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mercoledì 5 febbraio 2025

#Personaggi: Agrippina Minore - Una donna tra gli uomini

La storia, si sa, la fanno i vincitori o, nel caso di quella antica, la fanno gli uomini. Non gli illustri imperatori, consoli, re o politici in generale, ma i vecchi storici, come Tacito, Svetonio e Cassio Dione che la scrivono.

In un’epoca maschilista, ma soprattutto in un’epoca dove era giusto e doveroso esserlo, quanto potrebbe esserci di vero nelle cronache del tempo quando a essere descritte sono le donne di potere?

Ne abbiamo già parlato con la storia di Lucrezia Borgia, oggi è la volta di Agrippina Minore: una donna ambiziosa che nel corso dei suoi quarantaquattro anni di vita è divenuta la donna più potente dell’Impero Romano. Prima di lei mai nessuna è riuscita in quanto è riuscita lei e, come possiamo immaginare, troppo a lungo è stata descritta come una spietata assassina, manipolatrice e assetata di potere.

Guardando alla sua storia, però, vorrei presentarla come una donna che ha saputo navigare egregiamente in un mondo di e per gli uomini, dove ha risposto all’umiliazione con tenacia, praticità e sostegno. Sempre fedele alla famiglia di appartenenza è stata fedele soprattutto a Roma e ai Romani, mentre gli Imperatori si preoccupavano solo di loro stessi.
 
Giulia Agrippina Augusta, meglio conosciuta come Agrippina Minore, nasce il 6 novembre 15 d.C. nella colonia di Ara Ubiorum, figlia del politico e militare Germanico Giulio Cesare e della nobildonna Vispania Agrippina, conosciuta come Agrippina Maggiore.     
Tra i fratelli spiccano nomi come: Nerone Cesare, Druso Cesare, Gaio Cesare (“Caligola”, Imperatore dal 37 al 41 d.C.); mentre tra le sorelle abbiamo Drusilla e Livilla.

La sua genealogia non finisce qui: è nipote dell’Imperatore Tiberio, (suo nonno ne era il fratello) e pronipote di Augusto. Se, poi, a oggi il nome di Germanico Giulio Cesare può dirci poco, all’epoca era tra i generali più amati dai Romani, anche grazie al suo carisma. Insomma, nasce e cresce in una delle famiglie più prestigiose e amate dell’Impero.
Poco dopo la sua nascita torna a Roma con la famiglia e quando il padre viene spedito in missione diplomatica in Oriente, rimane lì con tutti i suoi fratelli, tranne Caligola. I bambini vengono cresciuti proprio dall’Imperatore Tiberio.
Nel 19 d.C., purtroppo, Germanico muore a seguito di una malattia, così Agrippina Maggiore torna a Roma per ricongiungersi alla famiglia. Questa data segna solo la prima grande sciagura che ricade sulla famiglia. Poco dopo, infatti, la madre e i due fratelli Nerone e Druso vengono coinvolti in un intrigo politico per prendere potere e, imprigionati e in esilio, muoiono tutti e tre molto presto.

Rimasta orfana e senza un uomo nella famiglia che può prendersi cura di lei – rimane solo Caligola, ma è ancora troppo piccolo – Agrippina e le due sorelle vengono affidate a Livia Drusilla, madre di Tiberio e vedova di Augusto.
A soli tredici anni viene fatta sposare con Gneo Domizio Enobardo, nipote dell’Imperatore. Non c’è amore in questo matrimonio che viene celebrato solo ed esclusivamente per dare un futuro dignitoso ad Agrippina Minore: il pessimo carattere di lui viene messo in secondo piano rispetto all’alto lignaggio. I due, comunque, si trasferiscono sulla Via Sacra. Nel 37, ad Anzio, viene dato alla luce il primo figlio: Nerone. Sì, quel Nerone.

