lunedì 25 luglio 2022

#Metafisica: Inside Out

Attenzione: questo articolo parla della capacità di gestire le proprie emozioni. Ogni commento, però, fa parte di un contesto neutro, dove i disturbi psichici non sono menzionati, né pensati.
Se soffri di qualsiasi disturbo, o hai anche il dubbio, ti consigliamo di affidarti a un esperto. Lo facciamo noi per primi, nell’etichetta “Pensieri” abbiamo già scritto di nostre esperienze sul cammino con psicologi e/o psichiatri.

Negli ultimi giorni abbiamo fatto il re-watch di Inside Out e ci è venuta voglia di rileggere l’articolo dedicato al film Disney-Pixar. Siamo rimaste sgomente quando abbiamo visto che non ne avevamo mai parlato prima. Com’era possibile? Il tempo di riprenderci dallo shock, che abbiamo deciso di “rimboccarci le maniche” e iniziare a farlo. O meglio: accendere il ventilatore puntato addosso e iniziare a farlo, dato il clima rovente di luglio.

Piccolo appunto: stando nella categoria “Metafisica”, non faremo la recensione del film stesso, parlando passo passo dei vari argomenti. Vedremo solo il suo significato.

Se non lo avete mai visto, sappiate che l’articolo contiene spoiler

#Eventi: Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma


Era il 6 aprile del 2009 quando il centro Italia si svegliò di soprassalto per una scossa di terremoto. L’avvertimmo anche noi a Roma, in piena notte, ma la distruzione che portò nel luogo dell’epicentro, L’Aquila, è una ferita ancora aperta per il nostro paese. Sono passati tredici anni da quella fatidica notte, tredici anni in cui la città abruzzese ha provato a rialzarsi, nonostante i numerosi scandali, atti di sciacallaggio e quant’altro si è susseguito negli anni immediatamente prossimi al sisma. Però è una città che deve ripartire davvero e quale miglior modo se non portando della buona musica? Dal 27 agosto al 3 settembre torna l’evento: “Il Jazz italiano per le terre del sisma”, tra trekking e concerti che si terranno tra le regioni coinvolte di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo. Vediamo insieme di che cosa si tratta.

sabato 23 luglio 2022

#Costume&Società: Le Amazzoni del Dahomey

In questi giorni è uscito il trailer del nuovo film della Sony, che vedremo sul grande schermo in autunno: “The Woman King”, che vede la partecipazione del premio Oscar Viola Davis (Annalise Keating in “How to get away with Murder”) nei panni di Nanisca. Il film racconta la vera storia delle Amazzoni del Dahomey, delle incredibili guerriere che difesero il loro paese e il loro popolo dai conquistatori europei a fine Ottocento. Anche se il personaggio interpretato dalla Davis è puramente immaginario, vediamo insieme la storia di queste Amazzoni.

#Personaggi: One Direction

Se ai Beatles dobbiamo tutto, ai One Direction abbiamo lasciato un pezzo di vita così grande che fatichiamo a parlarne sia sul blog, sia nella vita quotidiana, e fino a poche settimane fa non riuscivamo nemmeno ad ascoltare le loro canzoni.
A sbloccare la situazione è stato, molto banalmente, l’algoritmo di TikTok che ha deciso di bombardarci di edit e video sulla band anglo-irlandese.

Anche se a noi sembra passato un attimo, oggi si festeggiano i dodici anni dalla loro formazione, e noi siamo qui dopo due anni di 4Muses a parlarvi di loro e della loro breve (ma intensa) carriera.

venerdì 22 luglio 2022

#Pensieri: Watching the wheels

Ci sono artisti che hanno letteralmente scritto la colonna sonora della nostra vita, i loro brani hanno suonato nei nostri momenti più importanti, ricordandoci primi amori, amicizie finite, giorni noiosi e lenti tra i banchi di scuola…
Le parole sono come fotografie in grado di riportarci indietro nel tempo, in una sorta di viaggio temporale.

Ma ci sono altri artisti, almeno nel mio caso, che riusciamo a vedere e considerare come migliori amici. Quando penso a John Lennon, per esempio, lo vedo del tutto come migliore amico. Non tanto di quelli a cui puoi confidare tutto – in quel caso è Ringo Starr – , ma quel migliore amico che ti urla in faccia a piena voce tutto quello che pensa su di te. Il tuo specchio, insomma.
Astrologicamente parlando sono molto simile a John Lennon, difatti mi è sempre risultato difficile difenderlo, accusarlo o idolatrarlo. Quando vedo John, vedo me stessa, tanto che se in molti si rivolgono a Santi o famigliari defunti per aiutarli nel quotidiano, beh, io mi rivolgo a John e George Harrison.

Questa introduzione per me è fondamentale per due aspetti: il primo è che le persone più scettiche o superficiali hanno già smesso di leggere. Il secondo è che parlerò di “Watching the wheels” come l’ascolto sempre: pensando che sia John stesso a parlarmi, a dirmi che ciò che io ho passato, lui l’ha affrontato prima di me. In effetti il brano è presente in ogni mia playlist, ma sappiate che mi capita veramente raramente. O meglio: mi capita quando John ha un messaggio per me.
Questo articolo lo sto scrivendo nei giorni in cui sono in “ferie” da 4Muses. Ho molti articoli in magazzino e le altre quasi mi hanno imposto di non scrivere più, ebbene, non riesco a stare senza fare niente, e in queste due settimane mi ha sempre ronzato l’idea di scrivere di questa canzone. Perché? Non lo so, forse lo capirò a fine articolo. 

Attenzione: “wheels” in inglese significa “ruote”, ma anche “ingranaggi”. Nella traduzione utilizzo quest’ultimo termine perché è più vicino al mio senso personale della canzone. 

#Cinema&SerieTv: Terminal List - Recensione

Se esce una nuovo prodotto audiovisivo con Chris Pratt come protagonista, noi non possiamo esimerci dal farne una recensione. Chi sta scrivendo queste parole lo fa da grande fan dell’attore perché è sempre stata convinta delle sue prove attoriali. E, nonostante questa serie non sia esattamente nelle sue corde (in quanto action), è comunque interessante uscire dalla propria confort zone per poterne esplorare di nuove. Su PrimeVideo, infatti, dal primo luglio è possibile guardare la prima stagione di Terminal List, un’adrenalinica action series che nelle sue puntate segue le vicende del Capitano James Reece.

giovedì 21 luglio 2022

#Arte: Lo squalo di Hirst

“La morte che ha già succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza.”

Così scriveva Shakespeare, facendo pronunciare queste parole al suo Romeo, che fissava il corpo apparentemente esanime della sua Giulietta nella celeberrima opera teatrale. La morte ha sempre avuto un certo fascino sugli artisti, il più delle volte concentrati sull’attimo stesso prima di esalare l’ultimo respiro o anche il momento dello stesso. Un momento cristallizzato, indipendente da ciò che può esserci dopo. Ed è proprio questa sorta di istantanea che costituisce uno dei significati dell’opera di Damien Hirst: “L’impossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente” (“The physical impossibility of death in the mind of someone living”).