giovedì 24 dicembre 2020

#Natale: La pace degli ultimi

Siamo alla vigilia di Natale, in una enorme casa di campagna. Un’anziana signora è sdraiata sul letto, da troppo tempo per ricordarsi effettivamente da quanto. La badante che è con lei dovrebbe aiutarla ad alzarsi, ma è fuori sul balcone, a fumare e a chiacchierare al cellulare con le sue amiche da chissà quante ore. Nessuno si cura della povera donna, bloccata a letto. Non ha la forza di parlare e non ha neanche voglia di lamentarsi. Con chi, poi? Se la dovrebbe prendere con i figli, ormai adulti e troppo occupati per pensare alla loro povera madre? Non si curano di lei, hanno già pronti i fogli per spartirsi la casa guadagnata in anni e anni di lavoro. Perché dovrebbero preoccuparsi di lei? Hanno i figli da crescere, gli amici da incontrare. E quest’anno non è arrivata neanche la tanto agognata telefonata per farle gli auguri. Se ne saranno dimenticati, poveri cari, pensa la signora, chiudendo gli occhi. La sua unica compagnia è la voce distante della sua badante e il gracchiare della televisione. Sono tutti felici, tutti che cantano e ballano. 

#Costume&Società: Krampus, il Diavolo del Natale

La volta precedente avevamo parlato di San Nicola come il primo Babbo Natale, un santo che viene celebrato in alcune parti d’Italia come portatre di doni. Il santo, però, non viaggiava da solo, ma aveva un particolre accompagnatore, un mostro per l’esattezza: il Krampus

Il nome “Krampus” deriva probabilmente dalla lingua bavarese, in cui “Krampn” significa morto, putrefatto; potrebbe derivare anche dal tedesco “Kramp” che sta per “artiglio”, ma in Trentino Alto Adige viene nominato “Teufel”, che indica il Diavolo.

mercoledì 23 dicembre 2020

#Natale: Primo Natale

Fuori è ancora buio, la mamma si è alzata da un po’, mi ha dato un bacio leggero sulla fronte ed è uscita dalla stanza. Mi ha svegliato, ma non ho pianto, anche perché papà è rimasto a dormire e non mi va di disturbarlo. Allungo le mie gambe e tiro un sospiro, è così bello quando sono distese. Mamma mi ripete che se continuo a fare forza, prima o poi camminerò. Rido mangiucchiandomi la mano, non vedo l’ora.


La mamma entra piano piano in stanza e avverto un profumo di qualcosa mai sentito prima, o forse sì, ad alcune bancarelle fuori, ma qui in casa è più forte. Sveglia dolcemente papà e si danno un bacio. Io chiudo gli occhi, so che la mamma verrà a controllarmi e voglio lasciarle ancora qualche attimo con il papà, visto che non si vedono mai. 

#Cinema&SerieTv: After life, il capolavoro di Ricky Gervais

Il nome "Ricky Gervais" è sinonimo di qualità, da considerare quasi come un brand di alto livello. Il comico, sceneggiatore e produttore britannico - forse per ovvi motivi ancora non molto conosciuto qui da noi, ma una vera star in patria e oltreoceano - ha innato in sé il dono della satira, quella più pungente e scorretta, quella che non guarda in faccia nessuno, che qui da noi viene vista ancora con sospetto e di cattivo occhio.

 Se questa è l'immagine più popolare, per così dire, che caratterizza Gervais, quando si legge la sinossi di "After life", si finisce per restare spiazzati, perchè si pensa a qualcosa di triste e deprimente. Nulla di più sbagliato. After life è forse il lavoro più maturo del poliedrico artista britannico, in cui il proverbiale sarcasmo, british humour, politicamente scorretto e anche un pizzico di black humour, sono solo elementi che arricchiscono la narrazione.

martedì 22 dicembre 2020

#Natale: Preludio: andante, largo e cremisi

Ormai era chiaro, aveva perso la strada.

