semplicemente a ciò che c’è dentro di noi.
Le leggi morali, a cui dobbiamo rispondere, quindi, sono quelle che vivono all’interno del nostro essere. Ciò che dice la società, secondo Casanova, è pregiudizio. “Cos’è un pregiudizio? Voi mi ponete la domanda, la più grande che conosca la filosofia morale. Ma io vi dirò in breve che si chiama pregiudizio tutto ciò di cui non si trova la ragione in natura.”
Nell’epoca di Casanova la società non poteva accettare il libertinaggio, ad esempio. Quindi lo vedeva come antimorale semplicemente perché nutriva in quel comportamento un pregiudizio. Per Casanova, che conosceva il piacere del sesso, la sua vita non era sregolata, bensì felice.
Una vita indirizzata ai pregiudizi (la morale della società) non può che concludersi tra i più atroci dei dolori. Una vita passata a seguire la propria legge morale, invece, conduce gli uomini alla felicità.
Casanova muore a Duchov il 4 giugno 1798. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per ora vogliamo farvi riflettere su un aspetto: quanto abbiamo capito della sua logica?
Quante volte lasciamo da parte il coraggio di seguire il nostro cammino per accordarci con quello della collettività? Non è forse anche questo uno dei motivi per cui viviamo in una società malata?
Perché ancora adesso si grida quasi allo scandalo se una donna non vuole avere figli, o se non vuole “sistemarsi”? Perché sembra che la vita debba essere un’eterna corsa verso una data meta? Sia essa chiamata famiglia, lavoro, benessere.
Secondo noi, amiamo continuare a utilizzare il termine Casanova entro certi limiti e non vogliamo saperne di più, per non affrontare certi temi che ci porterebbero ad analizzarci troppo. E si sa, l'esame morale non è per tutti.
Anche se non si direbbe secondo ciò che pensiamo di lui, per Casanova la morale è molto importante, tanto da considerarla la filosofia per eccellenza. Così scrive a un suo amico: “La morale è la scienza di rendersi felici, perché un uomo che non sa rendersi felice, costi quel che costi, non è né saggio, né filosofo.”
Ma come si comporta con la propria morale, Casanova?
Di certo non si sta parlando di fare qualcosa di giusto o sbagliato per la socialità, ma solo per se stessi. Nella sua autobiografia, infatti, scrive: “Il filosofo è colui che non rifiuta alcun piacere e che sa fabbricarsene”. Se, quindi la morale è la scienza di essere felici ed è ciò che rende un uomo saggio e filosofo, essa non deve accostarsi a ciò che dice la società, ma semplicemente a ciò che c’è dentro di noi.
Le leggi morali, a cui dobbiamo rispondere, quindi, sono quelle che vivono all’interno del nostro essere. Ciò che dice la società, secondo Casanova, è pregiudizio. “Cos’è un pregiudizio? Voi mi ponete la domanda, la più grande che conosca la filosofia morale. Ma io vi dirò in breve che si chiama pregiudizio tutto ciò di cui non si trova la ragione in natura.”
Nell’epoca di Casanova la società non poteva accettare il libertinaggio, ad esempio. Quindi lo vedeva come antimorale semplicemente perché nutriva in quel comportamento un pregiudizio. Per Casanova, che conosceva il piacere del sesso, la sua vita non era sregolata, bensì felice.
Una vita indirizzata ai pregiudizi (la morale della società) non può che concludersi tra i più atroci dei dolori. Una vita passata a seguire la propria legge morale, invece, conduce gli uomini alla felicità.
Casanova muore a Duchov il 4 giugno 1798. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per ora vogliamo farvi riflettere su un aspetto: quanto abbiamo capito della sua logica?
Quante volte lasciamo da parte il coraggio di seguire il nostro cammino per accordarci con quello della collettività? Non è forse anche questo uno dei motivi per cui viviamo in una società malata?
Perché ancora adesso si grida quasi allo scandalo se una donna non vuole avere figli, o se non vuole “sistemarsi”? Perché sembra che la vita debba essere un’eterna corsa verso una data meta? Sia essa chiamata famiglia, lavoro, benessere.
Secondo noi, amiamo continuare a utilizzare il termine Casanova entro certi limiti e non vogliamo saperne di più, per non affrontare certi temi che ci porterebbero ad analizzarci troppo. E si sa, l'esame morale non è per tutti.
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