L’arte può essere vista in tantissimi modi: contemplativa, diretta, appassionante… oggi vorrei parlare di quella che si può definire misteriosa.
Quando vedo un’opera per la prima volta – anche se virtualmente visto che “Il Giardino delle Delizie” si trova a Madrid, al Museo del Prado – mi domando sempre: per chi è stato dipinto? Perché molto spesso il committente è la chiave di lettura del messaggio che l’artista ha voluto far passare.
Ecco, in questo caso è il primo mistero da risolvere: non si conosce il nome di chi ha commissionato l’opera, guardando al trittico possiamo escludere solamente che non si tratta di religiosi, ma questo lo vedremo più avanti.
Gli esperti pensano sia stato realizzato per Enrico III di Nassau-Breda (1483-1538), ciambellano e stretto confidente di Carlo V d’Asburgo perché alla morte l’opera passa alle mani del nipote Guglielmo I d’Orange (1533-1584), dato suo figlio Renato muore in battaglia nel 1544.
Lo acquista poi il re di Spagna Filippo II (1527-1598) che nel 1593 lo dona al monastero dell’Escorial, dove rimarrà fino al 1939, quando poi trova la sua sede attuale.
Il trittico ha le parti laterali più piccole rispetto a quella centrale, che si possono così chiudere facilmente.
Partendo da sinistra possiamo associare il giardino a prevalenza di verde, con solo tre figure dalle sembianze umane e tanti altri animali al Paradiso Terrestre. Dio, disegnato al centro e come un giovane, presenta Eva ad Adamo mentre gli animali (sia reali che non) sullo sfondo sembrano continuare con la loro vita di sempre. Al centro vi è un lago, con la fontana della vita. È un ambiente armonioso, pacifico. Possiamo quasi sentire il canto degli uccelli, l’acqua che scorre, il vento che soffia delicato…
Nulla a che vedere con quanto ci è mostrato nella parte centrale.
Seppur mantenendo lo stesso paesaggio, il centro è pieno di esseri umani, animali, di forma naturale o fantastica che si attorcigliano, alcuni lottano, altri è come se giocassero o facessero l’amore. Possiamo avvertire urla, se di disperazione o gioia è difficile a dirsi. Quello che è sicuro è l’ambiente che è diventato molto più disordinato, disorganizzato potremmo dire.
Ogni umano è raffigurato nudo a eccezione di Adamo ed Eva, gli unici a essere vestiti.
I due gufi sul lato simboleggiano la malvagità e la corruzione. Con la presenza di alcune opere architettoniche non dell’epoca viene da sé che potrebbe trattarsi di uno scenario futuro, come una sorta di ammonimento per la società che sarà se continua con la corruzione.
È vero che Adamo ed Eva hanno mangiato del frutto dell’albero, ma è anche vero che hanno preso consapevolezza del loro peccato. Ecco perché sono vestiti, mentre gli altri che forse scambiano certi atteggiamenti per naturali, sembrano non essere coscienti del male che stanno mettendo sul mondo, che altro non è che il Giardino dell’Eden.
Nell’anta di destra troviamo un ambiente cupo, senza luce, con figure martoriate e arrese alle torture. Facile pensare che ci troviamo all’Inferno dove vengono punite le anime degli esseri viventi che poco prima vivevano in un’illusoria spensieratezza. Gli strumenti musicali ci sono, ma senza venire usati da nessuno e – mia personale interpretazione – lo vedo come un messaggio nel ricordarci che non è lo strumento a essere cattivo, bensì come noi lo utilizziamo. Nel tempo in cui è stato creato, infatti, la musica profana era considerata peccaminosa.
Possiamo ascoltare il rumore delle pene capitali, in un gravoso incidere di pianti e lamenti.
Come accennato prima il trittico si può anche chiudere e così facendo si può ammirare l’immagine della Creazione del mondo come descritta dalla Genesi.
