mercoledì 16 dicembre 2020

#MustToRead: Il Piccolo Principe

Ci sono libri, film e serie TV che vincono un posto nella categoria "MustTo" a mani basse, e Il Piccolo Principe è decisamente un libro che si merita una posizione tutta sua in questa lista.

Il libro, scritto nel 1943 dallo scrittore, militare e aviatore francese Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry (1900-1944), conosciuto ai più come Antoine de Saint-Exupéry o Tonio, è uno di quei libri che quando sei piccolo (ma anche quando si diventa grandi) almeno una volta ti viene regalato. Che sia la maestra delle elementari che all'ultimo giorno di quinta te lo lascia sul banco con tanto di dedica all'interno, lo zio che al pranzo di Natale te lo porge con fare imbarazzato perché non sapeva proprio che regalo farti, o ancora l'amico, il fidanzato, la fidanzata che come gesto di affetto ti dona questo manualetto di sole centoventidue pagine, Il Piccolo Principe è un must e crediamo non sia un caso che sia stato tradotto in più di trecento lingue e dialetti diversi, risultando il terzo libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia e il Corano.

Sulla base di ciò, siamo sicuri che Il Piccolo Principe sia semplicemente un libro per bimbi da leggere con leggerezza?
La storia di questo principe con i capelli color del grano a grandi linee è più o meno nota a tutti, anche solo per sentito dire: un aviatore precipitato nel deserto del Sahara incontra il bambino che dopo una richiesta apparentemente assurda ("mi disegni una pecora?") inizia a raccontare all'adulto la storia di tutti i personaggi da lui incontrati nel suo viaggio verso la Terra.
Sono note a tutti alcune delle citazioni del libro, talmente tanto utilizzate da chiunque e decontestualizzate che con il tempo hanno quasi perso il loro fascino.

Quello che invece conoscono bene solo le persone che questo libro l'hanno letto sono i personaggi, ma non la volpe e né la rosa, che saltano subito alla mente di tutti.
E infatti oggi ci sposteremo dai personaggi più di rilievo e parleremo di quelli meno conosciuti, ma non meno importanti.

B 612 è il nome del piccolo asteroide in cui vive il nostro piccolo principe, è un luogo di cui prendersi cura, perché così piccolo che basta un niente per renderlo praticamente inabitabile. Se dovesse crescere un baobab, per esempio, per il Principe sarebbe un disastro e il suo pianeta potrebbe scoppiare.
L'asteroide B 612 è così piccolo che basta spostare una sedia di qualche passo per vedere la sedia innumerevoli volte ("un giorno ho visto il sole tramontare quarantatre volte!").
È sull'asteroide B 612 che il piccolo principe farà la conoscenza e si prenderà cura della sua rosa, la stessa rosa che nasconderà una richiesta di aiuto dietro alla sua dichiarazione di autosufficienza quando il Principe deciderà di partire per esplorare nuovi pianeti ("ma sì, ti voglio bene, e tu non l'hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio più.").
Pianeti nei quali incontrerà varie metafore della natura umana.

"- Ah! ecco un suddito, esclamò il re appena vide il piccolo principe.
E il piccolo principe si domandò:
- Come può riconoscermi se non mi ha mai visto?
Non sapeva che per i re il mondo è molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi.
- Avvicinati che ti veda meglio, gli disse il re che era molto fiero di essere finalmente re per qualcuno."

Sull'asteroide B 325 il piccolo principe fa la conoscenza del re, unico abitante dell'asteroide.
Su chi regna, vi chiederete voi, ebbene, il monarca afferma di esercitare il suo potere sul sole e sulle stelle, si vanta di dare solo ordini ragionevoli ed è sinceramente convinto del fatto che lui e lui soltanto regni su tutto ciò che lo circonda.
Il piccolo principe lo liquida praticamente subito, quasi scappando da quel pianeta e da quella persona che rappresenta in tutto e per tutto il bisogno dell'essere umano di esercitare potere e controllo su tutto quanto, nonché l'illusione che ci riesca fino in fondo.

