Il 2020 è stato un anno che passerà alla storia per i tanti
eventi che l’hanno caratterizzato e il 2021, già nella prima settimana di
gennaio, sembra non voler essere da meno. Abbiamo visto cos’è successo il
giorno dell’Epifania, quando un gruppo di sostenitori di Trump ha fatto
irruzione a Capitol Hill, la sede del Parlamento americano, per boicottare l’ufficializzazione
a nuovo preseidente degli States a Joe Biden. Un gruppo di sostenitori, con un
innegabile aiuto delle forze armate americane, si è introdotto nel parlamento,
rubando pezzi d’arredamento, sventolando bandiere pro-Trump. Il bilancio è stato
di quattro morti e di una cinquantina tra feriti più o meno gravi. Subito si è
parlato di un attacco alla democrazia e il primo colpevole è risultato da
subito il Presidente uscente Donald Trump, ancora restio a cedere alla
sconfitta. Lui, forte dell’appoggio americano, ha sempre esortato i suoi supporters
ad atti di violenze. Su ordine, poi, di Joe Biden, ha dovuto chiedere ai suoi
di ritirarsi, ringraziandoli per l’amore verso di lui riposto. Ovviamente l’ex
presidente non si è mai sentito in dovere di rimanere in silenzio e, come da
quattro anni, ha continuato a lanciare le sue invettive e urla di broglio
attraverso due piattaforme: Twitter e Facebook. Mark Zukerberg, in seguito alle
violenze di Capitol Hill, ha deciso di bloccare i vari account dell’ex
presidente Trump almeno fino al 20 gennaio, data in cui Joe Biden farà il suo
discorso presidenziale e diventerà a tutti gli effetti il 46° presidente
americano (sì, nonostante tutto, fino al 19 gennaio i poteri sono ancora in
mano a Trump).
Questo è un breve resoconto dei fatti per farvi capire dove
vogliamo arrivare: la censura.
L’azione, compiuta da Mark, davvero può essere ritenuta
censura?
Partiamo da un concetto base: cos’è la censura?
Parliamo di censura quando la voce di qualcuno viene messa a
tacere in maniera preventiva per vietare la pubblicazione di qualsiasi pensiero.
Venivano, ante guerra, censurati libri, giornali, brani e tanto altro ancora.
In Italia la libertà di stampa è assicurata dall'Art. 21
della Costituzione. L’Art. 19 afferma: "Ogni individuo ha il diritto alla
libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato
per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni
e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
In America è il primo emendamento a garantire la libertà di
parola e di stampa. Con queste premesse, sembra che Mark Zuckemberg abbia
commesso un illecito, ma è veramente così?
Nessuno, iscrivendosi a questo o a quel
sito o scaricando un’applicazione, legge mai i termini di utilizzo. Facebook
recita:
“Le persone creano community su Facebook solo se si sentono al sicuro.
Facebook impiega team dedicati in tutto il mondo e sviluppa sistemi tecnici
avanzati per rilevare usi impropri dei propri Prodotti, comportamenti dannosi
nei confronti di altri e situazioni in cui potrebbe essere in grado di aiutare
a supportare o proteggere la propria community. In caso di segnalazione di
contenuti o condotte di questo tipo, Facebook adotta misure idonee, ad esempio
offrendo aiuto, rimuovendo contenuti, bloccando l'accesso a determinate
funzioni, disabilitando un account o contattando le forze dell'ordine.”
In pratica, Facebook mette al bando gli illeciti e aggiunge:
“Facebook sviluppa sistemi automatizzati per migliorare la propria capacità di
individuare e rimuovere attività offensive e pericolose che potrebbero mettere
a rischio la community di Facebook.”
Se il social network liberamente sceglie che quel
determinato account o prodotto è nocivo, si prodiga a bloccarlo o a rimuoverlo.
Se scegliamo di mettere i nostri dati su una determinata piattaforma, dobbiamo
attenerci alle leggi della medesima, esattamente come quando ci troviamo in uno
Stato nostro o straniero.
Donald Trump ha per anni fomentato odio e diffuso fake news
attraverso i social di Mark Zukerberg e di Jack Dorsey e più volte è stato
silenziato per i medesimi motivi. Quante volte venivano cancellati suoi post in
cui venivano incitati all’odio i suoi sostenitori? Certo, nessuno vieta a Trump
di lanciare questi messaggi alla tv, per mezzo radio o per mezzo stampa – anche
se fomentare l’odio per la sconfitta è combattere la democrazia di cui l’America
si è sempre autoimposta il bisogno di esportarla. In questo modo l’ex
presidente andrebbe incontro ad altri tipi di cause legali, ma non è questa la
sede per parlarne e noi di 4Muses non abbiamo le competenze della
giurisdizione americana per discuterne.
In conclusione, nessuno vieta a Trump di parlare liberamente
e di esprimere le sue opinioni su presunti brogli elettorali, ma semplicemente
non potrà farlo sui social network e quest’ultimi non hanno commesso alcun
illecito di censura.