Di Marco Profeta abbiamo parlato tanto, ma mai abbastanza. Lo abbiamo sempre descritto come un cantautore che con semplicità sa entrare nel profondo delle emozioni, anche quando queste fanno male, portandole in superficie per poterle guarire.
Il 28 novembre 2025 è uscito il suo ultimo singolo: “Le cose che non hai” dove affronta un tema delicato ma importante del nostro presente: l’incongruenza di genere, ma non solo.
In un mondo ossessionato dall’estetica, dove l’apparenza troppo spesso prevarica la sostanza, Marco Profeta ci aiuta a ricalibrare il focus su quello che davvero conta: l’anima.
Il 28 novembre 2025 è uscito il suo ultimo singolo: “Le cose che non hai” dove affronta un tema delicato ma importante del nostro presente: l’incongruenza di genere, ma non solo.
In un mondo ossessionato dall’estetica, dove l’apparenza troppo spesso prevarica la sostanza, Marco Profeta ci aiuta a ricalibrare il focus su quello che davvero conta: l’anima.
“Condividendo questo brano con i miei affetti più cari ho realizzato che quel profondo disagio non ha età né etichette. È la sofferenza universale del non sentirsi abbastanza.”
- Marco Profeta
La società è dove dovremmo sentirci sempre a nostro agio per poter proseguire con sicurezza nel cammino della vita.
Fin da bambini ci viene insegnato come stare in società per non sentirci esclusi, per poter lavorare e collaborare con il prossimo, per superare i nostri limiti e dare un apporto migliore in vista delle generazioni future.
Immaginiamo questa società come un’entità pronta a giudicare cosa va bene e cosa e no, nutrendo in noi una certa sudditanza nei suoi confronti. Bisogna avere un certo peso per essere apprezzati, bisogna comprare un certo marchio per dimostrare il successo nella vita, bisogna togliere il superfluo ma solo se si tratta dei peli femminili…
Così, abituati dalla più tenera età a rispettare il volere imposto dalla società, ci siamo divisi in categorie: da una parte le femmine che possono piangere, esprimere le proprie emozioni, sentirsi libere di truccarsi, vestirsi in un certo modo purché non si diano troppo da fare, non superino i maschi e diano sempre l’idea di essere angeli scesi in terra illibate anche dopo numerosi figli; dall’altra i maschi che devono fare sport, devono essere forti in ogni avversità, devono avere uno status sociale adeguato e preferire “le cose da uomini” a quelle più emotive.
Tutto ciò deve continuare a essere rispettato anche quando ci fa sentire in gabbia? Anche quando ci fa sentire in colpa perché ben consapevoli che non potremmo mai raggiungere quanto ci viene imposto? Ma poi, è davvero così? Siamo sul serio costretti ad accontentare questa entità, o dobbiamo invece cambiare il punto di vista, ricordandoci che siamo noi stessi la società?
“Lacrime diventano disagio
Nubifragio dentro i tuoi occhi
Che non trovano le cose che non hai di te”
Nubifragio dentro i tuoi occhi
Che non trovano le cose che non hai di te”
Per me è stato piuttosto facile: da bambina dicevo di amare Dylan McKay ma anche Brenda Walsh; sostenevo la mia immensa cotta per Robbie Williams ma anche per Geri Halliwell; diventavo rossa quando in tv trasmettevano Lady Oscar, ma anche quando Benji parava l’ennesimo tiro. Non mi è stato mai fatto pesare tutto ciò, né tantomeno i miei genitori mi hanno mai negato un gioco “maschile”. Tant’è che ho capito questa differenza solo alle medie, rimanendo anche piuttosto sbigottita al primo: “Ma che fai? Giochi a Dragon Ball con i maschi?”.
Tutta questa naturalezza, però, ha avuto anche i suoi lati tossici, soprattutto perché mi è sempre stato difficile capire cos’è davvero l’incongruenza di genere o il disagio emotivo e psicologico che questa può comportare ad alcune persone.
“Chi ti ama ti sa perdonare
Dalla colpa che non hai”
Dalla colpa che non hai”
Quasi mai il nostro corpo è in linea con ciò che sentiamo di essere. Vale per una persona nata biologicamente donna ma che si sente uomo, così come vale per una persona che non si riconosce nei chili o nell’età che ha. E allora come prendere coscienza di tutto questo, come fare quando ci ritroviamo a indossare il corpo sbagliato?
Marco Profeta forse non ha tutte le risposte del caso, ma sa sicuramente trasmettere quella forza e sicurezza necessarie per andare oltre all’apparenza. Sa essere appiglio tendendo la mano a chi si sente in balia delle correnti oceaniche dei giudizi e dei rimproveri.
Scritto quasi fosse una lettera indirizzata a sé stessi, il testo di “Le cose che non hai” colpisce dritto al cuore, parlando a chiunque si sia sentito almeno una volta “fuori posto” o schiacciato dalle aspettative altrui.
Il ritmo pop ha un’energia crescente, è un brano intimo e potente che affronta con disarmante semplicità uno dei temi più complessi del nostro tempo: l’incongruenza tra chi sentiamo di essere e il corpo che abitiamo.
Confermando il suo stile dal linguaggio diretto e semplice, Marco Profeta scava come sempre l’animo umano con un’intima delicatezza tipica di chi sa osservare le anime prima ancora delle apparenze, insegnandoci – nel sento più stretto della sua etimologia, quindi tirando fuori da noi – la consapevolezza che ciò che davvero conta è il nostro valore, indipendentemente dalla forma che abbiamo.

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