Parliamoci chiaramente: uno dei motivi per cui non seguo la massa è che mi rendo conto che dal momento in cui lo sto facendo, cado nel qualunquismo, in un terreno già abbattuto così tante volte che si può scivolare nel populismo, nel moralismo o – Dio non voglia – nel politicamente corretto.
A supporto della mia tesi: “La maggioranza ha quasi sempre torto”, ho stilato una lista di geni in ogni campo che hanno sfidato le convenzioni, le norme, i pensieri e le morali sociali dell’epoca dando vita, con la loro ribellione, a un cambiamento in ambito culturale.
Se nella mia lista ci sono più di sette nomi, in questo articolo voglio fermarmi a questo numero, sia per complicarmi il lavoro, sia perché dopotutto è il mio numero.
Vincent van Gogh: l’arte dell’isolamento
Emarginato da una società che lo considerava l’ultimo degli ultimi, van Gogh è stato a lungo isolato, costretto così a vivere in quasi completa solitudine e peggiorando i suoi disturbi mentali. Il tormento interiore esce nelle sue opere ricche di colori vivaci e pennellate energiche. La sua arte, che rispecchiava il mondo interiore, ai tempi veniva ignorata, disprezzata e lui è andato via da questo mondo senza sapere quanto valesse.
Il suo lavoro è stato riconosciuto postumo, durante tutto il XX secolo, e ha continuato a vivere nelle avanguardie artistiche dell’età contemporanea e ispirando artisti come Edvard Munch e Pablo Picasso.
Emily Dickinson: la poesia nell’ombra
La Dickinson non ha voluto pubblicare le sue (circa) 1800 poesie, rimaste inedite fino alla sua morte. Trattano temi profondi come la morte, l’amore, la natura e l’immortalità con uno sguardo così veritiero che può colpire il lettore come fa un colpo di vento gelido. Sapeva di non poter essere capita, sia per i temi intensi che per la sua voglia di sfidare le regole della metrica e della grammatica.
Ha forse avuto paura della sua stessa voce, ma questo non le ha impedito di farsi ascoltare fino ai giorni nostri, dove è riconosciuta come una delle voci più importanti della letteratura americana, capace di rivoluzionare la forma e il contenuto della poesia.
Franz Kafka: l’alienazione dell’individuo
Quando abbiamo la tentazione di voler credere a chi ci dà del fallito, ricordiamoci che Kafka così veniva definito dai suoi contemporanei. Quindi ringraziamo e andiamo avanti.
La società non era pronta ai temi da lui portati, il surreale e l’inquietante non potevano essere compresi perché nessuno ne aveva le basi, una minima esperienza, eppure oggi ancora risuona l’eco della sua penna.
L’essere umano visto da lui in un mix di alienazione, impotenza e frustrazione ha influenzato la letteratura del XX secolo e il linguaggio con cui esprimiamo le emozioni citate prima.
Oscar Wilde: l’esteta ribelle
La sua passione per l’estetismo e la sua satira innata lo resero un dandy controverso, capace di mettere in discussione tutte le convenzioni morali dell’epoca. La sua condanna per omosessualità con conseguente prigionia, poi, lo ha reso ai tempi sempre di più una persona da evitare. Eppure, ai nostri giorni, Oscar Wilde è tra i simboli più importanti quando si parla della libertà di esprimere se stessi.
Jean-Paul Sartre: il pensiero dell’esistenza
Anche la filosofia, che per definizione ama il confronto tra i vari tipi di pensiero, non si sottrae da questo campo. Ne è l’esempio Jean-Paul Sartre: figura centrale dell’esistenzialismo. Le sue idee sono incentrate sull’individuo, con la necessità per l’uomo di creare il proprio destino, o la vita potrebbe risultare assurda. Per l’epoca tutto ciò era rivoluzionario, tant’è che tante furono le critiche a lui mosse. Come molti, anche lui ha dovuto aspettare diversi secoli affinché le sue teorie avessero un’influenza profonda sulla filosofia e la politica.
Marina Abramović: la performance dell’anima
Artista contemporanea sottovalutata, derisa, criticata, la Abramović sfida il pubblico a riflettere sul dolore, la resistenza e la vulnerabilità con performance che mettono in discussione i limiti del corpo e della mente. La sua arte non è solo visiva, ma esperienziale: lei comunica emotivamente con il pubblico, ma come sempre accade a chi non vuole andare in profondità, si reputa il tutto come “spazzatura”.
Jimi Hendrix: l’anima ribelle della musica
Dobbiamo dirlo: la maggior parte dei grandi nomi della musica – soprattutto dagli anni ’60 in poi – sono stati tutti dei geni incompresi, ma qui non posso non citare la sua chitarra nella musica psichedelica di quegli anni.
Nato in una condizione di povertà e discriminazione razziale, Hendrix ha saputo reinventarsi e ribaltare la sua posizione grazie a un nuovo stile rock che si fonde con il blues e la sperimentazione sonora.
Purtroppo i suoi demoni passati non l’hanno mai abbandonato, così si è tolto la vita troppo presto, ma in tempo per diventare una leggenda.
