giovedì 4 marzo 2021

#SullaStrada: Mantova

Nel mezzo della Pianura Padana sorge la città di Mantova, dichiarata Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco per il suo ruolo nella diffusione della cultura del Rinascimento. Città, tra l’altro che dà i natali a Virgilio
 
Noi di 4Muses  amiamo visitare luoghi che non fanno parte della nostra quotidianità e amiamo ancora di più perderci nei meandri della storia. Purtroppo non siamo state fisicamente a Mantova, ma durante il periodo di quarantena, abbiamo voluto evadere mentalmente. Abbiamo conosciuto la città ed è entrata a far parte della lista dei luoghi da visitare appena ne avremo l'occasione. Intanto vogliamo presentarvela lo stesso.

Breve Storia

Mantova sembra sia stata fondata dagli Umbri. Venne comunque poi abitata dagli Etruschi e dai Celti, fino a quando i Romani li cacciarono e iniziarono nella città italiana le loro opere di fortificazione. Grazie al terreno fertile della Pianura Padana, è sempre stata una città molto contesa.

Nell’anno 1000 i Canossa (Teoldo di Canossa prima e la contessa Matilde poi) cominciano a dominare su Mantova, ampliando le proprietà ed edificando conventi e chiese, la più antica è la Rotonda di San Lorenzo, presente ancora oggi. Nel 1115, alla morte di Matilde, la città comincia frequenti scontri con le popolazioni confinanti: veronesi, cremonesi e reggiani.

Nel 1246 Ezzelino da Romano conquista la città, ma viene deposto due mesi dopo. Da quel momento Mantova inizia un periodo di pace e benessere. Sono di quel tempo il Palazzo del podestà e il Ponte dei Mulini.

Nel 1276 la famiglia Bonacolsi incomincia la sua ascesa al potere, diventando una delle famiglie più potenti dell’epoca. Ma il loro primato dura poco, perché a sfidarli ci sono i Gonzaga. Questi ultimi vincono la battaglia finale nel 1328, quando Luigi Gonzaga, aiutato dalla famiglia Della Scala di Verona, uccide l’ultimo dei Bonacolsi: Rinaldo, detto Passerino.

I Gonzaga dominano su Mantova per ben quattro secoli, fino al 1707. Questo è il periodo in cui la città si carica del lustro della storia, divenendo uno dei massimi centri d’arte d’Europa. Artisti come Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna… e tantissimi altri, hanno contribuito a consegnare alla città il lustro che merita.

Ovviamente il periodo dei Gonzaga è segnato anche da momenti terribili, come una guerra di successione e saccheggio a opera dei lanzichenecchi, colpevoli di aver diffuso la peste nel 1630. È proprio in questo anno che ha inizio il lungo declino della città, che per tutto il Settecento e buona parte dell’Ottocento, passerà dal governo austriaco a quello francese, per poi tornare sotto le grinfie d’Austria.

Tra il 1852 e il 1855 avviene l’eccidio dei Martiri di Belfiore, un gruppo di patrioti italiani condannati a morte per impiccagione per ordine di Josef Radetzky, feldmaresciallo austriaco e governatore del Lombardo-Veneto.

Nel 1866 Mantova entra ufficialmente a far parte dello Stato Italiano.

La Mantova dei Gonzaga

Vi vogliamo parlare di alcuni luoghi da visitare assolutamente se vi trovate nei pressi di Mantova.

Iniziamo dalla Basilica di Sant’Andrea. Progettata da Leon Battista Alberti, l’edificazione ha inizio nel 1472 ed è conclusa trecentoventotto anni dopo su disegni di Filippo Juvarra. All’interno della sua cripta è custodita la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, portata a Mantova da Longino, centurione romano. Qui è presente il monumento funebre di Andrea Mantegna, noto pittore e incisore.

La Basilica palatina di Santa Barbara è la chiesa della corte dei Gonzaga, infatti fu voluta proprio da Guglielmo. L’architetto è Giovan Battista Bertani. È parte integrante del Palazzo Ducale, la costruzione si conclude nel 1572.

Il Palazzo Ducale, detto anche Reggia dei Gonzaga, è a tutti gli effetti una città-palazzo. I numerosi edifici sono collegati tra loro attraverso corridoi e gallerie. Il tutto è arricchito da cortili interni e vasti giardini. La Reggia dei Gonzaga, per estensione dei tetti, è la seconda in Europa, davanti a lei c’è solamente il Vaticano.