Nello stesso periodo, a seguito della morte di Tiberio, siede sul trono il fratello di Agrippina: Caligola. Molto attaccato alle tre sorelle, perché le uniche rimaste della sua famiglia, le tratta con grande riguardo: dà loro gli stessi diritti delle Vestali, durante le uscite pubbliche dà sempre loro i posti d’onore e tutti i loro nomi vengono sempre citati durante le preghiere e nei giuramenti dei consoli quando dovevano proporre una mozione in Senato. Immaginate lo sconcerto per i tempi: per la prima volta degli uomini dovevano giurare fedeltà a delle donne, oltre che all’Imperatore.
Come spesso è accaduto (e accade) nella Storia, una donna che ha questo potere viene vista male, e così accade per le tre: è opinione pubblica che l’Imperatore Caligola intrattenga relazioni incestuose con tutte e tre le sorelle.
Iniziano i guai per Agrippina e Livilla, accusate di adulterio con Lepido, secondo marito di Drusilla, nel frattempo deceduta a seguito di una malattia. Questo portò alla morte di lui e all’esilio nelle isole Ponziane per le due sorelle, con i loro beni messi all’asta.

Siamo nel 41 d.C.: Caligola viene assassinato e al suo posto arriva suo zio Claudio, che riporta a Roma le due nobildonne, ridando loro tutti i beni confiscati. In tutto ciò Agrippina torna vedova nella Capitale dell’Impero e quindi di risposa con il console Gaio Sallustio Passieno Crispo, già politico di successo, ora acquisisce ancora più potere. Ma i suoi sogni di gloria con Agrippina accanto durano poco: muore prima del 47, secondo le voci avvelenato dalla stessa moglie.

Di nuovo sola a Roma, Agrippina nota quanto il popolo è legato alla sua famiglia: a ogni occasione pubblica viene osannato più il piccolo Nerone che Britannico, il figlio dell’Imperatore Claudio e Messalina. Questo crea astio tra le due donne, con voci insistenti che vogliono l’Imperatrice fare di tutto per uccidere il bambino rivale.
Con altri intrighi, fu portata alla luce la relazione adulterina tra Messalina e Gaio Silio, così nel 48 Claudio li condanna a morte.
I due, zio e nipote, sono rimasti entrambi vedovi ma per la loro forte influenza sull’Impero non possono rimanere in questa condizione a lungo, così… si sposano.
L’unione è definita scandalosa da tutti, ma la strategia politica è vincente e forse la stabilità che portano sia in campo politico che popolare riesce a far chiudere un occhio sui più. Cuor di mamma riesce a convincere il suo terzo marito a diseredare il figlio Britannico, reo di aver avuto una madre (Messalina, appunto) con il destino macchiato agli occhi dei sudditi. Il nuovo erede è quindi Nerone, che lo stesso popolo già ama.

Agrippina pensa a rimettere tutte le cose a posto: si assicura il matrimonio tra il figlio e Claudia Ottavia, figlia dell’Imperatore e Messalina quindi cugina di Nerone, riporta a Roma Seneca – esiliato in Corsica dopo l’accusa di adulterio con Livilla, poi anche lei giustiziata – e ne affida l’istruzione di Nerone.
Nonostante già moglie dell’Imperatore (e suo zio), riesce a togliere tutto a Lollia Paolina, terza moglie di Caligola e sua “rivale” per influenza. Questa macchia pesa così tanto sull’orgoglio della donna che si suicida.

Nel 50 d.C. ad Agrippina viene conferito un titolo senza precedenti per la moglie di un Imperatore: quello di Augusta. Così il suo potere diviene totale, o almeno quasi.
È vero che rimane ancora vendicativa nei confronti di qualsiasi console o politico sia ancora fedele alla causa Messalina/Britannico, ma è anche vero che riesce a portare grande il nome di Roma fino alle province asiatiche: sponsorizza lì i giochi, si allea con Erode Agrippa II per i disordini tra Ebrei e Samaritani, riesce a far diventare la sua città natale una vera e propria città, ora con il nome Colonia Claudia Ara Agrippinensium.
Insomma, come tutte le donne di potere aveva due facce: la giusta e amorevole sovrana agli occhi del popolo; la spietata e assetata di potere agli occhi della corte. Tanto che, alla morte di Claudio, nel 54 d.C., le voci insistono a dire che sia stata ancora una volta Agrippina ad aver avvelenato il marito, perché – sempre secondo le voci – stava cominciando a nutrire dubbi sull’adozione di Nerone.

