Non lo nasconderò: secondo me questa è la canzone più McLennon di tutte le canzoni McLennon, sì, più di “Two of us”.
Cercherò comunque di risultare il più oggettiva possibile mentre scriverò di “In my life”, brano accreditato come sempre alla coppia Lennon/McCartney, anche se è il primo che si è occupato della scrittura del brano. Per la composizioni, ci sono versioni contrastanti, ma lo vedremo nell’articolo.
Cercherò comunque di risultare il più oggettiva possibile mentre scriverò di “In my life”, brano accreditato come sempre alla coppia Lennon/McCartney, anche se è il primo che si è occupato della scrittura del brano. Per la composizioni, ci sono versioni contrastanti, ma lo vedremo nell’articolo.
È contenuto nell’album del 1965 Rubber Soul, ed è al 23° posto nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone.
Personalmente parlando, non trovo eguali a livello di profondità, nella storia della musica.
There are places I remember
(Ci sono luoghi che ricordo)
All my life, though some have changed
(In tutta la mia vita, alcuni sono cambiati)
Some forever, not for better
(Alcuni per sempre, non in meglio)
Some have gone and some remain
(Alcuni sono andati via, altri sono rimasti)
(Ci sono luoghi che ricordo)
All my life, though some have changed
(In tutta la mia vita, alcuni sono cambiati)
Some forever, not for better
(Alcuni per sempre, non in meglio)
Some have gone and some remain
(Alcuni sono andati via, altri sono rimasti)
“Per In My Life,
avevo scritto un testo completo, dopo aver faticato con l’idea – un po’
giornalistica – di raccontare un viaggio in autobus da casa al centro
città, elencando ogni cosa che vedevo lungo il tragitto. Poi quel brano
si è trasformato in In My Life, un ricordo di amici e amori del
passato. Paul ha contribuito musicalmente alla parte centrale, ma le
parole le ho scritte tutte io, dall’inizio alla fine. È stato, credo, il
mio primo vero lavoro importante. Fino a quel momento avevo scritto
cose più leggere, quasi superficiali. Ma con questa canzone, per la
prima volta, ho voluto mettere davvero dentro la mia parte più
letteraria. L’ispirazione mi è venuta da Kenneth Allsop, un giornalista
britannico, e da Bob Dylan.”
- John Lennon
John Lennon amava le sfide, così quando il giornalista Kenneth Allsop commenta che avrebbe dovuto scrivere riguardo la sua infanzia, Lennon lo fa per davvero, dando una prima stesura al brano, con delle immagini di una sua tipica giornata a Liverpool, citando luoghi come Penny Lane, Strawberry Field, l’Abbey Cinema, l’Old Dutch café e una via chiamata da tutti “Dockers’ Umbrella”.
Quando controlla la prima bozza, però, trova il brano assolutamente privo di senso, in un miscuglio tra il grottesco e il semplicistico, così decide di rendere il brano più profondo, togliendo ogni dettaglio dei suoi ricordi, e andando più su una sorta di ritorno al passato, come se stesse osservando la sua vita dal punto di vista della vecchiaia.
Quando presenta il testo a Paul, è già tutto scritto: bisogna solo pensare alla melodia. Secondo John anche qui ha pensato solo lui; secondo Paul, invece, lui ha contribuito con la melodia a contrasto. Il brano, però, non presenta molto contrasto, anzi: i due cantano insieme, come fossero in simbiosi.
C’è solo uno stacco: un assolo di pianoforte aggiunto da George Martin. Questo si ispira ai compositori barocchi del XVII secolo e viene registrato a velocità dimezzata per farlo assomigliare meglio a un clavicembalo.
Il brano ottiene il disco d’oro in Spagna e quello di platino nel Regno Unito, raggiungendo la seconda posizione nella classifica 50 Tracks della CBC.
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