Dal 1° luglio 2025 online e nelle librerie si può acquistare il romanzo Una questione di famiglia, esordio letterario della docente universitaria Claire Lynch, pubblicato da Fazi Editore nella collana Le strade, tradotto da Velia Februari, e tuffarsi così nei segreti di famiglia inglese all’apparenza normale.
Quarant’anni separano la narrazione tra presente e passato.
Un 2022 in cui Maggie deve gestire i rapporti con i figli Tom e Olivia, avuti con Conor; e con il padre Heron, malato terminale. Come se non bastasse, deve anche fare i conti con un passato che potrebbe avere più angoli bui di quelli che pensa.
Dall’altra parte, nel 1982, c’è soltanto Heron, giovane e padre single: dalla moglie Dawn deve separarsi perché lei si è macchiata d’infedeltà, e quando tradisci tuo marito con una donna non c’è modo di lavare via l’onta dell’omosessualità dalla famiglia.
Con inaspettata delicatezza e dolcezza, l’autrice sceglie di affrontare un argomento ritenuto tabù negli anni Ottanta, e per alcuni ancora oggi: l’omofobia. Heron è davvero una brava persona, un ottimo padre e un dispensatore di utili consigli per i nipoti, ma ha foderato armi poco consone per far sì che la custodia esclusiva di Maggie venisse affidata a lui durante la separazione.
Tra le righe – ma no, è tutto lì, in bella vista – si capisce che persino il tribunale ha ritenuto questa scelta la più opportuna, perché i rischi che la figlia venisse fortemente influenzata dalla sessualità della madre sarebbero stati troppo alti se fosse rimasta a contatto con lei.
Eppure nella vita di Dawn l’unica certezza era proprio l’amore per la figlia, e allora perché mai separare una bambina di tre anni dalla madre, colei che l’ha cullata nel ventre per nove mesi, che se n’è presa cura fino a qualche giorno prima?
La prosa dell'autrice è delicata e semplice, arriva dritta al punto senza troppi giri di parole o inutili fronzoli, rendendo la lettura estremamente godibile pur affrontando un argomento spinoso, un dramma familiare che si abbatte su più generazioni con la potenza di un uragano.
Nella semplicità dello stile di Lynch leggiamo di dolore, di segreti, di passioni inconfessabili e separazioni strazianti. Di una famiglia come tante – ma diversa nel silenzio in cui è immersa – che si ritrova ad affrontare nell’epoca moderna il dramma corrente e quello passato, che è stato sapientemente nascosto perché non rovinasse vite e reputazioni.
Si parla di un’epoca in cui l’omofobia era normalizzata, in cui era naturale – consigliato, tanto da essere la prassi di molti tribunali che hanno separato madri dai loro figli – allontanare dal nucleo il genitore “diverso”, quello che manifestava di amare persone dello stesso sesso. E pur condannando apertamente detti comportamenti, Lynch non intride di rancore le sue pagine, anzi, dimostra compassione e perdona, lasciando uno spiraglio di speranza.
La rabbia è tanta, ma l’autrice sceglie di levarsi il risentimento di dosso e di coltivare speranza per ciò che il futuro riserva, nella fiducia di un domani più roseo e tollerante.
In conclusione, lo definirei un romanzo familiare che con la delicatezza della prosa dell’autrice sfiora tanti argomenti importanti, perfetti spunti per riflessioni sul passato e, soprattutto, sul futuro. Una perla per la libreria dell’anima.
Un 2022 in cui Maggie deve gestire i rapporti con i figli Tom e Olivia, avuti con Conor; e con il padre Heron, malato terminale. Come se non bastasse, deve anche fare i conti con un passato che potrebbe avere più angoli bui di quelli che pensa.
Dall’altra parte, nel 1982, c’è soltanto Heron, giovane e padre single: dalla moglie Dawn deve separarsi perché lei si è macchiata d’infedeltà, e quando tradisci tuo marito con una donna non c’è modo di lavare via l’onta dell’omosessualità dalla famiglia.
Con inaspettata delicatezza e dolcezza, l’autrice sceglie di affrontare un argomento ritenuto tabù negli anni Ottanta, e per alcuni ancora oggi: l’omofobia. Heron è davvero una brava persona, un ottimo padre e un dispensatore di utili consigli per i nipoti, ma ha foderato armi poco consone per far sì che la custodia esclusiva di Maggie venisse affidata a lui durante la separazione.
Tra le righe – ma no, è tutto lì, in bella vista – si capisce che persino il tribunale ha ritenuto questa scelta la più opportuna, perché i rischi che la figlia venisse fortemente influenzata dalla sessualità della madre sarebbero stati troppo alti se fosse rimasta a contatto con lei.
Eppure nella vita di Dawn l’unica certezza era proprio l’amore per la figlia, e allora perché mai separare una bambina di tre anni dalla madre, colei che l’ha cullata nel ventre per nove mesi, che se n’è presa cura fino a qualche giorno prima?
La prosa dell'autrice è delicata e semplice, arriva dritta al punto senza troppi giri di parole o inutili fronzoli, rendendo la lettura estremamente godibile pur affrontando un argomento spinoso, un dramma familiare che si abbatte su più generazioni con la potenza di un uragano.
Nella semplicità dello stile di Lynch leggiamo di dolore, di segreti, di passioni inconfessabili e separazioni strazianti. Di una famiglia come tante – ma diversa nel silenzio in cui è immersa – che si ritrova ad affrontare nell’epoca moderna il dramma corrente e quello passato, che è stato sapientemente nascosto perché non rovinasse vite e reputazioni.
Si parla di un’epoca in cui l’omofobia era normalizzata, in cui era naturale – consigliato, tanto da essere la prassi di molti tribunali che hanno separato madri dai loro figli – allontanare dal nucleo il genitore “diverso”, quello che manifestava di amare persone dello stesso sesso. E pur condannando apertamente detti comportamenti, Lynch non intride di rancore le sue pagine, anzi, dimostra compassione e perdona, lasciando uno spiraglio di speranza.
La rabbia è tanta, ma l’autrice sceglie di levarsi il risentimento di dosso e di coltivare speranza per ciò che il futuro riserva, nella fiducia di un domani più roseo e tollerante.
In conclusione, lo definirei un romanzo familiare che con la delicatezza della prosa dell’autrice sfiora tanti argomenti importanti, perfetti spunti per riflessioni sul passato e, soprattutto, sul futuro. Una perla per la libreria dell’anima.

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