Quello che affascina dell’opera nella sua totalità sono proprio i numerosi simbolismi presi da diverse tradizioni popolari che, unite alla religione, alla mitologia e alla fantasia stessa di Bosch danno un insieme unico ed estremamente difficile da comprendere pienamente.
Sicuramente c’è una morale dietro tutto ciò, che va ben oltre il: “bisogna comportarsi bene per evitare un giorno l’Inferno”.
Certo, i comportamenti ludici nell’anta centrale richiamano gli atti sessuali ed è facile fare uno più o uno, ma cerchiamo di andare oltre. Di certo non è l’ostentazione di quello che potrebbe essere l’edonismo o non ci sarebbe l’anta di destra.
Io credo che Bosh abbia voluto dirci che nel tutto della Creazione vi è sia bene che male e che sta a noi scegliere cosa voler donare al mondo. Il Giardino che fa da sfondo sia alla parte sinistra che alla centrale può voler significare che noi esseri umani da quel giardino non siamo mai andati via sul serio, abbiamo solo perso la consapevolezza di esserci.
Ecco quindi che continuando a perseverare nel male la nostra anima si chiude nel luogo più buio, l’Inferno, e questo porta solo dolore e sofferenza.
Paradiso, Terra e Inferno diventano così solo luoghi dove risiede la nostra anima. Vi sarà capitato di vedere persone luminose, sorridente, quasi leggere anche nel bel mezzo della loro tempesta personale. E di vederne altre lugubri, adirate, chiuse, quasi imbruttite nonostante la tranquillità apparente della loro vita. Ecco, forse a noi tutti manca il focus sulla parte centrale. Cosa stiamo davvero creando?
Un grande esempio è “Il Giardino delle Delizie”, del pittore fiammingo Hieronymus Bosch (1453-1516).
L’opera è un trittico – opera pittorica divisa in tre parti – di 220x239 cm dalla storia e dal significato ancora oggi quasi del tutto celati.
Anche se la sua datazione lo pone tra il 1480 e il 1490, questo capolavoro è tale anche perché anticipa di circa cinque secoli il movimento artistico del Surrealismo, sviluppatosi in Francia, negli anni venti del Novecento.
C’è tanto da dire, perciò direi di iniziare subito.
L’opera è un trittico – opera pittorica divisa in tre parti – di 220x239 cm dalla storia e dal significato ancora oggi quasi del tutto celati.
Anche se la sua datazione lo pone tra il 1480 e il 1490, questo capolavoro è tale anche perché anticipa di circa cinque secoli il movimento artistico del Surrealismo, sviluppatosi in Francia, negli anni venti del Novecento.
C’è tanto da dire, perciò direi di iniziare subito.
Quando vedo un’opera per la prima volta – anche se virtualmente visto che “Il Giardino delle Delizie” si trova a Madrid, al Museo del Prado – mi domando sempre: per chi è stato dipinto? Perché molto spesso il committente è la chiave di lettura del messaggio che l’artista ha voluto far passare.
Ecco, in questo caso è il primo mistero da risolvere: non si conosce il nome di chi ha commissionato l’opera, guardando al trittico possiamo escludere solamente che non si tratta di religiosi, ma questo lo vedremo più avanti.
Gli esperti pensano sia stato realizzato per Enrico III di Nassau-Breda (1483-1538), ciambellano e stretto confidente di Carlo V d’Asburgo perché alla morte l’opera passa alle mani del nipote Guglielmo I d’Orange (1533-1584), dato suo figlio Renato muore in battaglia nel 1544.
Lo acquista poi il re di Spagna Filippo II (1527-1598) che nel 1593 lo dona al monastero dell’Escorial, dove rimarrà fino al 1939, quando poi trova la sua sede attuale.
Il trittico ha le parti laterali più piccole rispetto a quella centrale, che si possono così chiudere facilmente.
