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giovedì 7 novembre 2024

#Interviste: Gianluca Mazzarella

Quando ti vedrò” è il nuovo singolo di Gianluca Mazzarella, estratto dallalbum d’esordio Sud” e disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali dal 20 settembre 2024.

Il brano esplora con delicatezza la complessità delle emozioni legate ai distacchi e ai ritorni in amore. Con richiami a sonorità acustiche fine anni Settanta, Gianluca ci offre un pezzo che racconta l’attesa e le difficoltà di un incontro dopo un litigio, attraverso una melodia che sembra senza tempo.

Il primo album di Gianluca Mazzarella è un progetto che emerge da un lungo percorso di scrittura e introspezione. Il filo conduttore del disco si rivela essere appunto il Sud, una direzione che i brani sembrano seguire in modo naturale e inevitabile. Più che essere costruito attorno a un tema, “Sud” sembra essersi avvolto su di esso come una vite, intrecciandosi strettamente con le storie che racconta.
Il motore dell’album è l’assenza: la mancanza di un luogo, di una persona, o di una vita che avrebbe potuto essere ma non è stata. Questo senso di perdita si manifesta inizialmente come il desiderio di celebrare ciò che manca e sembra inarrivabile, per poi trasformarsi in una guida che prende per mano l’autore e lo accompagna lungo un viaggio di ritorno alle radici. “Sud” diventa così una dichiarazione d’amore alla Sicilia, la terra natale dell’artista, che si espande per abbracciare tutti i “Sud” del mondo. Le sonorità e i temi dell
album, sviluppati in un ampio arco temporale, sono vari e multicolori.

Prima o poi in ogni storia arrivano i momenti di burrasca. Navigarli per le strade di Roma ha un non so che di cinematografico. Ci si sente un po’ come in un film, del quale ho provato a scrivere una colonna sonora credibile che non temesse il passare del tempo.

- Gianluca Mazzarella

 

Gianluca Mazzarella è un cantautore siciliano che da sempre cerca di esprimere il suo mondo interiore, raccontando le sue storie attraverso le canzoni. Queste sono il frutto di un viaggio che lo porta da Agrigento a Roma, da Milano a Dublino, fino a Bruxelles. Ogni città lascia un segno indelebile nel suo cuore e nelle sue produzioni.
Si esibisce in diversi contesti e le sue performance fungono da ponte tra le radici e le esperienze vissute in giro per il mondo.
A luglio 2023, pubblica il suo primo album, Sud, un omaggio alla Sicilia e a tutti i “Sud” del mondo.
Nel 2024, la sua carriera raggiunge un nuovo traguardo: è fra i finalisti del Premio Pierangelo Bertoli, un prestigioso riconoscimento che celebra il suo talento e la sua dedizione. Il 20 settembre, Gianluca pubblica il singolo “Quando ti vedrò”, estratto dal suo album. G
uardando al futuro, è già impegnato nella realizzazione di un secondo disco e nella pianificazione di nuovi concerti, mantenendo la stessa passione che ha sempre caratterizzato il suo percorso artistico.


Ciao Gianluca! Grazie mille per la tua disponibilità. Inizio col chiederti come hai abbracciato il mondo della musica e del cantautorato…

Grazie a voi! La primissima canzone che ricordo di aver ascoltato in radio è “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato e forse questo è stato un segno premonitore. Ho avuto la fortuna di crescere a stretto contatto con due zii materni che non facevano altro che dibattere se fosse più importante il testo o la musica di una canzone e se reinterpretare i brani nelle versioni live fosse una forma di regalo o di mancanza di rispetto verso il pubblico presente. La pensavano diversamente su tutto. Poi si mettevano a suonare e per me, non ancora adolescente, iniziava l’incanto. Pomeriggi interi ad ascoltare a bocca aperta il loro repertorio di cantautori italiani, folk americano e rock. Era l’inizio degli Anni Novanta ma a casa mia sembrava di stare nel ‘77. Ritrovarmi con una chitarra in mano a quindici anni è stato naturale. Un po’ per emulazione, all’inizio, ma per pura passione, direi, dopo aver scoperto che attraverso le parole e la musica si potevano raccontare storie, esprimere idee, tirare fuori insomma piccoli frammenti di se stessi. Da allora è sempre stata un’esigenza.

In “Quando ti vedrò” ho trovato tanta malinconia ma anche tanta speranza. Il cuore spento, le lacrime che si trattengono a stento, ma c’è nell’amore perduto quella voglia di riviversi, certo che prima o poi accadrà. Il mio carattere mi porta un po’ ad ancorarmi al passato, quando il futuro comincia a sembrarmi un po’ incerto e devo dire che nel tuo album “Sud” mi ci sono ritrovata proprio per questo. Anche tu tendi a essere così, o la musica ti aiuta a esorcizzare meglio quella sensazione di malinconia che ai più proprio non piace?

