Anche se sono una ragazza di citta che poco tollera la campagna e il contatto con la natura mi va bene finché non sento ronzare api e vespe attorno a me, ho sempre vissuto i mesi dell’anno associandoli al
raccolto.
Non so bene il perché, ma per me l’anno inizia ufficialmente a fine
ottobre, quando le giornate si accorciano così tanto e mi danno la possibilità di
meditare a lungo, nella mia stanza. È in quel momento che preparo il mio terreno interiore per la semina, osservando attentamente quali parassiti hanno colpito le piante del mio personale
Eden.
Ebbene, agosto è il periodo in cui comincio a vedere il raccolto, lo assaporo fino in fondo, cercando di capire se ciò che ho mi soddisfa o se è bene che io debba fare di più. Tranquilli, questo articolo non riguarda cosa va o non va in me, non credo interessi al mondo.
È che nelle prime due settimane di agosto ho ragionato molto su come io agli occhi degli altri sembri un’estranea al mondo. Badate bene: ciò non mi sconvolge, ci sono così abituata che ormai non mi fa più né caldo, né freddo. Ma proprio come accennato in “
Watching the wheels”, ci sono canzoni che hanno aiutato il mio percorso di accettazione per la libertà. Sì, perché essere liberi, agli occhi del prigioniero, è pura
follia e come ogni processo che paragoniamo alla follia, va accettato.