Quando siamo arrivate a Montacuto Ragazza non ci aspettavamo di incappare in un luogo così magico, dove il tempo sembra essersi fermato ad almeno quarant'anni fa. Case in sasso e monti boscosi a perdita d'occhio a fare da cornice e da culla.
È qui nei pressi che si nasconde, ma non ai più curiosi, la Rocchetta Mattei, un piccolo gioiello incastonato nella roccia che ospitò già prima uno dei castelli di Matilde di Canossa. L'occasione per la visita si presenta come per caso, nata dal desiderio profondo di condividere qualcosa di bello prima di un saluto e di una partenza che ci vedrà lontane per un po'. Troviamo così, giusti giusti, i posti per noi, quasi fossero ad aspettarci, anche senza prenotazione, necessaria in questo periodo di villeggiatura per tanti. Lo scrigno si apre sulla pietra e su una imponente scalinata che segna sia il passaggio, sia l'ascesa verso qualcosa di ignoto e affascinante al tempo stesso. La visita parte dal cielo stellato della sala d'accoglienza fin dentro le varie stanze che offrono spaccati come da sogno, in un gioco di rimandi storici e spaziali diversi, di illusioni ottiche e prospettiche e di possibilità scenografiche e sonore.
Tutto sembra frutto della mente di Cesare Mattei, un pazzo o un genio, sicuramente un visionario di ricca cultura che, a metà Ottocento, decise di fare di questo luogo, sperso nelle campagne e montagne del verde Appennino contadino, una sorta di punto di riferimento spettacolare, mistico e dal profumo esotico dove accogliere pellegrini che giungevano al suo cospetto per provare l'arte medica da lui scoperta, cioè quella dell'elettromeopatia. Osannato come un mago, aveva costruito in circa quarant'anni una sorta di centro benessere diffuso intorno alla sua magione, ora suo mausoleo, con differenti centri di accoglienza e smistamento per chi volesse incontrarlo. Un luogo suggestivo, che vale certo una visita, anche solo per poter ammirare da finestre incorniciate da scritte arabe e archi Moreschi il passaggio nostrano.
L'articolo è di Erika Delvento
L'articolo è di Erika Delvento
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