Erano giorni che Turchina viaggiava sola, sotto al sole. Da quando aveva lasciato il gregge non aveva incontrato più nessuno. Solo, a volte, la propria ombra, l’unica a farle compagnia.

All’inizio si era spaventata. “Ehi chi c’è là?”. Aveva cominciato a correre disperata per far perdere le proprie tracce, ma l’altra le era sempre alle calcagna. “Vattene!” gridava, “lasciami in pace!”.

Poi, rassegnatasi al fatto che andassero alla stessa velocità e nella stessa direzione, si fece coraggio. D’altronde era così raro trovare qualcuno con lo stesso ritmo nel sangue! Così, aveva cominciato a parlarle e ad ascoltare con gli occhi quello che aveva da dire.

“Anche tu qui?”

“Sei di passaggio?”

“E’ meglio che ti guardi alle spalle!”

Se vi foste trovati a passare di là, vi assicuro che non avreste avuto chiaro chi domandasse a chi e chi rispondesse a chi. Di certo entrambe si guardavano l’un l’altra le spalle, come in uno stretto abbraccio, e questo non era cosa di poco conto in un luogo desolato come quello.

#Intervista a Talkingtomybody: Sara Busi

Noi di 4Muses, in questo spazio, cerchiamo di trattare i più diversi argomenti che riguardano la nostra società e la nostra cultura; ma è ovvio che ne siano alcuni che sono più strettamente connesse a chi siamo e a come viviamo e che, quindi, in un modo o nell'altro hanno una rilevanza maggiore. Tra questi vi è, quasi senza alcun dubbio, il discorso sui disturbi alimentari e sulla conseguente cura di mente e corpo. Ne avevamo già parlato quando avevamo fatto un'analisi della canzone di Melanie Martinez "Orange Juice" e oggi torniamo a farlo portando la testimonianza di: Sara Busi, meglio nota come Talkingtomybody.

Abbiamo scoperto il suo profilo un po' per caso, scorrendo tra i reels di Instagram, e siamo rimaste immediatamente colpite dalla sua storia. Il 28 novembre del 2019 lei si è sottoposta all'intervento di bypass gastrico. Un argomento che ci è parso quasi provvidenziale visto il percorso che sta iniziando una di noi 4. 
Questo intervento le ha permesso di perdere un bel po' di chili, ma non ci vogliamo soffermare su ciò, quanto più sulla forza che questa donna riesce a trasmettere nelle sue storie attraverso anche le sue parole. Proprio perchè voglio mostrarvi lei in tutta la sua interezza e forza vi lasciamo alle sue parole sperando che possano ispirarvi e possano esservi d'aiuto come lo sono state per noi. 

lunedì 21 dicembre 2020

#Natale: Luce di speranza

Il freddo quest’anno è arrivato con un leggero ritardo. Io e i miei fratelli ci stavamo preoccupando, ma anche quest’anno possiamo finalmente costruire dei piccoli bambini di neve davanti l’uscio di casa. Giocheranno con noi e ci proteggeranno da tutti gli spiriti maligni che vogliono rubare le nostre scorte di cibo. Ieri sera mia madre, prima di andare a letto, mi ha detto: “Cairine, ricordati di fare un occhio anche dietro la testa dei piccoli bambini di neve, così potranno controllare da ogni punto”. In qualità di sorella maggiore, ho riportato la stessa raccomandazione anche ad Ashling, Ferris e Conall. Il nostro lavoro è quasi concluso, poi potremmo riscaldarci davanti al caminetto con un po’ di pane e formaggio.

Ashling e Ferris stanno discutendo su come chiamare i nostri amici, ma a me non importa più di tanto. Io so bene che si scioglieranno in due settimane, e poi i nomi non sono così fondamentali. Conall mi segue come un'ombra; a volte mi piace, altre non lo sopporto. Ora mi parla di cavalli e battaglie, deve avergli detto tutto nostro zio.