Di tutte le statue parlanti di Roma, ce n’è una che tutti conoscono e che, passeggiando per l’omonima via, hanno visto e indicato: stiamo parlando del Babuino, una fontana che non brilla per la sua estetica.
I romani sono soliti chiamarlo “ er babbuino” per il suo corpo deforme e il viso animalesco – da scimmia appunto. Si tratta, in realtà, della raffigurazione di un Sileno giacente, di una divinità distesa sul fianco dedita al vino prima che cambiasse il nome in Bacco o Dioniso. Secondo altri la denominazione di “babbuino” verrebbe dal termine “babbione”, ovvero cialtrone, svitato. Il sorriso è tronfio, la posa comoda, come un ubriaco che, stesosi su di una panchina, osserva i passanti mettendosi anche in mostra in tutta la sua bruttezza.
I romani sono soliti chiamarlo “ er babbuino” per il suo corpo deforme e il viso animalesco – da scimmia appunto. Si tratta, in realtà, della raffigurazione di un Sileno giacente, di una divinità distesa sul fianco dedita al vino prima che cambiasse il nome in Bacco o Dioniso. Secondo altri la denominazione di “babbuino” verrebbe dal termine “babbione”, ovvero cialtrone, svitato. Il sorriso è tronfio, la posa comoda, come un ubriaco che, stesosi su di una panchina, osserva i passanti mettendosi anche in mostra in tutta la sua bruttezza.
Nacque nel 1571, quando papa Pio V permise al nobile Alessandro Grandi l’uso dell’acqua proveniente dall’acquedotto Vergine da poco sistemato. Per sdebitarsi, questi fece costruire una fontana a uso pubblico con questa statua particolare come ornamento e posta con la schiena contro il palazzo del nobile su quella che all’epoca era via Paolina. La statua, però, catturò l’interesse dei romani. La fantasia dei cittadini arrivò al punto da determinare il cambiamento di nome della strada che divenne, appunto, via del Babuino, a metà tra Piazza del Popolo e Piazza di Spagna.
Come per le altre statue parlanti, anche il Babuino divenne la voce dei romani, su cui venivano affisse frasi irriverenti e di satira nei confronti del papato o dei personaggi pubblici della Roma del XIV secolo. Le scritte satiriche interessarono anche il muro alle sue spalle, prima che venisse riverniciato. Più che pasquinate, però, qui presero il nome di babuinate, ma il significato è lo stesso.
A causa di un restauro nel 1877 la fontana venne spostata e usata per costruirne un’altra su via flaminia e la statua del Babuino venne posta nel palazzo Boncompagni Cerasi. Quasi un secolo dopo, un gruppo di romani riuscì a far tornare a casa la statua nella sua omonima via, vicino alla chiesa si Sant’Atanasio dei Greci.
A oggi il babuino, come le altre statue parlanti, sembra aver scelto la via del silenzio, nonostante le tante prese in giro ricevute. Che stia meditando vendetta?
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