Anche se non ho mai preso sul serio la vita, i suoi eventi e neanche me stessa, non vuol dire che non viva i miei giorni che definisco di grandine intensa: quando sono davanti a circostanze che possono far crollare tutto quanto e non c’è nulla che io possa fare se non osservare con attenzione dove la grandine fa il suo danno maggiore e ripararlo.
Non sono una che si piange addosso, anche perché non ho proprio idea di come chiedere aiuto, né di quando c’è bisogno di farlo, figuriamoci se mi armo di vittimismo.
Forse nella mia infanzia sono stata derisa per una richiesta, o forse mi è stata negata. Penso, però, che neanche da bambina o ragazzina riuscivo a esprimere davvero ciò che avevo dentro.
La sfida degli ultimi anni è stata proprio quella di cominciare a chiedere aiuto, e in effetti ci sto riuscendo, tanto che Aida mi ha recentemente ringraziata, facendomi notare quanto io sia più umana, anche ai suoi occhi. Mi è sempre stato detto, in effetti, di essere forte, caparbia, ottimista, e non ho mai capito il perché, visto che dentro di me volevo solo morire.
Così ho cominciato a osservare per bene i miei pensieri e grazie all’esercizio del “non prendermi mai sul serio”, ho dato dei nomi ad alcune parti di me, supportata dall’astrologia. Tranquilli, non è un articolo che vi dimostra la sua veridicità, li ho semplicemente suddivisi per archetipi, così da associare più facilmente ogni parte di me alla sua paura e alla ferita che l’ha generata.
Sono Pesci ascendente Sagittario (cuspide Capricorno) con la luna in Cancro. Pesci è quindi la parte di me a cui aspiro, quella che voglio dare al mondo, che ricerco negli altri per nutrirmi; il Sagittario è quella parte di me che esprimo per gli altri, il modo in cui voglio farmi vedere, con una spruzzata di Capricorno; infine il Cancro, la parte di me più emotiva. Racchiude tutte le mie emozioni, i miei desideri, le mie speranze ma anche i miei timori.
Quanto segue è un dialogo di una giornata tipo, ma quando è presente la grandine.