Erano diversi giorni che
soffrivo del cosiddetto “blocco del lettore”,
dove poco o niente mi ispirava sul serio. Ho provato anche a fare dei
sondaggi sui social, alla ricerca di qualcosa che potesse farmi tornare la
voglia di leggere, di scoprire, fino a che il popolo del web non ha risposto
alla mia richiesta. Mi è stato suggerito un libro: “Tre Camere a Manhattan”, di
Georges Simenon, autore fino ad oggi a me sconosciuto. Questo piccolo
romanzo ha acceso in me dubbi, perplessità e senso di sofferenza che poco si
confà ad una lettura estiva. Nonostante tutto, però, ho intravisto in quest’opera
un ottimo spunto di riflessione su ciò che abbiamo patito nei mesi di
quarantena e che ogni persona può provare ad un certo punto della propria vita:
la solitudine.
Quanti, nonostante i social e i diversi modi di interagire, si sono sentiti soli e abbandonati? Durante il lockdown una mia vicina, per avere un po’ di contatto umano, non si vergognava a suonare e a cantare con il quartiere dal suo balcone. A volte basta davvero poco per sentirsi parte del tutto, altre, invece, è proprio la presenza di qualcuno a salvarci.