La stanza più famosa del Palazzo Ducale, definita “la più bella camera del mondo”, è senza dubbio la Camera degli Sposi, situata nel castello di San Giorgio. Viene realizzata da Andrea Mantegna ed è forse il suo più grande lavoro in termini di prospettiva. Ci sono voluti nove anni, dal 1465 al 1474, per completare l’opera.

Il nome può trarre in inganno, la sua funzione principale non era quella di camera da letto, ma quella di sbalordire gli ospiti illustri che Ludovico Gonzaga riceveva quasi quotidianamente.

Il miglior punto d’osservazione è sicuramente il centro della stanza: gli affreschi alle pareti ci danno l’impressione di trovarci all’interno di una loggia. Su due pareti possiamo ammirare due scene di una storica giornata del marchese Ludovico II: l’elezione a cardinale del terzogenito Francesco. Tra i tanti personaggi che sono rappresentati notiamo anche Federico I, suo primogenito e successore, e Francesco II, il piccolo nipotino e futuro marito di Isabella d’Este.

Se alziamo lo sguardo sulla volta, rimaniamo stupiti per le decorazioni con continui riferimenti alla cultura classica come teste di imperatori romani e personaggi della mitologia greca. Al centro c’è un’immaginaria apertura dove un gruppo di putti gioca e si sporge dal parapetto. Un senso di vertigine ci viene dato anche dalle cortigiane e da un moro che si affacciano e da un vaso in bilico oltre il bordo.


Di Mantova ci sarebbe moltissimo da dire, e sicuramente non mancheranno altri articoli a lei dedicati. Se però avete avuto la fortuna di visitarla, o ci abitate, non esitate a raccontarci la vostra esperienza o le vostre impressioni lasciando un commento.

mercoledì 3 marzo 2021

#MustToRead: Il Settimo Giorno

I libri degli autori asiatici hanno un carattere molto più spirituale rispetto a quelli dell’occidente. Lo abbiamo visto con “Un’estate con la strega dell’Ovest” di Kaho Nashiki e con “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Oggi vogliamo parlarvi dell’opera di quello che viene considerato uno degli autori più influenti della Cina contemporanea, Yu Hua, del suo libro “Il settimo giorno”, edito da Feltrinelli.

È una nebbiosa mattina quando Yang Fei riceve una misteriosa chiamata: è in ritardo per la sua cremazione. Ma il nostro protagonista non ha l’abito adatto per il suo primo giorno da morto, né tantomeno una tomba per il riposo eterno perché nessuno gli è rimasto al mondo in grado di comprargliela. Non potendo passare oltre, il giovane inizia il suo viaggio, cercando di ricordare quali sono stati i suoi ultimi pensieri da vivo e cosa l’abbia trascinato nel mondo dei più. Yang Fei,vagando per le strade dell’Aldilà che sembrano costruirsi al suo passaggio, incontra diverse persone che hanno avuto un qualche impatto sulla sua vita, persone care che in sette giorni racconteranno la loro storia e la loro dipartita, senza rancore e senza più ansie, perché ormai l’Inferno – che loro indicano come l’Aldiquà – l’hanno già superato.

martedì 2 marzo 2021

#Costume&Società: Positività tossica

"Viviamo in un'epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c'è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire [...] un'altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili."
- Alessandro D'Avenia in "L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita" (2019).

Non siamo proprio sicure che "rimanere positivi sempre e comunque" sia buono.
Fossimo solo noi a storcere il naso davanti all'insistente positività che aleggia nella società odierna, sarebbe più facile e forse comprensibile prenderci per pazze, ma sappiamo bene tutti che il mondo così tanto patinato e filtrato dei social network con tutti i suoi personaggi che si porta dietro e che ci impone costantemente un atteggiamento positivo che dovremmo avere, nella quotidianità non regge.
Dire che "non regge" è un eufemismo.

lunedì 1 marzo 2021

#MustToWatch: The Good Place

Oggi vogliamo parlarvi di una serie tv forse lasciata un po’ troppo a se stessa: The Good Place. È andata in onda dal 19 gennaio 2016 al 30 gennaio 2020 sul canale NBC e il suo ideatore è Micheal Schur, mente geniale che ha dato vita a serie quali: The Office, Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine. Anche se la serie si è conclusa da un anno, non è detto che grazie a Netflix  non venga confermata per una quinta stagione.

