A causa della pandemia siamo rimasti troppo a lungo confinati nelle nostre regioni, ed è forse giunto il momento di pensare a nuovi luoghi da visitare. In attesa di poterlo fare dal vivo, noi di 4Muses vogliamo farvi conoscere virtualmente una delle città più belle dell’Italia settentrionale: Modena.
Modena aderisce alla Lega lombarda e ottiene l’autonomia comunale nel 1135, liberandosi dal potere vescovile. Un secolo dopo, però, nella battaglia di Fossalta (1249), viene sconfitta dalla guelfa Bologna. La città torna così al vescovo Alberto Boschetti, per poi consegnarsi agli Estensi nel 1288.
“Il significato fondamentale che si è dato al Duomo di Modena è quello di essere un libro di pietra, da sfogliare: c’è dentro la storia di tutta una comunità, di persone che vogliono arrivare a far ricordare il loro valore, la loro storia.” –Dario Fo
Il Duomo di Modena è sicuramente un capolavoro del romanico. È grazie a una lapide murata nell’abside maggiore se sappiamo la data di fondazione e il nome dell'architetto: 23 maggio 1099, Lanfranco. Anche se il nome dell’architetto riportato sulla lapide è uno solo, gli studiosi ritengono che ci sia anche la mano di Wiligelmo, soprattutto sulla facciata. Il luminoso marmo candido ha origine antichissime: esso è stato prelevato da una necropoli romana scoperta poco lontano dal cantiere.
Grazie al gran numero di allegorie e simboli, il Duomo viene definito “la Bibbia di Pietra”. È proprio la narrazione del Testo Sacro che ipnotizza tutti i visitatori che vi entrano. Sulla facciata di Wiligelmo troviamo le Storie della Genesi: quattro bassorilievi che raccontano la creazione dell’uomo e il peccato originale.
Altri bassorilievi sono più difficili da comprendere, ma amiamo particolarmente quello che rappresenta la vittoria della vita sulla morte. Possiamo notare un putto che spegne una fiaccola sotto il piede, e viene incalzato da un pellicano. Questo animale, nel Medioevo, era considerato il simbolo di Cristo a causa della leggenda secondo cui il pellicano si apriva lo stomaco col proprio becco e si faceva divorare dai suoi piccoli per non farli morire di fame.
Due secoli dopo il Duomo di Modena viene arricchito con capolavori gotici dei maestri campionesi (originari di Campione d’Italia) gli stessi che hanno lasciato l’impronta su un altro duomo importantissimo: quello di Milano.
La Torre del campanile è forse il vero simbolo identitario di Modena. Costruita nel 1179 e dedicata a San Geminiano, raggiunge la sua altezza attuale di ottantasei metri solo nel XIII secolo. L'innalzamento è sicuramente frutto della rivalità con la città vicina di Bologna. Comunque al suo interno, nella stanza della Secchia, è custodita una copia della “secchia rapita”, fulcro dell’omonimo poema satirico di Alessandro Tassoni (1614). È semplicemente un secchio, ma che i modenesi hanno rubato ai bolognesi, eterni rivali.
Il Duomo si affaccia su Piazza Grande, assieme al Palazzo comunale, ricostruito durante il Seicento e il Settecento. Solo nella sala delle Bifore si può vedere una parte della facciata medievale. Vicino al Palazzo c’è l’antica torre civica, crollata nel 1671 a seguito di un violento terremoto, e che oggi prende per questo il nome di Torre Mozza.
In un angolo della piazza giace un grande masso di marmo, lungo più di tre metri. Forse è il residuo di un edificio romano, e viene chiamata "preda ringadora", pietra dell’arringa, perché nel corso del Medioevo veniva usata come palco dagli oratori o come pietra dello scandalo per i condannati.
Se siete stati a Modena ci farebbe piacere un vostro commento sotto questo post, per integrarlo con le vostre impressioni. Se invece non l'avete mai vista, beh, il domani è sempre l'occasione migliore!
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