Penso che il tempo in cui viviamo sia caratterizzato dal costante e maldestro tentativo di rimuovere tristezza, dolore (anche quello fisico), noia, ogni stato d’animo che non contempli una qualche forma di immediato benessere. Credo che questo non sia salutare e che abbia delle conseguenze, a lungo andare, pericolose. Ci disabituiamo ad ascoltarci, abbiamo paura di rimanere soli con noi stessi, disimpariamo che la felicità esiste, e che noi la percepiamo come tale, proprio perché esiste anche il suo contrario. In questo senso, credo che la malinconia sia necessaria e anche stimolante, che non sia da esorcizzare ma da accogliere, da assaporare, proprio come si assaporano i momenti di spensieratezza e di gioia. Avere la pretesa di essere felici senza provare a imparare prima cosa ci renda infelici può risultare controproducente, persino distruttivo, proprio come il tentativo di costruire il futuro prescindendo dal passato e dai suoi preziosi insegnamenti. È un approccio destinato a fallire miseramente, anzi, i suoi effetti a mio avviso, purtroppo sono già visibili nella realtà che ci circonda. Nell’album c’è un pezzo che prende in prestito il suo titolo da un libro di Carlo Levi - Il futuro ha un cuore antico – e che in fondo parla proprio di questo. Di un’occasione che ci viene data ogni giorno, ma che, a occhio e croce, scegliamo colpevolmente di non cogliere.

Il tuo primo album, “Sud”, è un omaggio alla Sicilia, ma credo anche una dedica a quel primo amore che difficilmente dimentichiamo. Se pensi alla tua terra natale, alla persona che ti ha reso, cosa ti viene in mente?

Una sera ti ritrovi sotto un mare di stelle accanto a una persona speciale e in qualche modo, ogni cielo stellato che incontri, anche a distanza di molti anni, ti riporta a quella sera e a quella latitudine, accanto a quella persona. Lo stesso accade con i profumi, con i sapori, con le voci che in ogni momento possono sorprenderti e riportarti in un posto ben preciso. Ci sono cose capaci di travalicare tempo e spazio e di venire sempre con noi. È come una magia. In realtà mi capita spesso di chiedermi chi sarei diventato se non avessi dovuto lasciare la Sicilia in tenera età. Però è velleitario, perché l’Amore trova sempre la sua strada, e questa è una meravigliosa consapevolezza. Un’altra bellissima magia.

Hai viaggiato tra Roma, Milano, Bruxelles e Dublino, cosa ti ha donato ognuna di queste realtà?

Anche se ognuna di queste città ha senz’altro avuto la sua importanza, non posso metterle sullo stesso piano: Milano, Dublino e oggi Bruxelles sono dei palcoscenici, che in momenti diversi della mia vita mi hanno detto, con immensa generosità e benevolenza: “Ok, vediamo cos’hai imparato, vediamo chi sei e cosa sai fare...” Possibilità questa che non tutte le città, non tutti i posti, hanno voglia o sono in grado di offrire.
Roma è un’altra storia. Roma, per dirla alla Pasolini, è una Mamma. Mi ha accolto e cresciuto che ero ancora bambino. Mi avvolge e mi abbraccia a ogni ritorno. Mi viene a trovare e a consolare nei sogni quando mi manca. Doverla salutare ogni volta è un dolore che non c’è verso di acuire col passare del tempo. Sono romano almeno quanto sono siciliano.

Sono convinta che ovunque andiamo nel mondo portiamo sempre le nostre radici. Cosa, quindi della Sicilia senti di aver donato a questo nord (Italia ed Europa)?


Sono d’accordo. Chi parte e lascia la propria terra non recide mai le proprie radici, casomai le travasa.  Le mette in un qualche tipo di anfora e le porta sempre con sé, per ricordarsi chi è, da dove viene, a cosa “appartiene”. Qualche anno fa, poco prima di ripartire da Agrigento, un amico mi ha messo in macchina un vaso riempito con della terra e una bellissima pala di fico d’india del suo giardino. “Almeno un pezzo di Sicilia lo porti con te”. Avevo ideato un piano per trapiantarla e lasciare che infestasse le foreste di conifere nordiche, ma alla fine ho scelto di tenerla a casa mia. La mattina ci svegliamo, ci guardiamo e siamo tutti e due felici di vedere qualcosa che viene dal Sud.

Se potessi scegliere un artista – del presente o del passato – a cui far interpretare un tuo brano, quale e chi sarebbe?

Difficile rispondere senza correre il rischio di risultare blasfemi. Mettiamola così: ho scritto un pezzo in siciliano intitolato “Moviti ccà” e anche solo vagamente immaginarlo interpretato da Rosa Balistreri mi fa venire la pelle d’oca!

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