"I vanitosi non sentono altro che le lodi.
- Mi ammiri molto, veramente?
domandò al piccolo principe.
- Che cosa vuol dire ammirare?
- Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l'uomo piu' bello, più elegante, piu' ricco e più intelligente di tutto il pianeta. Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!
-Ti ammiro, disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, - ma tu che te ne fai?"

Dopo aver incontrato il re, il principe si sposta sull'asteroide B 326, dove incontrerà un tipo altrettanto
bizzarro: il vanitoso, che con il suo ridicolo cappello crede di essere il più bello e intelligente del suo pianeta. Ed effettivamente lo è, ma solo perché è il solo ed unico abitante dell'asteroide.
Il piccolo principe si divertirà un po' a prenderlo in giro e a dargli il contentino, ma si stancherà presto e gli farà notare il piccolo particolare che gli era sfuggito (o che non voleva vedere?), ma al vanitoso non interessa: che sia da solo oppure no, lui vuole semplicemente sentirsi dire che è il migliore di tutti.
Il principe rimarrà sconcertato di fronte alla spasmodica voglia di approvazione del vanitoso, che è la stessa identica spasmodica voglia con cui l'uomo medio vive.
Il nostro ego ha bisogno di sentirsi dire che siamo belli, bravi, intelligenti, simpatici, generosi, umili...

"- Che cosa fai?
chiese all'ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
- Bevo, rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.
- Perché bevi?
domandò il piccolo principe.
- Per dimenticare, rispose l'ubriacone.
- Per dimenticare che cosa?
s'informò il piccolo principe che cominciava già a compiangerlo.
- Per dimenticare che ho vergogna", confessò l'ubriacone abbassando la testa.
- Vergogna di che?"
insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
- Vergogna di bere!
e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo."

Dopo il vanitoso, la visita più breve del piccolo principe è proprio sull'asteroide B 327, dove si imbatte nell'ubriacone.
Qui comprendiamo che sì, il piccolo principe rimane sempre molto sconcertato dai personaggi che si trova davanti, eppure rimane molto propenso ad aiutare quando pensa che potrebbe essere utile.
Oltre ad entrare nel vastissimo mondo delle dipendenze, in questo brevissimo capitolo, il dodicesimo, si fa luce sulla propensione alla tristezza, all'inettitudine e all'incapacità dell'uomo di affrontare le proprie fragilità. Fragilità che l'uomo tende a nascondere e a scappare da queste, piuttosto che affrontarle; è proprio questo scappare dalle cose che porta a circoli viziosi.

"- Cinquecento e un milione seicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono un uomo preciso.
- E che te ne fai di queste stelle?"
- Che cosa me ne faccio?"
- Si.
- Niente. Le possiedo io.
- Tu possiedi le stelle?"
- Si.
[...]
- Io,
disse il piccolo principe,
- possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai.
E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle..."
L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò niente da rispondere."

Dopo la triste visita dall'ubriacone, il piccolo principe si presenta invano ad un uomo d'affari, nel
pianeta B 328 talmente impegnato che nemmeno lo saluta. In un certo senso gli ricorda l'ubriacone. Possiede le stelle, perché è stato il primo ad avere l'idea, ma il suo possedere le stelle è totalmente inutile. Non ha la minima idea di cosa farci, esattamente come alla fine della giornata tutti noi ci rendiamo conto di non sapere cosa farci, con le cose che possediamo.
Sì, per carità, sono belle, ma guardiamoci intorno: il 99% delle cose da cui siamo circondati sono completamente inutili a noi, come noi lo siamo a loro.
Possedere. Molto spesso sembra che, facendo parlare l'ego, esattamente come l'uomo d'affari l'unica cosa che ci interessi sia possedere senza coltivare niente.

