martedì 17 giugno 2025

#StorieRomane: Il Fantasma di Donna Olimpia - La dama nera di Trastevere

Ho ripreso il rewatch di Supernatural e nel farlo mi è tornata la mia passione per tutto ciò che è soprannaturale, soprattutto le storie dei fantasmi. Non importa se reali o no, loro mi affascinano sempre e, visto che so’ romana de Roma, mi sono andata a ricercare qualcuna di queste storie, sia mai che possa incontrare un fantasma famoso!


Oggi voglio parlarvi di donna Olimpia, meglio conosciuta dai romani come “la Pimpaccia”, nobildonna romana vissuta tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento che ancora si aggira, sottoforma di spirito, per le strade di Trastevere
 
Olimpia Maidalchini nasce il 26 maggio 1592 in una modesta famiglia di Viterbo: dal padre appaltatore Sforza Maidalchini e la madre Vittoria Gualtiero. Ha altre due sorelle e un fratello, per questo la famiglia la destina alla vita monastica, che però Olimpia rifiuta. 
Ancora molto giovane sviluppa da subito le sue ambizioni sociali e riesce a sposare, grazie al suo carattere deciso e volitivo, un ricco borghese: Paolo Nini. Questo la lascia vedova a pochi anni di matrimonio, ma del tutto fruttuosi, perché è grazie alle conoscenze di lui se riesce ad avere i giusti contatti. 
Nel 1612 si sposa con il nobile Pamphilio Pamphilj e per questo scala in fretta i gradini della scala sociale, entrando nelle sfere più alte della nobiltà capitolina e non solo. Quando suo cognato Giovanni Battista Pamphilj viene eletto papa nel 1644, con il nome di Innocenzo X, per lei si apre la vera ascesa al potere.

Essendo molto abile e astuta, Olimpia entra presto nelle grazie del cognato e lui ne è così ammaliato che si fida ciecamente di lei, tanto da farla diventare la sua consigliera più fidata, nonché tesoriera del Vaticano, seppur non ufficialmente.
Olimpia accresce così il suo status e, con un carattere arrogante e superbo, il popolo romano comincia a guardarla con disprezzo, chiamandola “la Pimpaccia”; in romanesco il termine “pimpa” viene utilizzato per definire una donna astuta e sfrontata, il dispreggiativo rende l’astio ancora più marcato. Un altro soprannome deciso dal popolo per Olimpia è “Papessa”, per pura malizia, perché si credeva fosse l’amante favorita da Innocenzo X. 

La vita di Olimpia procede tranquilla come può esserlo una di chi ha il potere assoluto, ma come tutte le cose belle, anche questa ha una fine. E tanto più si sale in alto, tanto più ci si fa male cadendo.

La notte del 7 gennaio 1655, papa Innocenzo X muore. Donna Olimpia, saputa la notizia dal Palazzo Pamphilj e cosciente del fatto che da lì a poco avrebbe perso tutto, carica un carro nero tutte le sue innumerevoli ricchezze e fugge di fretta e furia nel cuore della notte, attraversando la città in una folle corsa.
Il carro sfreccia per Ponte Sisto così velocemente che i cittadini, sgomenti per il rumore, si affacciano in strada e giurano di aver visto delle fiamme sprigionate dalle ruote del carro, seguite da un odore come sulfureo.
Arrivata a San Martino al Cimino, si sente al sicuro, ma tale sicurezza dura poco perché muore due anni dopo, probabilmente per la peste. 

Lo spirito di Olimpia, però, non sembra riposare in pace. Si dice che ogni notte del 7 gennaio si possa vedere una carrozza spettrale attraversare Ponte Sisto, avvolta da fumo e fiamme. Se non si vede, si può sentire il rmore delle ruote del carro, o degli zoccoli dei cavalli questi, se visibili, rigorosamente dal manto nero e dagli occhi rossi.
Il Ponte si anima maggiormente di questa scenetta anche nelle notti di nebbia, che a Roma risultano essere decisamente poche.
Anche Palazzo Pamphilj (oggi sede dell’Ambasciata del Brasile) sembra essere infestato dalla donna, che si aggira per i corridoi sottoforma di ombra e sussurrando. 

Ma come mai questo spirito non trova il giusto riposo? 

Oltre per i peccati compiuti in vita, che poi, chi non ne ha commessi? Il successore di Innocenzo X è Alessandro VII, della famiglia Chigi. Questo può rispondere già alla domanda. Venuto a sapere della morte di Olimpia, il Vaticano le vieta la degna sepoltura in sede (è tumulata nell’Abbazia di San Martino al Cimino), e fa di tutto per cancellare il suo nome dalla storia.
Addirittura per secoli i romani hanno dovuto evitare di pronunciarle il nome per paura di attirarne lo spirito irrequieto.
Insomma, se per un uomo all’epoca poteva essere normale avere un carattere del genere, che sapeva farsi volere e attrarre potere tanto da essere osannato nei libri di storia, per una donna questo era sinonimo di abominio. E poi alcuni hanno il coraggio di dire che non esiste il patriarcato…

Da romana nata e cresciuta a Roma (sì, proprio a Roma, Roma, Roma, non Roma provincia) non ho mai visto o sentito il suo fantasma, ma è anche vero che non ho mai attraversato Ponte Sisto di notte, meno che mai in quelle di nebbia o in quella fredda del 7 gennaio. Mi rifarò questo inverno...

Nessun commento:

Posta un commento