Partendo da sinistra possiamo associare il giardino a prevalenza di verde, con solo tre figure dalle sembianze umane e tanti altri animali al Paradiso Terrestre. Dio, disegnato al centro e come un giovane, presenta Eva ad Adamo mentre gli animali (sia reali che non) sullo sfondo sembrano continuare con la loro vita di sempre. Al centro vi è un lago, con la fontana della vita. È un ambiente armonioso, pacifico. Possiamo quasi sentire il canto degli uccelli, l’acqua che scorre, il vento che soffia delicato…
Nulla a che vedere con quanto ci è mostrato nella parte centrale.
Seppur mantenendo lo stesso paesaggio, il centro è pieno di esseri umani, animali, di forma naturale o fantastica che si attorcigliano, alcuni lottano, altri è come se giocassero o facessero l’amore. Possiamo avvertire urla, se di disperazione o gioia è difficile a dirsi. Quello che è sicuro è l’ambiente che è diventato molto più disordinato, disorganizzato potremmo dire.
Ogni umano è raffigurato nudo a eccezione di Adamo ed Eva, gli unici a essere vestiti.
I due gufi sul lato simboleggiano la malvagità e la corruzione. Con la presenza di alcune opere architettoniche non dell’epoca viene da sé che potrebbe trattarsi di uno scenario futuro, come una sorta di ammonimento per la società che sarà se continua con la corruzione.
È vero che Adamo ed Eva hanno mangiato del frutto dell’albero, ma è anche vero che hanno preso consapevolezza del loro peccato. Ecco perché sono vestiti, mentre gli altri che forse scambiano certi atteggiamenti per naturali, sembrano non essere coscienti del male che stanno mettendo sul mondo, che altro non è che il Giardino dell’Eden.
Nell’anta di destra troviamo un ambiente cupo, senza luce, con figure martoriate e arrese alle torture. Facile pensare che ci troviamo all’Inferno dove vengono punite le anime degli esseri viventi che poco prima vivevano in un’illusoria spensieratezza. Gli strumenti musicali ci sono, ma senza venire usati da nessuno e – mia personale interpretazione – lo vedo come un messaggio nel ricordarci che non è lo strumento a essere cattivo, bensì come noi lo utilizziamo. Nel tempo in cui è stato creato, infatti, la musica profana era considerata peccaminosa.
Possiamo ascoltare il rumore delle pene capitali, in un gravoso incidere di pianti e lamenti.
Come accennato prima il trittico si può anche chiudere e così facendo si può ammirare l’immagine della Creazione del mondo come descritta dalla Genesi.
Quello che affascina dell’opera nella sua totalità sono proprio i numerosi simbolismi presi da diverse tradizioni popolari che, unite alla religione, alla mitologia e alla fantasia stessa di Bosch danno un insieme unico ed estremamente difficile da comprendere pienamente.
Sicuramente c’è una morale dietro tutto ciò, che va ben oltre il: “bisogna comportarsi bene per evitare un giorno l’Inferno”.
Certo, i comportamenti ludici nell’anta centrale richiamano gli atti sessuali ed è facile fare uno più o uno, ma cerchiamo di andare oltre. Di certo non è l’ostentazione di quello che potrebbe essere l’edonismo o non ci sarebbe l’anta di destra.
Io credo che Bosh abbia voluto dirci che nel tutto della Creazione vi è sia bene che male e che sta a noi scegliere cosa voler donare al mondo. Il Giardino che fa da sfondo sia alla parte sinistra che alla centrale può voler significare che noi esseri umani da quel giardino non siamo mai andati via sul serio, abbiamo solo perso la consapevolezza di esserci.
Ecco quindi che continuando a perseverare nel male la nostra anima si chiude nel luogo più buio, l’Inferno, e questo porta solo dolore e sofferenza.
Paradiso, Terra e Inferno diventano così solo luoghi dove risiede la nostra anima. Vi sarà capitato di vedere persone luminose, sorridente, quasi leggere anche nel bel mezzo della loro tempesta personale. E di vederne altre lugubri, adirate, chiuse, quasi imbruttite nonostante la tranquillità apparente della loro vita. Ecco, forse a noi tutti manca il focus sulla parte centrale. Cosa stiamo davvero creando?
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