lunedì 3 febbraio 2025

#Teatro: Bernardette de Lourdes - Il Musical

Mi ritrovo a scrivere la recensione di questo articolo di lunedì mattina, dopo una giornata – quella di domenica 19 gennaio 2025 – passata a parlare del musicalBernardette de Lourdes” a chiunque incontrassi.

Bisogna considerare, però, la realtà dei fatti perché dal vivo non sono andata oltre a una frase: «Dovete assolutamente andare a vederlo! Non ho mai visto nulla di così magistrale».
E sono sincera. È qualcosa che va oltre la storia di per sé che, credenti o no, ha già in sé la grandiosità del Tutto. Dietro quel magistrale vi è l’intera arte in forma di recitazione, canto, musica, espressioni, scenografia, costumi…

Non penso di fare la classica recensione, sarebbe per me troppo banale, mi sembrerebbe di tenermi dentro certi confini che non voglio neanche considerare. Voglio parlarvi della vera e propria esperienza che si fa andando a vedere il musical “Bernardette de Lourders”.

Attendevo questo musical da un anno, da quando uscì la notizia che sarebbe arrivato finalmente in Italia. Ad aumentare la gioia dell’attesa è stato vedere che lo avrei visto all’Auditorium della Conciliazione di Roma, uno dei migliori a mio avviso. Come in un allineamento di astri così perfetto, sono andata sabato 18 gennaio 2025, data che ha combaciato anche con la prima volta che ho visto la nuova via Ottaviano. Insomma, il mio essere era avvolto dalla magia della bellezza, tant’è che ha lasciato che l’anima prendesse il sopravvento e non mi ha fatto sentire il dolore al polso destro – ho la tendinite da metà dicembre – né la fame che avanzava avendo cenato alle cinque del pomeriggio. Complici di questo momento di quasi estasi totali, anche le persone presenti insieme a me che hanno saputo mantenere l’hype senza mai farlo calare, anche se siamo arrivati all
auditorium molto prima dell’inizio dello spettacolo.

Le luci si spengono, entriamo nella magia che solo il Teatro sa dare e rimango abbagliata dalla bravura di Gaia Di Fusco (Bernardette Soubirous). Parliamoci chiaro: interpretare una ragazzina giovanissima, proveniente dal posto più malsano e ignorante della Francia dell’Ottocento, a cui la Madonna non solo è apparsa, ma le ha anche parlato e la invita continuamente a recarsi da lei, non deve essere facile per niente. Non lo sarebbe per un’attrice e interprete con quarant’anni di esperienza alle spalle, figuriamoci per chi è classe 2001. Eppure la Di Fusco – che si merita tutti gli onori del caso – è riuscita a catturare il pubblico dal primissimo secondo. Ci ha dato una Bernardette gioiosa, leggera, sincera, semplice come solo l’umiltà sa essere; ma anche una Bernardette che deve lottare con, mai contro, il giudizio degli altri a partire dalla sua stessa famiglia.

E poi arrivano tutti gli altri personaggi, a cominciare dal commissario Jacomet (Cristian Ruiz) che, convinto la bambina stia dicendo solo bugie, è pronto a “smascherarla” in ogni modo possibile, anche a costo di imprigionarla senza un vero motivo apparente. Un “cattivo” che non è cattivo, semplicemente rimane ancorato alle leggi terrene, tanto da risultare spesso ironico, ma questo è un punto a cui torneremo poi.


I genitori di Bernardette, interpretati da Chiara Luppi e David Bàn, hanno dato grandissimo risalto a tutta la storia, mostrando come sia difficile credere all’incredibile, anche se lo sta vivendo la persona che amiamo più al mondo. Io stessa non ho saputo biasimare la madre, né prendere del tutto le parti del padre. Mi chiedevo continuamente: “E io? Che avrei fatto? Ci avrei creduto solo perché mia figlia? Avrei chiesto prove? L’avrei costretta a smetterla? Come si accetta tutto ciò?”. Lo dico sempre: quando un’opera comincia il processo di scavo all’interno del nostro essere, è un’opera che ha molto di più della sola “mano terrena”, c’è qualcos’altro dietro. Guardando i due attori divenire realmente i genitori di Bernardette – un grande plauso a David Bàn che ha imparato l’italiano per l’occasione – ho avuto la tanto agognata risposta, che non dirò perché è bene che ognuno abbia la sua.

Già visto nei panni di Frollo e Quasimodo nel musical “Notre Dame de Paris”, Fabrizio Voghera ha interpretato il personaggio su cui avevo altissime aspettative, dopo quello di Bernardette: l’abate Peyramale. In tutta questa storia, infatti, è lui che – sempre a mio avviso – ha avuto l’arduo compito di comprendere il miracolo dopo anni passati solo a leggere di miracoli. Così come per la Di Fusco, io non ho nulla di negativo da dire a Voghera, che ha reso i turbamenti del parroco una vera e propria catechesi.
Ritorniamo all’ironia di Jacomet, perché ho visto il collegamento di quella iniziale di Peyramale e mi sono resa conto di quanto solo il lato terreno faccia ridere.

Chi mi conosce, e ormai anche chi legge assiduamente il blog, lo sa: poco capisco del mondo materiale. Trovo assurde tutte le sue regole, le sue credenze, le sue imposizioni, per non parlare del lato burocratico che mi perplime ogni giorno… eppure ne faccio parte esattamente come chiunque altro. E da qui mi è partita l’ennesima disquisizione filosofica con me stessa – mentale, almeno per il momento do una parvenza di sanità mentale – quali mie credenze mi fanno rimanere quasi nell’età infantile, provocando risate agli occhi del Divino? Non sarebbe meglio lasciarle andare e arrendersi al fatto che in effetti tutto è possibile se ci abbandoniamo con estrema fiducia a quella relazione inviolabile che esiste da sempre e per sempre?
Al solito, non do la risposta, perché ognuno deve trovarla da sé, per semicitare uno dei miei cantanti preferiti.


C
’è da fare un grandissimo applauso anche agli interpreti dei personaggi minori, che minori non sono stati perché anche loro hanno reso magistrale questo musical.
Ringrazio anche i produttori perché senza di loro non ci sarebbe stato alcun musical da vedere: Éléonore De Galard, Roberto Ciurleo, Fatima Lucarini e Coesioni.

In attesa di comprare cofanetti e aggiungere sulla mia playlist Spotify tutte le canzoni del musical, vi lascio le prossime date:

Roma: fino al 16 febbraio 2025, Auditorium della Conciliazione

Napoli: 8 marzo 2025, Palapartenope

Bari: 15 marzo 2025, Teatro Team

Torino: dal 28 al 30 marzo 2025, Teatro Alfieri

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