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Usi & Costumi

giovedì 15 maggio 2025

#Cinema&SerieTv: Manuale per signorine

Perché mi ostino a vedere serie tv o film ambientati nel passato quando so benissimo che verranno rappresentati malissimo? Non lo so. C’è del sadismo, o forse del masochismo. Fatto sta che, pur sapendo perfettamente a cosa stavo andando incontro, mi sono vista “Manuale per signorine”, serie spagnola del 2025 disponibile su Netflix. Pure tra le più viste, tanto per confermare quanta poca cultura riusciamo a sostenere al giorno d
oggi.

È stata paragonata a Bridgerton e infatti per me questo è tutto fuorché un complimento. Se vogliamo parlarne bene, però, vorrei almeno fare un plauso alla classica sceneggiatura stile soap che si discosta dal surreale delle soap, per abbracciare una finzione più reale; un po’ alla “Jane the Virgin”, insomma.
 
Elena Bianda (Nadia de Santiago) è una chaperon di successo nella Spagna di fine Ottocento. È molto capace nel suo lavoro che consiste nel trovare l’uomo perfetto per le giovani donne dell’alta società. Ama ciò che fa, tanto che rispetta alla lettera tutte le regole del manuale per diventare la donna perfetta, lavoratrice o moglie che si voglia essere. Per questo ha giurato a se stessa di non innamorarsi mai di nessuno: in quell’epoca, infatti, trovare marito equivaleva a dire addio alla propria libertà.
Come per tutto, però, ci sono i contro: come chaperon il suo lavoro finisce quando la ragazza trova lavoro, e con la sua abilità alta, in poco tempo lei è costretta a cambiare famiglia, rischiando anche di non trovare nessuno disposta a pagarla per lungo tempo. Così quando trova tre sorelle rimaste orfane di madre, – Cristina (Isa Montalbán), Sara (Zoe Bonafonte) e Carlota (Iratxe Emparan) – è decisa a ottenere il lavoro, convinta di passare con loro molti anni.

Non mancheranno, ovviamente, intrighi, misteri e vari triangoli, che con i personaggi maschili di Santiago (Álvaro Mel), Lázaro (Nicolás Illoro) ed Eduardo (Iván Lapadula), ci fanno – o almeno provano a farlo – sospirare.

Vorrei dirvi che la serie mette in luce la Spagna di fine Ottocento, ma la realtà dei fatti è che tratta i problemi e i limiti di quella società – molto simile alla nostra attuale – con risposte, conseguenze, risoluzioni dei problemi e dialoghi totalmente attuali, portando alla classica domanda: è necessario fare una serie in costume, quando si potrebbe benissimo ambientarla ai nostri giorni?
Un pregio, comunque, va alla caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli femminili, che sembrano usciti proprio dai romanzi di fine Ottocento esaltando la risolutezza e la determinazione del gentil sesso. Donne che non ci stanno a essere rilegate all’ombra dell’uomo, anche se questo è necessario ai fini della loro sopravvivenza economica, sociale e morale.
Tra tutto il male delle nuove opere in costume, questa credo sia comunque la meno peggio, tant’è che la conferma della seconda stagione mi ha portata a pensare: “ma sì, dai, continuiamola”. Certo, non aspettatevi nulla di straordinario, ma è un buon modo per passare il tempo mentre si fa altro…

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