La serie è imperniata sulla vita terrena e ultraterrena di Eleanor Shellstrop (Kristen Bell) che, dopo aver passato la vita nell’egoismo più puro, si ritrova nell’aldilà e anche se mai avrebbe pensato di guadagnare il Paradiso, viene accolta da un angelo/architetto di nome Micheal (Ted Danson) che ha progettato lui stesso la città "divina" in cui si trova. La casa dove andrà a vivere dovrebbe rispettare i canoni estetici e i desideri che Eleanor ha avuto in vita, e da qui lei si rende veramente conto che c'è qualcosa che non va, in quanto si ritrova in una dimora e in una realtà che non solo non la soddisfa, ma la disgusta.

La ragazza, se inizialmente fa finta di nulla e cerca di godersi il più possibile l’esperienza, sente giorno dopo giorno, attimo dopo attimo di non meritarsela appieno, sente che i desideri ritrovati nell'Oltre non corrispondono a quelli avuti in vita.
Consapevole così di essere stata vittima di uno sbaglio e di meritare in realtà l’inferno, ha davanti a sé una scelta: o prova a diventare una persona più etica, o confessa la verità. Per sua fortuna incontra Chidi Anagonye (William Jackson Harper) che in vita è stato un professore di filosofia ed etica. Lui, anche se con alcune remore, accetta di aiutarla e questo dà il via a vicende sempre più ironiche, ma anche profondamente significative per la crescita dei personaggi.


Un altro protagonista è Jason Mendoza (Manny Jacinto) delinquente che proprio come Eleanor viene mandato in Paradiso a causa di un errore, ma al momento della morte viene scambiato per un monaco buddista.
Chidi aiuterà anche lui, che nel frattempo si è innamorato prima di Tahani Al-Jamil (Jameela Jamil) e poi di Janet, (D’Arcy Carden) un’interfaccia tecnologica che ha in sé ogni informazione relativa all’universo e compare all’istante se qualcuno pronuncia il suo nome.


Nel corso dei cinquantatre episodi ognuno da ventidue minuti ciascuno, tutti e quattro questi personaggi dovranno fare i conti con quelle che sono state le loro azioni sulla terra.
Il bene non è sempre stato un bene, così il male non è sempre stato un male.

Non vogliamo dirvi troppo, perché la serie, seppur conclusa e disponibile a tutti, ha avuto un’eco povera ed è sconosciuta ai più. Vi garantiamo però che ogni episodio vi farà ridere, che proverete empatia per ogni personaggio - anche quelli provenienti dall’Inferno - e che vi ricrederete molto sulla legge del Karma.

Se l’articolo vi ha incuriositi, potete vedere The Good Place su Sky o Netflix.

sabato 27 febbraio 2021

#Costume&Società: La Generazione del '27

Siviglia, 1927.


Un gruppo di intellettuali si raduna nell’Ateneo della città per commemorare il terzo centenario della morte di Luis de Góngora, uno dei maggiori esponenti del Barocco spagnolo. Il clima che si respira è di profonda ammirazione e amicizia fra tutti i membri, i quali vivono insieme nella Residencia de Estudiantes di Madrid, una struttura che oggi chiameremo “college”, fondata nel 1910.

"Tra l'intellettuale e il sentimentale. L'emozione tende ad essere frenata dall'intelletto. Preferiscono l'intelligenza, il sentimento e la sensibilità all'intellettualismo, al sentimentalismo e alla sensibilità."

Risulta complicato definire stilisticamente con precisione questo movimento a causa dell'ampia varietà di generi e stili coltivati ​​dai suoi membri; si può tentare di parlare di una ricerca di equilibrio fra materia popolare e bellezza formale, ovvero una grande attenzione per la forma e per la poesia esteticamente bella.

Non sono solo poeti e scrittori, ma anche pittori, scultori, compositori e musicologi.
Tra i nomi più celebri figurano Pedro SalinasRafael AlbertiFederico García LorcaDámaso AlonsoGerardo DiegoLuis Cernuda.
L’Antologia di Gerardo Diego del 1932 è considerato il documento di esordio, contenente le principali poesie degli artisti fino a quel momento.