Quale sia la verità, Nerone diventa imperatore a sedici anni e per la sua giovane età è praticamente la madre reggente ad avere il potere su tutto.
Con il marito divinizzato, Agrippina diventa sacerdotessa del culto flaminica Claudalis e realizza per lui il tempio del Divo Claudio sul Celio. Tra i tantissimi privilegi acquisiti ora: la troviamo come volto nelle monete e la presenza – seppur solo come ascoltatrice – nelle discussioni in Senato. La sua influenza comincia a essere importante su tutte le campagne, soprattutto quella in Armenia condotta da Gneo Domizio Corbulone.

Se inizialmente il rapporto tra madre e figlio è più solido che mai, crescendo Nerone si rende presto conto che non potrà mai essere del tutto libero di esercitare il suo potere di Imperatore finché è in vita Agrippina, che nel frattempo si unisce sempre di più all’Imperatrice Ottavia, scatenando numerose liti per ogni amante fissa di Nerone.
L’Imperatore decide di allontanarla sempre più, ma l’ascendente di Agrippina è troppo grande sulla corte, così lui decide di circondarsi dei nemici della madre.
Nerone lo sa: l’unico modo per essere davvero libero è uccidere la madre, per questo nel marzo del 59 la invita nella sua villa a Baia (tra Napoli e i Campi Flegrei) per cenare e passare del tempo con lei. Agrippina sa bene della trappola, ma si comporta come nulla fosse e cede alle lusinghe, ai baci e agli abbracci del figlio. Forse cala l’attenzione quando sulla via del ritorno la sua barca è vittima di un incidente. Incidente al quale, però, muoiono solo gli accompagnatori Crepereio Gallo e Acerronia Polla. Agrippina, infatti, riesce a mettersi in salvo sulle sponde del lago Lucrino.

Mentre il popolo apprende la notizia della probabile morte e già si dispera, Agrippina informa subito il figlio che sta bene e che non c’è nulla da preoccuparsi e che ora riposa tranquilla nella villa Bauli, a Napoli. I sudditi tirano un sospiro di sollievo, mentre il loro Imperatore è terrorizzato da quello che ora potrebbe fargli la madre. Così ordina a dei sicari di ucciderla.

Detto, fatto: un esercito circonda la villa e una manciata di uomini irrompe nella stanza dell’ex Imperatrice che era in compagnia di un’ancella. Non sappiamo esattamente cosa sia successo, ma si dice che un uomo la colpì violentemente, facendola cadere a terra e sbattendo la testa. Le sue ultime parole sembrano siano state quelle di colpirla mortalmente sul ventre, perché è stato quello stesso ventre a generare Nerone.

Nerone si giustifica con tutti che è stato commesso questo matricidio solo perché Agrippina stava cospirando contro di lui, così prese per vere le parole dell’Imperatore, la sua memoria viene cancellata del tutto, non dandole la giusta sepoltura (alcuni domestici la eressero un sepolcro per lei sulla strada per Miseno). Al Senato non parv vero e propone di inserire il giorno di nascita di Agrippina tra i dies nefasti e di abbattere ogni statua e iscrizione che la celebrasse.

Questo, però, non serve a rendere Nerone più tranquillo: per tutta la vita dovrà combattere contro il fantasma della madre che lo perseguiterà notte e giorno, nonostante le sue suppliche di essere lasciato in pace. Considerato che morirà nel 68, i suoi ultimi nove anni di vita non non devono essere stati tranquilli...

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