Internet è un posto magico, negli ultimi decenni abbiamo visto fiorire le più svariate manifestazioni culturali. Grazie al web siamo venuti a conoscenza di stili musicali che le radio non avrebbero mai avuto il coraggio di trasmettere. Oggi parleremo di uno di questi generi musicali che si sono diffusi in rete.
Ci riferiamo all’hyperpop, stile poliedrico e a tratti grottesco che da diversi anni ha iniziato a raccogliere la sua nicchia di estimatori. Ma come si caratterizza questo genere? È una rivisitazione della musica mainstream, specialmente della musica pop e dance. Ma non si tratta di una semplice variazione sul tema, perché l’hyperpop enfatizza e distorce i canoni estetici della musica leggera.
L’intonazione naturale delle voci viene spesso artificialmente snaturata attraverso l’utilizzo di software, portandola su tonalità più acute. I testi sono senza senso apparente o naïf, talvolta tanto da sembrare sempliciotti. Le musiche possono essere volutamente stucchevoli, assurde e talvolta eccessive. È anche presente la sperimentazione dei suoni e del loro accostamento. Gli strumenti utilizzati sono nella quasi totalità digitali, e anche qualora ci fossero anche elementi analogici, questi vengono mescolati e dissolti nell’insieme.
L’hyperpop è dunque musica elettronica e sperimentale a tutti gli effetti, che imita la musica pop portandola su un altro piano.
Le domande a questo punto sorgono lecite: è una parodia? Una degenerazione del gusto? È avanguardia?
Potremmo dire che è tutte queste cose ma allo stesso tempo nessuna di essa, ma analizziamo meglio le singole questioni.
L’hyperpop è parodia?
L’intento umoristico e di scherno verso la musica commerciale può sembrare presente, ma non crediamo che il tutto si esaurisca qui, da solo non spiegherebbe l’affermazione del genere e la sua riproposizione ed evoluzione.
L’hyperpop è degenerazione del gusto?
Anche questa questione risulta più complessa di quanto sembri. Chi ha il potere di definire canoni estetici giusti o sbagliati? Semmai l’hyperpop con la sua eccessività si pone come critica ai modelli musicali dominanti e tenta di riflettere la degenerazione dei gusti delle masse, anche attraverso la parodia e l’esasperazione.
L’hyperpop è avanguardia?
Si propone certamente un nuovo modo di immaginare la musica, anche se non si capisce quanto questo stile voglia e debba essere preso sul serio. Tuttavia, uno spunto di riflessione consiste nel constatare l’esperienza sul campo di questi artisti e produttori, e da essa traspare la loro volontà di sperimentare sul concetto di “musica”.
Tuttavia, vi sono anche manifestazioni più soft di tale stile musicale, tanto da avvicinarsi alla musica pop da cui prende spunto. Per le orecchie più delicate consigliamo “Superstar” di A. G. Cook.
Abbiamo visto che nell’hyperpop, tra l’ironia e la serietà, il concetto di musica viene trasformato. L’hyperpop compie l’atto di afferrare ciò che è già presente nel mondo (la musica commerciale) per aprire nuove possibilità d’esistenza.
Questo micro-genere irriverente, teso verso il futuro e ispirato dalla musica contemporanea, rispecchia in sé alcune considerazioni sull’arte avanzate da Theodor Adorno: “La definizione di cosa l’arte sia è sempre prefigurata da ciò che una volta l’arte era, ma si legittima solo in base a ciò che l’arte è divenuta, aperta verso ciò che essa vuole (e forse può) diventare”.
Dunque, l’hyperpop evidenzia le tensioni nella musica (e dell’arte) in generale, la ricerca di nuove frontiere attraverso l’esplorazione del conosciuto.
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