È il caso di “Honey Pie”, pubblicato nel 1968, nel famoso “White Album”.
Un brano nel complesso classico, sul genere vaudeville – genere teatrale nato in Francia a fine Settecento e diventato celebre negli Stati Uniti a fine Ottocento, fino ai primi anni Trenta, con canzoni inserite negli spettacoli, solitamente a tema leggero, d’attualità e satirico – che se ascoltato chiudendo gli occhi ci catapulta nella Belle Époque, col crescere della popolarità del cinema.
Scritto da Paul McCartney, il brano porta ovviamente gli accrediti Lennon/McCartney.
She was a working girl
(Era una lavoratrice)
North of England way
(Del nord dell’Inghilterra)
Now she’s hit the big time in the USA
(Ora sta facendo il botto negli USA)
And if she could only hear me
(E se solo potesse sentirmi)
This is what I’d say
(Questo è quello che le direi)
Honey Pie, you are making me crazy
(Pasticcino, mi stai facendo diventare matto)
I’m in love but I’m lazy
(Sono innamorato ma pigro)
So won’t you please come home?
(Quindi non vorresti tornare a casa, per favore?)
Oh, Honey Pie, my position is tragic
(Oh, Pasticcino, la mia situazione è tragica)
Come and show me the magic
(Vieni e mostrami la magia)
Of your Hollywood song
(Della tua canzone hollywoodiana)
You became a legend of the silver screen
(Sei diventata una leggenda del grande schermo)
And now the thought of meeting you
(E ora il pensiero di incontrarti)
Makes me weak in the knee
(Mi fa tremare le gambe)
Oh Honey Pie, you are driving me frantic
(Oh Pasticcino, mi stai facendo impazzire)
Sail across the Atlantic
(Naviga lungo l’Atlantico)
To be where you belong
(Per stare dove appartieni)
Honey Pie, come back to me
(Honey Pie, torna da me)
Will the wind that blew
(Potrebbe il vento soffiare)
Her boat across the sea
(Verso la sua barca lungo il mare)
Kindly send her sailing back to me?
(Per riportarla gentilmente da me?)
Si è immaginato come un Fred Astaire – celebre attore e ballerino con un successo grandioso in quegli stessi anni – a cantare e ballare su quelle note, così l’ha buttata giù tutta d’un colpo.
Notevole il gioco di parole del primo verso: “She was a working girl” che letteralmente significa una donna che lavora, emancipata e che si mantiene da sola, ma che nella sua sfumatura lessicale può voler dire anche “prostituta”. Fino alla prima metà del Novecento, in effetti, le donne e gli uomini che si volevano dare alla recitazione, alla danza o al canto nei teatri o nei cinema (quindi lontani dall’opera) erano considerati dei “deviati” e non era raro che si etichettassero “prostitute” le attrici.
Il protagonista di questa canzone, un immaginario mix tra Fred Asteire, Nat King Cole, Fats Weller e Paul McCartney, si strugge per l’assenza della propria amata andata via dall’Inghilterra e diventata ormai famosa in America.
A rendere un tocco di realtà vi è il verso “Now she’s hit the big time” (trad. “Ora sta facendo il botto”), registrato con un compressore per ridurre gli alti e i bassi, in più è stato aggiunto il suono di un vecchio disco fonografico per dare maggiore autenticità al periodo fittizio del brano.
Un po’ come in tutto l’album “Sgt. Pepper’s”, insomma, i Beatles si sono immaginati fuori dal loro corpo, con un’altra identità e hanno dato vita a una brano che non è solo una canzone, ma bensì una vera e propria opera teatrale/cinematografica.
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