Le parole sono come fotografie in grado di riportarci indietro nel tempo, in una sorta di viaggio temporale.
Ma ci sono altri artisti, almeno nel mio caso, che riusciamo a vedere e considerare come migliori amici. Quando penso a John Lennon, per esempio, lo vedo del tutto come migliore amico. Non tanto di quelli a cui puoi confidare tutto – in quel caso è Ringo Starr – , ma quel migliore amico che ti urla in faccia a piena voce tutto quello che pensa su di te. Il tuo specchio, insomma.
Astrologicamente parlando sono molto simile a John Lennon, difatti mi è sempre risultato difficile difenderlo, accusarlo o idolatrarlo. Quando vedo John, vedo me stessa, tanto che se in molti si rivolgono a Santi o famigliari defunti per aiutarli nel quotidiano, beh, io mi rivolgo a John e George Harrison.
Questa introduzione per me è fondamentale per due aspetti: il primo è che le persone più scettiche o superficiali hanno già smesso di leggere. Il secondo è che parlerò di “Watching the wheels” come l’ascolto sempre: pensando che sia John stesso a parlarmi, a dirmi che ciò che io ho passato, lui l’ha affrontato prima di me. In effetti il brano è presente in ogni mia playlist, ma sappiate che mi capita veramente raramente. O meglio: mi capita quando John ha un messaggio per me.
Questo articolo lo sto scrivendo nei giorni in cui sono in “ferie” da 4Muses. Ho molti articoli in magazzino e le altre quasi mi hanno imposto di non scrivere più, ebbene, non riesco a stare senza fare niente, e in queste due settimane mi ha sempre ronzato l’idea di scrivere di questa canzone. Perché? Non lo so, forse lo capirò a fine articolo.
Attenzione: “wheels” in inglese significa “ruote”, ma anche “ingranaggi”. Nella traduzione utilizzo quest’ultimo termine perché è più vicino al mio senso personale della canzone.