sabato 12 marzo 2022

#MustToWatch: Downton Abbey

È una delle serie inglesi più amate in tutto il mondo, vincitrice di numerosi premi – così tanti che abbiamo provato a elencarli, ma non ci siamo riuscite – ed entrata così tanto nell’immaginario collettivo che tutti, più o meno consciamente, citiamo Lady Violet o Lady Mary. Stiamo parlando di Downton Abbey, serie che abbiamo divorato fino all’ultima puntata e che ci ha tenuto compagnia nei due mesi di lockdown nella primavera del 2020.

venerdì 11 marzo 2022

Musica: Hero of War

In un momento così delicato a livello di equilibri mondiali, noi di 4Muses abbiamo pensato di parlare di una canzone che, a parer nostro, vale per ogni guerra. Non ci improvviseremo esperte di geopolitica, ma la nostra attenzione non può che spostarsi su un brano dei Rise Against, “Hero of war”, uscita nel novembre del 2009. Potete ascoltarla qui mentre leggete l'articolo.

#MustToWatch: Upload

Dopo ben due anni, finalmente, sta arrivando su Amazon Prime Video la seconda stagione di “Upload”, serie tv che ci trasporta all’interno di un futuro decisamente distopico. La serie è entrata a pieno diritto all’interno dei nostri Must To, proprio per il modo con cui tratta determinati temi e per la riflessione che muove nello spettatore.

Siamo nel 2033 e la tecnologia ha fatto così tanti passi avanti da poter consentire cose che a oggi non sembrano essere semplici fantasie. Vediamo ogni giorno lavori diversi su prototipi di auto che riescono a muoversi senza che vi sia la necessità di un pilota. È vero anche che lo studio di questo tipo di tecnologia è fatto principalmente per evitare gli incidenti dovuti ai colpi di sonno. In questo caso, con quanta facilità il sistema possa essere bypassato e automaticamente usato per poter riuscire a commettere un incidente?

giovedì 10 marzo 2022

#Musica: Storia del mio corpo

Siamo sicure di aver fatto capire molto chiaramente quanto la salute mentale sia importante per noi.
Tutte e quattro abbiamo vissuto e viviamo giornalmente con il mostro della depressione (e non solo) sempre alle nostre spalle, pronto a schiacciarci e a prendere il sopravvento su di noi. Nei due articoli pubblicati lo scorso Agosto sul blog "Quindici" e "La vita non è una gara" abbiamo deciso di uscire dal nostro guscio e, per la prima volta, ci siamo esposte come non avevamo mai fatto prima.

Sappiamo che sembrerà strano viste le nostre esperienze personali, ma nonostante si parli spessissimo di malattie mentali e depressione, prima di ascoltare "Storia del mio corpo" (brano inserito nell'album "La geografia del buio" uscito il 29 Gennaio 2021) nessuno era riuscito a toccarci veramente e a farci emozionare sul serio.

Sarà stato forse l'amore incondizionato che proviamo per Michele Bravi, sarà stato forse che lo conosciamo da quando Simona Ventura dopo la sua vittoria a X Factor nel 2013 lo battezzò "tesorino" e sarà forse che per noi Michi sarà sempre un po' il ragazzo appena maggiorenne che cantava "La vita e la felicità", ma nessuna canzone o romanzo riesce a toccarci come ci tocca "Storia del mio corpo".

#Anime: Seven Days War

Che i ragazzi debbano fare i ragazzi è un dato di fatto. A ognuno deve essere permesso di fare le proprie esperienze, senza che gli adulti impongano un loro modo i pensare ai giovani. Certo, vanno avvicinati al mondo, ma non per questo devono sottostare se esso appare ingiusto ai loro occhi. Lo scontro generazionale è uno dei temi centrali dell’anime “Seven Days War” (La nostra guerra dei sette giorni) disponibile su Netflix. Si tratta della trasposizione animata dell’omonima light novel datata 1985, anche se rivisitata per essere più fruibile ai giorni nostri.

Nella storia ci viene presentato Mamoru Shuzuhara, un giovane liceale da sempre innamorato della sua compagna di classe, nonché vicina di casa, Aya Chiyono. Il nostro protagonista, però, rimane sconvolto nello scoprire che il suo amore adolescenziale andrà via dalla loro città. Il suo trasferimento coincide con il compleanno della stessa, quindi decide di fuggire con lei nei sette giorni che precedono il compleanno della ragazza, così da festeggiare per l’ultima volta insieme. Con il supporto di altri quattro compagni di classe, decidono di nascondersi in una vecchia fabbrica abbandonata. Non sanno, però, che al suo interno si nasconde Malet, un bambino thailandese ricercato per essere rimpatriato dall’ufficio immigrazione. Nei loro sette giorni di “ribellione”, i ragazzi dovranno fare i conti con loro stessi, i loro sentimenti, ma anche con lo scontro con gli adulti, passando inevitabilmente per la gogna mediatica.

mercoledì 9 marzo 2022

#Cinema&SerieTv: Uno di noi sta mentendo - Recensione

Tra i titoli che, in questi giorni, sono stati in classifica su Netflix, c’è la serie tv: Uno di noi sta mentendo. La prima stagione conta otto episodi e sono stati già trasmessi lo scorso anno da una emittente statunitense. Ma la storia è stata così credibile e interessante da aver catturato l’attenzione del servizio in streaming che, dunque, ha deciso di curarne la distribuzione globale.

La serie segue le vicende che coinvolgono quattro liceali. La struttura è quella più classica del teen drama con la giusta aggiunta di una punta di mistery in grado di movimentare il tutto. Aspettatevi qualcosa che abbia il sapore d Gossip Girl, ma senza tutto l’alone sulla sessualità (tabù necessario per gli inizi del 2000, quanto più con un omicidio o un presunto tale. I quattro ragazzi, infatti, saranno direttamente coinvolti in quello che, all’apparenza, sembrava essere un incidente, ma che in realtà nasconde qualcosa di più profondo.

Da questo punto in poi l’articolo conterrà degli spoiler quindi fermatevi qui se non volete riceverne.

#SullaStrada: La metropolitana di Londra

"A Londra quando piove non passano gli autobus", questa è stata la frase che ci siamo sentite dire da un autista Uber che in un piovoso pomeriggio di fine Ottobre ci è venuto a salvare la vita perché non passava nessun autobus nei pressi di Holborn, una delle stazioni più trafficate della capitale inglese.

"Vabbè, okay, ma noi siamo qui per leggere un articolo sulle metro di Londra, mica sugli autobus" direte voi, e avete ragione.
Se però è vero che come si fa una cosa si fanno tutte le cose (ed è vero), vi assicuriamo che fare la distinzione autobus/metropolitana è quasi inutile in questo caso.

Ma arriviamoci gradualmente.