Il 23 maggio, per la Sicilia specialmente, è un giorno quanto mai importante: si celebra il ricordo e il sacrificio di due grandi uomini che hanno fatto della loro vita una costante lotta alla ricerca della legalità. Quella della “strage di Capaci” è una ferita ancora fin troppo fresca per il popolo siciliano, un taglio che pulsa da trent’anni e che viene raccontato ed edulcorato ai ragazzini. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano due uomini che hanno fatto del Maxiprocesso la loro missione, l’unica ragione per poter restare a Palermo; hanno fatto dell’aula bunker all’Ucciardone (Il carcere di Palermo) la loro dimora lasciando le famiglie quanto più lontano possibile da loro.
Questo 23 maggio, appunto, saranno trent’anni esatti e non crediamo che esita modo migliore per onorare la memoria di uno di questi due uomini se non leggendo un piccolo, prezioso libro. Il cane di Falcone, pubblicato da Fazi Editore, scritto da Dario Levantino, arriverà nelle librerie il 14 aprile e tratta in un modo molto originale un argomento ormai pieno di retorica e di vuoti.




