lunedì 3 marzo 2025

#Libri: La fine del viaggio

R.C. Sherriff
, autore e sceneggiatore inglese, ha esordito nel 1928 con l’opera teatrale La fine del viaggio, che arriva per Fazi Editore – collana Le Strade nella traduzione di Silvia Castoldi dal 21 febbraio 2025, online e nelle librerie.

Non è la prima volta che mi capita di leggere un’opera teatrale – la prima è stata il grande classico Romeo e Giulietta di Shakespeare, per finire lo scorso anno con il forse meno conosciuto Casa di bambola di Ibsen – ma mai al di fuori della cerchia delle “classiche” opere, quelle più conosciute, e soprattutto con un argomento così particolare.

Sherriff ha scelto di raccontare il proprio vissuto
, e l’ho trovata una decisione di grande coraggio.

La guerra è qualcosa che cambia tutti e profondamente, e scegliere di mostrare a tutti uno scorcio della prima linea significa denudarsi davanti al mondo, spogliarsi di qualsiasi maschera e mettere in scena i propri sentimenti, nudi e crudi.

Le trincee inglesi in Francia nel 1918 sono lo scenario perfetto per portare a galla il lato oscuro della guerra, quello che non viene mai raccontato.
Ci sono giovani a malapena maggiorenni costretti ad andare al fronte, uomini che abbandonano la famiglia e combattono con le foto dei loro cari nella divisa militare. Quelli che in patria vengono definiti eroi non sono altro che uomini strappati alle loro vite e lasciati su un campo per combattere una guerra che non appartiene a nessuno di loro, senza la certezza di potervi poi tornare. Uomini spaventati, che farebbero carte false per potersi allontanare dalle bombe e dai fucili e tornare a un’esistenza pacifica, dove i problemi erano infinitamente più semplici da risolvere.

Quello che si potrebbe definire il protagonista del romanzo, Stanhope, rappresenta tutto ciò che la guerra fa agli uomini. Li deforma nel fisico e nell’anima, li rende qualcosa che non sono – li disumanizza, se così si può dire, e li rende il vuoto involucro di ciò che prima era un essere umano.
Trincee della Prima Guerra Mondiale
Non riesce a lasciare andare la bottiglia, che gli permette di perdere la lucidità e affrontare la morte a testa alta, e il suo tempo nella trincea trascorre così, dando ordini ai subordinati e sedando la paura con l’alcol.
Simbolico anche l’arrivo di Raleigh, che Stanhope conosce perché fratello minore della donna che ama. Raleigh l’ha preso a esempio già prima della guerra, e ora Stanhope è terrorizzato che ciò che lui è diventato al fronte – lo spettro di se stesso, capace di andare avanti solo con sensi storditi – venga a scoprirsi da chi non ha idea di cosa significhi la guerra.
Simbolica una delle scene poco prima della fine dell’opera, dove la trincea si ritrova a festeggiare un’incredibile vittoria sui tedeschi che è costata la vita di sei uomini.

Il dolce sapore della vittoria, guastato da ciò che la guerra si è lasciata alle spalle: cadaveri, famiglie distrutte, morti senza senso.
Oggi come allora.

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