Il successo di Cattivissimo Me lo conosciamo un po’ tutti. Un semplice film di animazione è divenuto un vero e proprio franchisee dalla eterogenea presa sul pubblico. Sono così nati i sequel e prequel finalizzati sull’idea di allargare il mondo di Gru e dei suoi aiutanti gialli. Tornano protagonisti in sala: il 18 agosto, Stuart, Bob e Kevin, in compagnia di Otto (nuovo e tondo Minion). La loro missione è quella di aiutare il loro “Mini-Capo” affinché possa divenire Cattivissimo. Noi di 4Muses abbiamo avuto modo di vedere questo film in anteprima, grazie al Giffoni Film Festival, e vi invitiamo a invadere le sale vestiti con tanto di giacca, cravatta e occhiali neri!
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sabato 13 agosto 2022
venerdì 12 agosto 2022
#Pensieri: Fiori sul cavalcavia
Erano gli ultimi giorni di luglio, l'estate si manifestava nel ridente calore che il sole donava al pomeriggio. C'era chi lo trovava torrido, ma quel calore mi ha dato sempre speranza e allegria.
Decisi di uscire, da solo, in cammino e senza un veicolo. Passeggiavo nel paese, pronto a cogliere le sfumature che aveva da offrirmi. Il mio vagare deciso e il mio sguardo alla ricerca di stimoli mi guidavano.
lunedì 8 agosto 2022
#Personaggi: Robbie Williams
Tutti noi, forse, abbiamo quell’artista di cui siamo così tanto fan da non menzionare quasi mai, come se fosse un segreto o un qualcosa di solo nostro. Non c’è ossessione, forse non lo seguiamo neanche sui social, perché vogliamo che rimanga per noi solo l’artista.
Chi sta scrivendo l’articolo prova ciò per Robbie Williams: non conta se ne è innamoratissima da quando era bambina o se ha due tatuaggi con frasi delle sue canzoni, a volte persino lei si dimentica di quanto sia fan di Robbie. Ecco perché è giunto il momento di dedicare un articolo al cantante britannico.
Chi sta scrivendo l’articolo prova ciò per Robbie Williams: non conta se ne è innamoratissima da quando era bambina o se ha due tatuaggi con frasi delle sue canzoni, a volte persino lei si dimentica di quanto sia fan di Robbie. Ecco perché è giunto il momento di dedicare un articolo al cantante britannico.
sabato 6 agosto 2022
#Arte: La Pietà di Michelangelo
Una delle opere più famose dell’Occidente si trova all’interno della Città Eterna, nello Stato Pontificio, nella Basilica più famosa al mondo, San Pietro: la Pietà. Scolpita da Michelangelo Buonarroti tra il 1497 e il 1499, l’autore aveva poco più di vent’anni quando realizzò questo capolavoro. Alta 174 centimetri e larga 195, la Pietà gli venne commissionata nel 1497 dal cardinale Jean Bilhères de Ladraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso Papa Alessandro VI: l’opera doveva appunto rappresentare la Madonna con il Cristo morto tra le braccia. Lo scopo era quello di posizionare questa scultura nella cappella di Santa Petronilla e che dovesse essere pronta per il giubileo che di lì a tre anni si sarebbe celebrato. Michelangelo impiegò nove mesi alla ricerca del marmo perfetto e quando lo trovò, lo fece trasportare dalla cave di Carrara a Roma. Si tratta di un solo blocco e la leggenda narra che quando l’autore terminò la sua opera, il cardinale morì, rendendo il tutto quindi il suo monumento funebre.
La Pietà presenta anche la firma di Michelangelo, incisa sul petto della Vergine in maniera trasversale, cosa che non aveva mai fatto prima- non è presente infatti ne “La creazione di Adamo” -. La scritta recita infatti: “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”. Per l’artista, firmare la propria opera era una cosa inusuale, ma pare che degli uomini che videro l’opera, l’attribuirono a un loro conoscente lombardo. Uditi, Michelangelo nella notte sgattaiolò vicino alla statua e vi incise il proprio nome, rendendone innegabile la paternità. Ma perché quest’opera è tanto importante?
venerdì 5 agosto 2022
#Libri: Il pensiero bianco
Se ci seguite lo sapete bene: noi non crediamo nella dualità. Sappiamo benissimo che viviamo in un mondo duale e scendiamo a patti con le regole del gioco, ma siamo ben consapevoli che nella realtà dei fatti tutto è Uno. L’“Io” è una grandissima illusione e andrebbe cambiato con il “Noi”.
È proprio partendo da questa logica che abbiamo deciso di scrivere ogni nostro articolo al noi, tranne quelli nella categoria Pensieri, perché sono nostri sfoghi personali.
Siamo convinte che includere ogni colore nella tavolozza non escluda nessun pigmento, anzi: li riunisce rendendo la tela unica proprio per le diverse sfumature che nascono.
Siamo anche persone che amano mettersi in dubbio, amano sentire le voci fuori dal coro perché sappiamo che se un concetto ci fa male, o abbiamo voglia di ignorarlo, beh, ha colpito nel nostro profondo.
Per tutti questi motivi abbiamo voluto leggere “Il pensiero bianco” di Lilian Thuram.
Permetteteci una battuta del tutto goliardica per l’ex calciatore della Juventus: abbiamo acquistato il libro nonostante siamo tifosissime della Roma!
È proprio partendo da questa logica che abbiamo deciso di scrivere ogni nostro articolo al noi, tranne quelli nella categoria Pensieri, perché sono nostri sfoghi personali.
Siamo convinte che includere ogni colore nella tavolozza non escluda nessun pigmento, anzi: li riunisce rendendo la tela unica proprio per le diverse sfumature che nascono.
Siamo anche persone che amano mettersi in dubbio, amano sentire le voci fuori dal coro perché sappiamo che se un concetto ci fa male, o abbiamo voglia di ignorarlo, beh, ha colpito nel nostro profondo.
Per tutti questi motivi abbiamo voluto leggere “Il pensiero bianco” di Lilian Thuram.
Permetteteci una battuta del tutto goliardica per l’ex calciatore della Juventus: abbiamo acquistato il libro nonostante siamo tifosissime della Roma!
giovedì 4 agosto 2022
mercoledì 3 agosto 2022
#Pensieri: L'etichetta che diamo ai sentimenti
Credo che “lost in translation” (letteralmente “perso nella traduzione”) sia una frase che racchiude perfettamente quante cose ci perdiamo nella traduzione. La cosa che, però, molto spesso non mettiamo in conto è che la comunicazione sia un continuo atto di traduzione. Noi traduciamo gli altri costantemente. Basta trovarci faccia a faccia con qualcuno per iniziare questo processo e, spoiler, commettiamo errori. Traduciamo l’altro secondo quelli che sono i nostri filtri, capiamo quello che vogliamo capire e riportiamo all’altro solo quello che abbiamo capito. È come se costantemente giocassimo al telefono senza fili e di orecchio in orecchio riportassimo bisbigli e sussurri forvianti.
L’atto della comunicazione è un atto di traduzione. La traduzione in quanto tale, proprio per etimologia del termine, ci porta a tradire l’altro. Tradiamo persino noi stessi, perché sfido chiunque ad ammettere di esser stato in grado di dire esattamente ciò che pensa nel modo in cui lo ha pensato. Ciò avviene, il più delle volte, perché concepiamo il modo secondo una serie di codici (o almeno questa è la spiegazione che mi sono data).
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