Uno dei film che abbiamo avuto modo di vedere, nella categoria Orizzonti Extra, (pellicole che possono esser votate dal pubblico in sala) è stato “Day of Fight”, una storia firmata Jack Huston che, sicuramente, godrà di una buona visibilità nel pubblico più vasto. Non presenta grandi novità dal punto di vista cinematografico, ma è in tutto e per tutto una fiaba che segue la giornata che precede il ritorno sul ring di un pugile.
Se si conoscono le basi di biologia e un minimo dei rischi del pugilato, è facilissimo intuire come questa storia potrà concludersi, ma non importa. In questa narrazione vi è un profondo senso di rinascita e di rivincita, un cuore pulsante fatto di intrinsechi legami col passato e nuove speranze col futuro. La giornata di cui siamo spettatori, come già detto, precede l’incontro sul ring del giovane Mikey (uno strabiliante Michael C. Pitt) che, col suo sguardo truce, si prepara alla ribalta dopo il periodo passato in carcere.
Tutto quello che poteva andare storto nella sua vita ha, conseguenzialmente, portato a un lento disfacimento di tutti i suoi sogni e obiettivi. Finito in carcere, pensando di meritare con tutto se stesso quella punizione, ha allontanato tutti e tutto rovinando anche i rapporti con chi vicino gli voleva stare. L’abuso di alcol, per poter curare i dolori del passato, ha portato a delle inequivocabili cicatrici nella sua anima. Segni che fanno molto più male di qualsiasi altro pugno ricevuto in faccia durante i combattimenti. In questo modo, questo giorno è composto dalle giuste ore per poter fare ammenda e per poter rimediare a tutti gli sbagli del passato.
La narrazione, quindi, si concentra proprio su questo costrutto: azione e reazione per poter rimediare al passato e garantire un futuro alle persone che ama. Non importa se ci si sta giocando la vita sul ring, importa solo sistemare tutti gli affari prima di sentire il rintocco della campanella.
Tramite i flashback e i dialoghi abbiamo modo di approfondire i dettagli sulla vita di Mikey, possiamo indagare il suo dolore e tutto ciò che ne è conseguito senza dover eccedere in spiegoni narrativi. Tutto, infatti, viene lentamente mostrato in un flusso continuo che alterna passato e presente. L’orizzontalità della giornata, quindi, viene alternata dalla verticalità dei ricordi che evocano e motivano tutte le sue scelte. Ciò che abbiamo davanti è un viaggio dell’eroe redentivo in cui l’obiettivo finale non è tanto la vittoria sul ring quanto più il “sistemare i propri affetti”.
In questo modo, nella sua semplicità questo film insinua nello spettatore un senso di rivincita e di speranza. Una commozione elevata perché davanti al reale pentimento non si può far a meno di dimenticare ciò che ci ha fatto soffrire.
Speriamo di rivedere presto in sala “Day of fight” perché a volte basta la semplicità per poter riuscire a lasciare qualcosa di potente.
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