Monaco-Monte Carlo, Alphonse Mucha, 1897. |
E allora la domanda sorge spontanea: ma perché proprio lui?
Alfons Maria Mucha, francesizzato con Alphonse Mucha, nasce il 24 Luglio 1860 a Ivančice, nella Repubblica Ceca, in Moravia Meridionale.
Figlio di un usciere del tribunale e di una donna di umili origini, cattolica praticante, Mucha ebbe una formazione religiosa, e passò diversi anni alla chiesa dell'Assunzione di Maria Vergine di Ivančice, dove era accolito e corista.
Il suo talento nel canto lo portò a cantare all'età di undici anni nel coro della cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Brno, città in cui trasse l'amore per la civiltà morava e per le sue tradizioni.
Gismonda, Alphonse Mucha, 1894. |
Rimase a Vienna per due anni, finché un incendio che divampò nel Ringtheater l'8 dicembre 1881, devastò totalmente la struttura e portò la compagnia Kautsky-Brioschi-Burghardt a fronteggiare una profonda crisi che portò l'artista ad essere licenziato.
Completamente disilluso e facendo affidamento solo sulla sorte, Mucha spese tutti i suoi risparmi per andare il più lontano possibile e arrivò a Mikulov dove catturò l'attenzione del conte Karl Khuen-Belasi - che divenne successivamente mecenate dell'artista -, che gli commissionò la decorazione dei suoi castelli a Emmahof e a Gandegg.
Appoggiato e aiutato economicamente dal conte, Mucha si trasferì nella cosmopolita Parigi e fece amicizia con Paul Gauguin, Camille Claudel e Louis-Joseph-Raphaël Collin, il suo insegnante all'Académie Colarossi; nacque proprio in questo periodo il suo grande amore per l'arte giapponese.
Nel 1889 gli aiuti economici cessarono, e l'artista ormai ventottenne lavorò come illustratore per varie riviste, e solo dopo qualche tempo ricevette il primo vero e importantissimo riconoscimento della sua arte, grazie ad una commissione di Charles Seignobos; per lui raffigurò "Scènes et épisodes de l'histoire d'Allemagne" (Scene ed episodi della storia della Germania).
A dare una svolta radicale alla vita dell'artista fu una delle donne che amava tanto raffigurare; i suo nome era Sarah Bernhardt, attrice francese che comparse nel poster pubblicitario del 1894 del dramma "Gismonda" di Victorien Sardou e che rimase così colpita dalle sue opere che stipulò con Mucha un contratto di sei anni (dal 1895 al 1900), durante i quali disegnò manifesti, scenografie teatrali, costumi, gioielli e lavorò come consulente artistico.
Gismonda fu quindi seguita da altri sei manifesti: La Dame aux Camélias (1896), Lorenzaccio (1896), La Samaritaine (1897), Médée (1898), Hamlet (1899) e Tosca (1899).
Il prestigio acquisito a seguito dell'amicizia con la Bernhardt lo portò ad avere una fama tale che tra alcuni dei manifesti più famosi realizzati dall'artista troviamo JOB (1896) e Ruinart (1896), Nestlé (1897) e Moët & Chandon (1899).
"Mucha tratta la preghiera in un modo che va oltre i concetti ai quali ci siamo abituati nell'iconografia cristiana. Dio non è più un vegliardo con la barba bianca, così com'è rappresentato dai nostri antenati: al contrario, è un essere grande e potente la cui ombra immensa permea ogni cosa."
In concomitanza al progetto del Pater, ad Alfons Mucha venne commissionata la decorazione del padiglione della Bosnia ed Erzegovina all'Esposizione Universale di Parigi del 1900, e gli affreschi da lui realizzati gli furono ripagati con una medaglia d'argento.
Dopo questa (nemmeno troppo) breve introduzione alla vita di Alfons Maria Mucha, passiamo alla risposta alla domanda "perché proprio le protagoniste dei suoi poster sono il volto di 4Muses?" e parliamo del ruolo fondamentale che la donna ha nelle sue opere.
Le arti sono da sempre lo specchio della società, e se prima del 1800 la donna ricopriva un ruolo strettamente passivo e doveva dare un'immagine pressoché accondiscendente, delicata, pura, modesta.
La distanza tra il "mondo maschile" e il "mondo femminile" era abissale, e nell'accorciare questa distanza, Mucha ebbe un ruolo fondamentale.
La donna che viene rappresentata dall'artista incarna in tutto e per tutto la femme nouvelle, la donna nuova; una donna progressista, sempre meno passiva, disobbediente, audace.
Audace è anche solo la sua presenza nei manifesti pubblicitari, uno spazio prima di allora dedicato solo ed esclusivamente agli uomini, audace è il ruolo che prende, le azioni che svolge.
JOB, Alphonse Mucha, 1896. |
Eppure lui l'ha fatto, ha inserito la donna in dei contesti considerati prevalentemente maschili, le ha
raffigurate attive nella sfera sociale, le ha rese padrone delle loro scelte.
La donna raffigurata in "JOB" non sta solo fumando, però: la donna sta esplicitamente e spudoratamente mostrando il piacere che il fumare le provoca, e le donne non dovevano mai mostrare di provar piacere per qualcosa.
Ve lo dobbiamo ricordare noi che, anche durante il sesso, era d'obbligo che una donna rimanesse impassibile?
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