Mauro Mazza, stimato giornalista e scrittore italiano, è alla sua terza pubblicazione con la casa editrice Fazi Editore – che, a proposito, quest’anno festeggia trent’anni! –: dopo L’albero del mondo e Il destino del papa russo, il 18 aprile 2025 esce Mostruosa mente, un viaggio nella psiche di uno dei personaggi più controversi della Seconda Guerra Mondiale.
La donna del Reich. L’esempio per tutte, la vera donna e madre nazionalsocialista, colei che è diventata, pur restando nell’ombra – una donna, non degna di attenzione – parte della Storia. Una follia collettiva che ha segnato il Novecento e la storia più recente.
Di Johanna Maria Magdalena Goebbels si sa quello che è stato tramandato, la storia scritta dai vincitori. Della donna Magda, nata Rietschel, si sa poco, e con un pizzico di fantasia e romanzo, Mauro Mazza decide di raccontarci i retroscena della donna più importante del Reich.
Ogni capitolo della storia di Magda si apre con il nome di uno dei sette figli – il primo con il primo marito, Günther Quandt, e gli altri sei con Goebbels – a eccezione dell’ultimo. È una sottigliezza che ho apprezzato, una scelta che è stata oltremodo geniale: ai sette nomi dei figli – Harald, Helga, Hildegard “Hilde”, Helmut, Holdine “Holde”, Hedwig “Hedda” e Heidrun “Heide” – è stato solo l’ultimo capitolo a fare eccezione. La scelta di una parola tedesca che iniziasse con la lettera H come i figli di Magda, in onore di Adolf Hitler, che però parlasse di quegli ultimi istanti della donna del Reich: holle, inferno.
Ogni parte del romanzo si apre quindi con un breve excursus sui pensieri della Magda del 1945, quella rinchiusa nel bunker berlinese mentre giungono tremende notizie della guerra, che attraverso le dolci descrizioni dei figli vede un momento diverso della propria vita, un espediente narrativo per parlare di come sia arrivata lì, in quell’aprile di bombe e morte. Poi prosegue con il passato, con i racconti di come Magda Rietschel sia diventata prima Magda Quandt, e infine Magda Goebbels.
La vita, gli eventi, gli amori… fino all’arrivo di lui. L’unico, l’impareggiabile. L’uomo per cui sposa Joseph Goebbels, l’uomo che stravolge la sua visione del mondo e le dona qualcosa in cui credere.
Quando Magda conosce Adolf Hitler – proprio tramite i comizi di Goebbels, le cui abilità oratorie furono fondamentali per la diffusione delle idee nazionalsocialiste – la sua vita viene stravolta e il suo baricentro si sposta. La ragione della sua esistenza è il rapporto che ha con il Fuhrer, che va oltre i rapporti fisici che ha avuto e avrà con gli uomini: è qualcosa di unico, la sublimazione della comunione di due menti estremamente affini, il ritrovo della metà perfetta.
Magda compensa le mancanze di Hitler e, in cambio, il leader le fornisce le certezze di cui ha bisogno, la stabilità di un uomo con princìpi saldi.
Mazza gioca molto su questo rapporto tra i due: l’idolatria di Magda sfocia, nella narrazione, in un unico rapporto con il leader del partito nazista, l’unico esito che l’unione delle loro menti poteva dare.
A lui Magda rimane fedele sino al crollo del partito nazionalsocialista, sino a quando le sue credenze vacillano assieme al Fuhrer, sino all’arrivo dei russi a Berlino e il suicidio di Adolf Hitler il 30 aprile 1945. I sei figli dei coniugi Goebbels, Joseph e Magda stessa li seguiranno il giorno seguente.
Mazza sceglie una sorta di flusso di coscienza per far parlare la protagonista, e credo sia il perfetto espediente narrativo per mostrare luci e ombre della mente della donna, dapprima fermamente credente in quelle che sono le idee del nazionalsocialismo, e poi vacillante mentre la fine si avvicina senza lasciare scampo.
Ho trovato il romanzo impegnativo e interessante al tempo stesso, in grado di narrare vicende storiche reali condite con un pizzico di “licenza poetica” negli eventi, e la perfetta finestra sulla mente della prima donna del Reich.
Quando Magda conosce Adolf Hitler – proprio tramite i comizi di Goebbels, le cui abilità oratorie furono fondamentali per la diffusione delle idee nazionalsocialiste – la sua vita viene stravolta e il suo baricentro si sposta. La ragione della sua esistenza è il rapporto che ha con il Fuhrer, che va oltre i rapporti fisici che ha avuto e avrà con gli uomini: è qualcosa di unico, la sublimazione della comunione di due menti estremamente affini, il ritrovo della metà perfetta.
Magda compensa le mancanze di Hitler e, in cambio, il leader le fornisce le certezze di cui ha bisogno, la stabilità di un uomo con princìpi saldi.
Mazza gioca molto su questo rapporto tra i due: l’idolatria di Magda sfocia, nella narrazione, in un unico rapporto con il leader del partito nazista, l’unico esito che l’unione delle loro menti poteva dare.
A lui Magda rimane fedele sino al crollo del partito nazionalsocialista, sino a quando le sue credenze vacillano assieme al Fuhrer, sino all’arrivo dei russi a Berlino e il suicidio di Adolf Hitler il 30 aprile 1945. I sei figli dei coniugi Goebbels, Joseph e Magda stessa li seguiranno il giorno seguente.
Mazza sceglie una sorta di flusso di coscienza per far parlare la protagonista, e credo sia il perfetto espediente narrativo per mostrare luci e ombre della mente della donna, dapprima fermamente credente in quelle che sono le idee del nazionalsocialismo, e poi vacillante mentre la fine si avvicina senza lasciare scampo.
Ho trovato il romanzo impegnativo e interessante al tempo stesso, in grado di narrare vicende storiche reali condite con un pizzico di “licenza poetica” negli eventi, e la perfetta finestra sulla mente della prima donna del Reich.
Nessun commento:
Posta un commento