"Salendo sul pianeta salutò rispettosamente l'uomo:
- Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione?"
- È  la consegna
rispose il lampionaio. - Buon giorno.
- Che cos'è la consegna?
È di spegnere il mio lampione. Buona sera. E lo riaccese.
- E adesso perché lo riaccendi?
- È la consegna.
- Non capisco
disse il piccolo principe.
- Non c'è nulla da capire [...]
Quest'uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri, dal re, dal vanitoso, dall'ubriacone, dall'uomo d'affari. Tuttavia è il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perché si occupa di altro che non di se stesso. Ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora:
Questo è il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta è veramente troppo piccolo non c'è posto per due..."

Nel penultimo pianeta che il piccolo principe visita, il B 329, si trova davanti a un personaggio che lo stupirà: è l'unico che si occupa di qualcos'altro piuttosto che di se stesso ed è l'unico che gli sta simpatico.
Il lampionaio, un personaggio molto pigro ma sempre di fretta, si trova ad affrontare un problema: gli piace il suo lavoro ma il suo compito (accendere il lampione con l'arrivo della sera e spegnerlo con l'arrivo del giorno) è notevolmente compromesso dal suo pianeta, che facendo un giro al minuto costringe l'uomo a non fermarsi mai, e più l'uomo lavora, più si lamenta della sua stanchezza.
Certo, è l'unico personaggio che non pensa solo a se stesso e questo è bellissimo, ma non vi sembra molto la rappresentazione di un lavoratore che dopo una vita inizia a odiare il suo lavoro? Prima o poi, per quanto si può amare o anche solo apprezzare il proprio impiego, è inevitabile sentirsi sfiancati e alienati.

"- Noi non annotiamo i fiori
disse il geografo.
"- Perché? Sono la cosa più bella.
"Perché i fiori sono effimeri.
"Che cosa vuol dire 'effimero'?
"Le geografie, disse il geografo, - sono i libri più preziosi fra tutti i libri. Non passano mai di moda. È molto raro che una montagna cambi di posto. È molto raro che un oceano si prosciughi. Noi descriviamo delle cose eterne.
- Ma i vulcani spenti si possono risvegliare, interruppe il piccolo principe. - Che cosa vuol dire 'effimero'?
- Che i vulcani siano spenti o in azione, è lo stesso per noi, disse il geografo. - Quello che conta per noi è il monte, lui non cambia.
- Ma che cosa vuol dire 'effimero'?" ripeté il piccolo principe che in vita sua non aveva mai rinunciato a una domanda una volta che l'aveva fatta.
- Vuol dire 'che è minacciato di scomparire in un tempo breve'.
- Il mio fiore è destinato a scomparire presto?
- Certamente."

Nell'ultimo pianeta che il piccolo principe visita prima di approdare sulla Terra, il B 330, grande dieci
volte tutti gli altri pianeti da lui visitati, il nostro protagonista si imbatte in un personaggio estremamente importante per la sua consapevolezza: il geografo. Un geografo senza esploratori, e che quindi non conosce il suo pianeta.
Parlandogli del suo mestiere il geografo spiegherà al principe il significato della parola 'effimero', e che  farà capire al principe che, nonostante tutto, la sua rosa che ama e cura tanto è destinata a morire, esattamente come tutti rapporti.

In questo articolo ci tenevamo a descrivere nel dettaglio alcuni personaggi, ma ne Il Piccolo Principe ci sono tante situazioni con un significato nascosto tutto da scoprire.
Sì sarà anche un libro per bambini, ma è anche e soprattutto un libro da leggere e rileggere da adulti, per rendersi conto ogni volta che in fondo, anche il libri considerati 'per bambini', possono essere estremamente pregni di significati che da 'grandi' tendiamo a dimenticare.

"Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano."

Potete cliccare qui per acquistare il libro.

Nessun commento:

Posta un commento