Sono tanti gli enigmi su cui gli esseri umani si interrogano, domande poste fin dall’alba dei tempi a cui la scienza ancora non è riuscita a rispondere. Agli albori della società, gli esseri umani hanno celebrato i misteri di vita e morte, e se per il primo sappiamo abbastanza, così tanto che ora possiamo vedere anche il bambino nel grembo materno, per il secondo ancora non sappiamo molto.
Cosa succede dopo la morte? Il corpo fisico è davvero tutto ciò che abbiamo? Se è vero che nulla si distrugge e nulla si crea, ma tutto si trasforma, cosa accade alla nostra anima? Ma abbiamo un’anima? Esiste?
Qualsiasi sia la vostra risposta, non si può confermare, ma neanche negare.
Per quanto vogliamo fare i materialisti/cinici/scientifici (scegliete voi il termine) non possiamo ignorare il fatto che i più grandi ricercatori non hanno mai negato l’esistenza di qualcosa che va oltre ciò che vediamo, tanto da occuparsi anche di filosofia, teologia e spiritualità.
“Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell’altra per completarsi nella mente di un uomo che riflette seriamente”
-Max Planck
È proprio con le parole di Max Planck che oggi vogliamo parlarvi dell’archetipo della Morte: esperienza di vita che non riusciamo ad accettare completamente, ma che è l’unica certezza che abbiamo fin dalla nostra nascita.