lunedì 7 agosto 2023

#StorieRomane: L'insegnamento di Sara

Ultimamente a Frè è tornata in mente una storia che ha sentito, o forse letto, quando era una ragazzina. Non è riuscita a trovarla sul web quindi ha deciso di prendere la palla al balzo e scriverla. Certo, potremmo dire che l’ha solo sognata, ma ciò non toglie che sia una bella leggenda e merita di essere condivisa. 
 
Sappiamo molto bene come le leggi razziali abbiano sconvolto la vita di milioni di persone. Ai primi albori, però, nessuno poteva immaginare a cosa potessero portare, anche se sentimenti di nostalgia, tristezza e rabbia cominciavano a salire per chi era vittima dell’oppressione. È forse in questo clima che ritorna in mente ai romani la storia settecentesca di Sara. O, forse, è in questo clima che gli ebrei romani inventano la storia di Sara.

Il 5 aprile 1775 papa Pio VI fece entrare in vigore l’Editto sopra gli ebrei: una bolla papale con nuove norme per i cittadini ebrei romani. Da quel momento in poi per loro erano vietato parlare di religione con i cristiani, esercitare determinate professioni (come quelle di medico, avvocato, insegnante…), non potevano leggere i loro libri sacri e i loro spostamenti dal Ghetto al resto della città erano scrupolosamente controllati. C’erano ancora tanti altri divieti, ma abbiamo tutti capito il punto.

Il padre di Sara, che era riuscito a divenire avvocato dopo molti sacrifici, fu costretto a tornare al lavoro di cenciaiolo che apparteneva da secoli alla sua famiglia. Così lei, assieme a tutte le donne sue parenti e vicine, passava le serate a ripescare lungo gli argini del Tevere vecchi cenci, stoffe e pezze. Tutte insieme, poi, cercavano di ridare nuova vita ai tessuti e dal mattino alla sera successivi cucivano senza sosta nuovi abiti e trapunte.


L’inverno nei pressi del fiume romano può essere molto umido e sicuramente lo era due secoli fa, quando le case non disponevano di un impianto di riscaldamento. Così Sara decise di cucirsi, tra un lavoro e l’altro, una trapunta con i pezzi di scarto o con quelli ormai deteriorati che suo padre non era riuscito a vendere. Quel tipo di lavoro riusciva a farla andare come in una sorta di trance da meditazione dove il risentimento che provava nei confronti dell’Editto si dispiegava e diveniva più comprensibile anche alla sua giovane psiche: sembrava tutto una sorta di correzione.

Noncuranti delle nuove regole, e guidati dal coraggio della loro Fede, i vecchi maestri continuavano a insegnare piccole nozioni cabalistiche. Secondo la Tradizione il mondo materiale è governato da altri due mondi: l’Olam HaTohu – mondo del caos – e l’Olam HaTikum – mondo della correzione – che possiamo descrivere anche come l’istinto e la consapevolezza.

Quando si opera in modo retto, si procede al “Tikkum” come erano soliti scriverlo nel Settecento, visto che il tutto veniva tramandato oralmente, e questo serve per correggere il resto dei comportamenti nocivi del mondo del caos. Così, procedendo nella sua creazione, Sara si convinse che la sua caparbietà potesse in un qualche modo mettere fine alle sofferenze della sua gente. Fu per questo motivo che, giorno dopo giorno, le riuscì smorzare ogni sentimento di vendetta, cattiveria e odio nei confronti dei cristiani.


Il tutto le venne confermato una notte di gennaio. Infreddolita dalla temperatura gelida fuori la sua porta, si coprì con la trapunta ormai finita e in sogno le apparve Dio in veste di una Grande Regina. Lei tremava, sembrava molto magra e deperita, così si mise attorno alle spalle la trapunta di Sara e subito irradiò la stanza di una luce calda e rincuorante.

La mattina dopo Sarà si svegliò e rimase sorpresa nel vedere sbocciati i gerani al davanzale della sua finestra. Ebbe così la prova che quello non era solo un sogno.


Come spesso accade quando ascoltiamo o leggiamo certe storie, non ci interessa se sono frutto di fantasia o verità perché siamo focalizzati sull’insegnamento che recano. Quando ci sentiamo minacciati da una situazione o una persona è facile cadere nel vittimismo, con azioni che possono portare a divisioni, al fomentare odio e discussioni; Sara ci insegna, invece, che dovremmo cominciare a guardare tutto da una prospettiva diversa, perché ogni nostra azione generosa e positiva non solo sistema un problema nella nostra vita, ma anche in quella degli altri.

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