“- Pero ¿por qué no llevas sombrero?
- Porque no me da la gana...
- Pues te tirarán piedras en la calle.
- Me mandaré construir un monumento con ellas.

(“- Ma perché non porti il cappello?
- Perché non ne ho voglia...
- Ma per strada ti tireranno le pietre.
- Le userò per costruire un monumento.”)
- Concha Méndez, "Memorias habladas, memorias armadas", p. 48.

Da esso tutte le donne sono escluse e solo recentemente la storiografia della generazione del 27’ ha
saputo dare spazio alle “Sinsombreros” (letteralmente “senza cappello”, erano un gruppo di donne intellettuali e artiste spagnole, nate tra il 1898 e il 1914) come
Josefina de la TorreMaruja Mallo e Rosa Chacel.
Questo appellativo fa riferimento ad un episodio emblematico avvenuto durante una passeggiata a Madrid lungo la Puerta del Sol: Maruja Mallo, Margarita MansoSalvador Dalí e Federico García Lorca si tolgono il cappello in pubblico suscitando sconcerto fra i passanti.
La trasgressione contenuta in questo gesto nei confronti dei costumi del tempo, vengono evidenziate dalla stessa Mallo in una videoregistrazione degli anni Novanta "Ci presero a sassate, insultandoci [...] e chiamandoci finocchi, pensando che restare senza cappello fosse una manifestazione del terzo sesso".

L’avvento della dittatura franchista disgregò la compagnia. Molti, come Alberti, furono costretti all’esilio per affiliazione al partito comunista, mentre Lorca viene assassinato.
L’unicità di questa fase culturale della penisola iberica prevede che il movimento sia presentato come l’età d’argento (Edad de plata) della letteratura spagnola.


Articolo scritto da Martina!

venerdì 26 febbraio 2021

#Cinema&SerieTv: Fate vs Winx

Continuare a parlare delle Winx è quasi un obbligo. La serie tv Netflix è stata rinnovata per la seconda stagione e noi di 4Muses vogliamo evidenziarne, ancora un po’, le criticità sperando di non trovarle col il proseguo delle avventure di queste cinque ragazzine. Abbiamo, del resto, già demolito la serie col nostro precedente articolo, dandogli la sufficienza e ancorando la sua narrazione alla categoria dei teen drama. L’abbiamo anche scardinata dall’idea che si sta consolidando dell’urban fantasy, ovvero quella fantasia che si lega letteralmente all’urbano; questo perché, al contrario di quanto avveniva nel cartone, le Winx non si inseriscono nel tessuto cittadino, ma sono un mondo a parte lontano da tutto e tutti.

Partendo proprio da questa differenze vorremmo mettere a confronto il cartone con la serie, evidenziando quanto un prodotto tutto nostrano potesse essere di gran lunga più divertente e intrigante di qualcosa creato ad hoc con una formuletta quasi magica.

giovedì 25 febbraio 2021

#Cinema&SerieTv: When They See Us - Recensione

Perché ci trattano così?
Ci hanno mai trattato diversamente?

Nel periodo che va dal 1° febbraio al 1° marzo c'è una ricorrenza degli Stati Uniti d’America e del Canada che prende il nome di “black history month”, il mese della storia dei neri. Un mese per ricordare le violenze subite e che ancora oggi perpetuano verso la comunità afroamericana. Non a caso lo scorso anno a fronte dell’omicidio immotivato di George Floyd è iniziato il black lives matter, un movimento perché non vi siano più disuguaglianze. Eppure queste disuguaglianze ci sono, permeate soprattutto (e non solo) nelle maglie del tessuto americano, a prescindere dal presidente in carica. Le violenze continuano, tanto che lo scorso anno si è spesso parlato di smantellare completamente il corpo della polizia americana per i loro presunti ideali da ku klux klan, dai modi estremanemte violenti quando a creare anche il più piccolo dei problemi o vi sia un sospetto disordine viene individuato un membro afroamericano.

Per parlare di queste violenze senza pari, su Netflix è disponibile “When They See Us”, una miniserie prodotta nel 2019, attuale ieri come oggi.