Quando la pittura manca e il grigio abbonda, c’è qualcosa che continua a dare colore. Ma tra le strade e le case, di ogni forma e cromatura, c’è sempre una costante che incoraggia con il tutto, come se fosse un quadro da esplorare con lo sguardo.
Piccole macchie sui marciapiedi, minuscoli germogli che dal fondo dell’asfalto si fanno strada per reclamare il loro spazio.
Hanno qualcosa di inesprimibile, un concetto visuale che si imprime in un’emozione simbolica.
Di qualsiasi tipologia, i fiori si innervano nel tessuto urbano costellando una bellezza creata dall’alternarsi dell’ordine fra natura ed elementi antropici.
Ma anche i frutti possono avere un elemento onirico che crea le medesime sensazioni... Sui frutti, voglio proprio costruire il mio esempio.
“Il tempo attraverso linee curve
risplende adesso sul mio viso,
quel profumo di gelsi nell’urbe
ora disegna il mio sorriso”.
- Gianluca Boncaldo, “Gelsi nell’urbe”
Sono passate un paio di settimane da quando mi sono ritrovato quasi per caso a vagare in una via di Roma e d’un tratto sono stato colto da qualcosa di strano. Sarà stata forse la matrice della rimembranza, ma un profumo particolare aveva attirato la mia attenzione. L’estate si presentava timidamente e il mondo stava mutando insieme alle stagioni.
È bastato un elemento, un singolo dettaglio, a farmelo capire. A farmelo comprendere. Era una giornata meravigliosa e accanto a un’imponente chiesa dall’aspetto alquanto antico correva il marciapiede che mi indicava la via per raggiungere la mia destinazione. Continuavo a camminare, guardavo con particolare attenzione il muro attempato della chiesa che si dilungava lungo la via.
È stato un attimo e la mia attenzione si è spostata su altro.
Un profumo mi aveva inebriato, era dolce e agre allo stesso tempo. Erano… gelsi. Mi ero guardato un attimo intorno confuso ed effettivamente non mi ero accorto che mi trovavo sotto l’ombra e le foglie di un albero di gelsi. Curioso, non pensavo ne esistessero qui, o almeno non così in bella vista. Pensavo che a Roma fossero al massimo una sorta di vezzo che si poteva permettere un cortile privato. Invece eccolo qui, nella strada pubblica. In quel momento la mia mente aveva associato immagini e sensazioni di un tempo perduto, un istante in cui è valso tutto. Allora avevo capito che avevo fatto bene a uscire e percorrere quella strada. Insolito e sfuggente come una conchiglia sull’asfalto, concreto come un emozione che ti cambia la giornata. Sembrano un nulla, ma di questi piccoli momenti si vive.
Forse, costituiscono addirittura un monito, ci rassicurano di stare intraprendendo la giusta direzione per le nostre vite.
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