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martedì 9 dicembre 2025

#Libri: Cambio di clima

Era il 1994 quando l’autrice britannica Hilary Mantel (1952-2022) pubblicò “Cambio di clima”, rimasto inedito in Italia fino al 18 novembre 2025 quando è uscito per Fazi Editore.


Una lettura travolgente, intima che mi ha fatto arrabbiare non poco con alcuni personaggi, ma che mi ha portata lo stesso ad amarli, piangendo per un finale che di certo non rivelerò.

La traduzione è a cura di Giuseppina Oneto.
  
«Quando un segreto viene mantenuto per vent’anni, la realtà gli si costruisce intorno in un modo tutto suo: è un guscio, una casa sicura. Quando i muri vengono abbattuti e il segreto esce, anche solo con una persona, è inutile cercare di ricostruire i muri secondo la stessa disposizione – sono muri che non trattengono più niente. La vita deve cambiare, lo farà, deve.»

Ralph e Anna Eldred si conoscono da giovanissimi e insieme hanno condiviso un’intera vita. Vivono in una fattoria di mattoni rossi nel Norfolk, insieme ai loro quattro figli. La loro dimora è conosciuta da tutti come la Casa Rossa ed è così famosa perché ogni estate Ralph, che è responsabile di un istituto di beneficenza, accoglie un ospite problematico. Quasi sempre adolescente, Ralph e Anna danno al “caso pietoso” dell’anno un posto dove poter rimanere in tutta sicurezza, fiduciosi che il giovane possa mettersi sulla giusta strada. Come ogni anno, lo stesso ospite entra con prepotenza nella vita di tutto il nucleo famigliare.
Kit, la figlia maggiore, frequenta l’Università ma è sempre più focalizzata sul suo futuro, non sapendo bene che passi compiere. Robin è lo sportivo di casa, troppo spesso lontano dai genitori per i suoi impegni; Julian è il più tranquillo e silenzioso, forse troppo ossessionato dal tenere al sicuro la piccola Rebecca che, crescendo, si immette sempre più nel mondo esponendosi ai pericoli.
Con una famiglia così numerosa, Anna è sempre più restia a occuparsi dei sempre nuovi adolescenti presi da Ralph, forse anche perché in lei ancora vivono vecchie ferite e rancori.
Tutto iniziò venticinque anni prima, quando i novelli sposi andarono in Sudafrica come missionari laici. Lì hanno incontrato la realtà di un paese in totale regime di Apartheid, lì hanno dovuto scontrarsi con la vera povertà e la sete di giustizia ma soprattutto è lì che hanno vissuto uno dei più grandi dolori che potessero provare con cui, però, non hanno mai parlato a nessuno, neanche tra di loro. Quello stesso dolore li ha accompagnati silenzioso nel corso della vita, immettendosi come una crepa che avanzando distrugge ogni sentimento che li ha da sempre uniti.
Con quanta facilità si può perdonare l’altro? E soprattutto, il perdono ha un suo tempo, o cade in una sorta di prescrizione irrevocabile?

Non ho mai pensato sul serio al matrimonio o a una famiglia, quindi forse sono quanto più distante da una persona che ha provato sulla propria pelle il peso degli anni passati con qualcuno, dei torti subiti e mai discussi che lacerano nel profondo la propria anima.
Però sono un’attenta osservatrice e riconosco queste dinamiche in molte coppie che vedo interagire. Credo sia normale, nessuno di noi è perfetto, meno che mai lo è dopo venticinque anni insieme. Però sono quasi certa che il perdono sia un atto di estremo coraggio che libera noi stessi dai pesi della vita.

“Cambio di clima” mi ha confermato con estrema chiarezza questa mia teoria, facendomi entrare nella vita di questa famiglia forse troppo presa dall’esterno da non essersi mai vista dentro. Ha sempre camminato ligia per la paura di sbagliare, evitando però così di vivere realmente, di sapere quello che si voleva, finché non è stato troppo tardi.
Se siamo troppo attaccati al passato, a quello che non c’è più, si perde di vista quello che potrebbe ancora esserci; anche se in apparenza siamo andati avanti, anche se in apparenza siamo tutti sorrisi, salamelecchi e bontà d’animo. Perché preferiamo accontentare il prossimo invece che dare ascolto a noi stessi? 

Con una scrittura attenta e precisa, che sa inoltrarsi nelle emozioni dell’animo umano, la Mantel ha finalmente potuto consegna anche all
’Italia questa storia famigliare che appassiona e ci rende consapevoli che ogni cosa conta, anche il dolore.

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