Insomma, il presente non aiuta a farsi riconoscere come “grandi” ma spesso possiamo pensare che quando ci insultano, ci deridono, o ci mettono in un angolo è perché hanno paura della grandiosità che abbiamo dentro.
A supporto della mia tesi: “La maggioranza ha quasi sempre torto”, ho stilato una lista di geni in ogni campo che hanno sfidato le convenzioni, le norme, i pensieri e le morali sociali dell’epoca dando vita, con la loro ribellione, a un cambiamento in ambito culturale.
Se nella mia lista ci sono più di sette nomi, in questo articolo voglio fermarmi a questo numero, sia per complicarmi il lavoro, sia perché dopotutto è il mio numero.
Vincent van Gogh: l’arte dell’isolamento
Emarginato da una società che lo considerava l’ultimo degli ultimi, van Gogh è stato a lungo isolato, costretto così a vivere in quasi completa solitudine e peggiorando i suoi disturbi mentali. Il tormento interiore esce nelle sue opere ricche di colori vivaci e pennellate energiche. La sua arte, che rispecchiava il mondo interiore, ai tempi veniva ignorata, disprezzata e lui è andato via da questo mondo senza sapere quanto valesse.
Il suo lavoro è stato riconosciuto postumo, durante tutto il XX secolo, e ha continuato a vivere nelle avanguardie artistiche dell’età contemporanea e ispirando artisti come Edvard Munch e Pablo Picasso.
Emily Dickinson: la poesia nell’ombra
La Dickinson non ha voluto pubblicare le sue (circa) 1800 poesie, rimaste inedite fino alla sua morte. Trattano temi profondi come la morte, l’amore, la natura e l’immortalità con uno sguardo così veritiero che può colpire il lettore come fa un colpo di vento gelido. Sapeva di non poter essere capita, sia per i temi intensi che per la sua voglia di sfidare le regole della metrica e della grammatica.
Ha forse avuto paura della sua stessa voce, ma questo non le ha impedito di farsi ascoltare fino ai giorni nostri, dove è riconosciuta come una delle voci più importanti della letteratura americana, capace di rivoluzionare la forma e il contenuto della poesia.
Franz Kafka: l’alienazione dell’individuo
Quando abbiamo la tentazione di voler credere a chi ci dà del fallito, ricordiamoci che Kafka così veniva definito dai suoi contemporanei. Quindi ringraziamo e andiamo avanti.
La società non era pronta ai temi da lui portati, il surreale e l’inquietante non potevano essere compresi perché nessuno ne aveva le basi, una minima esperienza, eppure oggi ancora risuona l’eco della sua penna.
L’essere umano visto da lui in un mix di alienazione, impotenza e frustrazione ha influenzato la letteratura del XX secolo e il linguaggio con cui esprimiamo le emozioni citate prima.
Oscar Wilde: l’esteta ribelle
La sua passione per l’estetismo e la sua satira innata lo resero un dandy controverso, capace di mettere in discussione tutte le convenzioni morali dell’epoca. La sua condanna per omosessualità con conseguente prigionia, poi, lo ha reso ai tempi sempre di più una persona da evitare. Eppure, ai nostri giorni, Oscar Wilde è tra i simboli più importanti quando si parla della libertà di esprimere se stessi.
Jean-Paul Sartre: il pensiero dell’esistenza
Anche la filosofia, che per definizione ama il confronto tra i vari tipi di pensiero, non si sottrae da questo campo. Ne è l’esempio Jean-Paul Sartre: figura centrale dell’esistenzialismo. Le sue idee sono incentrate sull’individuo, con la necessità per l’uomo di creare il proprio destino, o la vita potrebbe risultare assurda. Per l’epoca tutto ciò era rivoluzionario, tant’è che tante furono le critiche a lui mosse. Come molti, anche lui ha dovuto aspettare diversi secoli affinché le sue teorie avessero un’influenza profonda sulla filosofia e la politica.
Marina Abramović: la performance dell’anima
Artista contemporanea sottovalutata, derisa, criticata, la Abramović sfida il pubblico a riflettere sul dolore, la resistenza e la vulnerabilità con performance che mettono in discussione i limiti del corpo e della mente. La sua arte non è solo visiva, ma esperienziale: lei comunica emotivamente con il pubblico, ma come sempre accade a chi non vuole andare in profondità, si reputa il tutto come “spazzatura”.
Jimi Hendrix: l’anima ribelle della musica
Dobbiamo dirlo: la maggior parte dei grandi nomi della musica – soprattutto dagli anni ’60 in poi – sono stati tutti dei geni incompresi, ma qui non posso non citare la sua chitarra nella musica psichedelica di quegli anni.
Nato in una condizione di povertà e discriminazione razziale, Hendrix ha saputo reinventarsi e ribaltare la sua posizione grazie a un nuovo stile rock che si fonde con il blues e la sperimentazione sonora.
Purtroppo i suoi demoni passati non l’hanno mai abbandonato, così si è tolto la vita troppo presto, ma in tempo per diventare una leggenda.
Insomma, il presente non aiuta a farsi riconoscere come “grandi” ma spesso possiamo pensare che quando ci insultano, ci deridono, o ci mettono in un angolo è perché hanno paura della grandiosità che abbiamo dentro.
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