“The Guardian” l’ha definita la serie più vicina alla perfezione degli ultimi tempi, e in effetti “Adolescence” – miniserie inglese scritta e ideata da Jack Thorne e Stephen Graham, disponibile su Netflix – lo potrebbe essere.
Il cast, la regia, la fotografia, la sceneggiatura, tutto è davvero eccezionale, ma possiamo davvero definirla perfetta se nel concreto ci si pone la domanda: “sì, ma alla fine, di che parla?”
Dell’adolescenza difficile? Di femminicidio? Di disagio psicologico? Di genitori assenti?
Credo che in ognuno dei quattro episodi ci sia un tema diverso, che alla fine di tutto lascia lo spettatore sicuramente appagato dal contenuto appena visto, ma con qualche domanda sul senso del tutto.
Per carità, a contrasto con le altre serie offerte ultimamente, Adolescence è sicuramente un capolavoro, perché per lo meno ha dalla sua un’ottima interpretazione, ma non possiamo negare che ha un qualcosa di incompleto.
Dell’adolescenza difficile? Di femminicidio? Di disagio psicologico? Di genitori assenti?
Credo che in ognuno dei quattro episodi ci sia un tema diverso, che alla fine di tutto lascia lo spettatore sicuramente appagato dal contenuto appena visto, ma con qualche domanda sul senso del tutto.
Per carità, a contrasto con le altre serie offerte ultimamente, Adolescence è sicuramente un capolavoro, perché per lo meno ha dalla sua un’ottima interpretazione, ma non possiamo negare che ha un qualcosa di incompleto.






