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lunedì 8 aprile 2024

#Racconti: Campanelli d'allarme

Avevo da subito visto quel bagliore sinistro nei suoi occhi, doveva essere già quello un campanello d’allarme.

Ma è risaputo, i sentimenti non vogliono sentire ragione… Mi ero innamorato di lei.

E tutto ciò che è venuto dopo non mi era sembrato altro che il coronamento di una Fiaba. Certo, io e lei siamo stati insieme giusto un paio di stagioni, ma in questo arco di tempo mi sono sentito nel lieto fine di una commedia romantica.

Mostrava una particolare cura nei miei confronti, da parte sua sentivo una forte apprensione verso di me.

I campanelli d’allarme? Quelli c’erano, solo che io non davo loro peso. Perché mai avrei dovuto? Avevo la chiara conferma che mi amasse.

Portarla a cena fuori il sabato sera era ormai diventato un rituale già dopo il primo mese, e ogni volta che ci trovavamo di fronte al lume della candela lei mi guardava così intensamente da sentirmi toccato nell’anima. In quello sguardo c’era sicuramente amore, ma c’era anche molto altro. Era così intenso da scottare, così profondo da farmi sentire come se sprofondassi in un burrone.

Passavamo le nostre giornate a scriverci quando non ci vedevamo. Durante gli orari di lavoro non osavamo contattarci, ma ci dedicavamo reciprocamente tutto il nostro tempo libero. Negli ultimi tempi mi aveva iniziato a scrivere anche quando ero al lavoro, e nonostante lo sapesse che non potevo rispondere, diventava facilmente irascibile se non riceveva messaggi da parte mia. Nei primi tempi, invece, capitava che potesse tenere il broncio giornate intere per una sola parola usata.

È sempre stata molto gelosa, ogni volta che mi sentiva nominare il nome di una donna, andava su tutte le furie. Per non parlare di quella volta che ha scoperto che condividevo l’ufficio con alcune mie colleghe! Ecco, se devo dirla tutta, quella volta mi ha fatto paura. Un altro fattore che ho preso alla leggera è stato quando ha iniziato a volere sapere tutto della mia ex. Chi era, dove abitava, che lavoro faceva, come ci eravamo conosciuti… Era diventato un interrogatorio, ma non mi sono sentito spaventato da questo comportamento, quello che sentivo era piuttosto disagio.

Non pensavo però saremmo arrivati a questo. Fuori piove, e io sto aspettando lei. Sono molto teso. Poteva essere un giorno come tanti, se non per l’ultima foto che mi ha inviato poco prima…

Sarei dovuto scappare, ma non posso fuggire dalla persona che amo. Anche se potrei pentirmene, ciò che ho visto in quella foto non mi turba tanto quanto l’idea di perdere lei.

Eccola entrare dalla porta, subito dopo un tuono fragoroso che ha annunciato il suo arrivo.

Lei: “Tesoro… sono a casa. Come mai non mi hai risposto quando ti ho mandato la foto della tua ex morta?

In questo momento lei è tanto bella quanto agghiacciante, quei capelli neri e lunghi che amo accarezzare sono bagnati, ma li porta con una fierezza incontestabile. Il trucco cola dal suo viso pallido, ma ha dei lineamenti così perfetti che nessun make-up rovinato può guastarli. I suoi occhi azzurri trasmettono il solito calore inusuale, ma il suo sguardo non è mai stato così possessivo. Non si è neanche cambiata uscendo da lavoro. Il suo vestito da infermiera è umido e intriso di sangue, ma qualunque cosa lei indossi, le sta bene. In mano tiene un coltello da cucina, nonostante sia passato sotto la pioggia è ancora insanguinato. Io non so cosa dire, in questo momento penso sia superflua qualsiasi cosa io possa esprimere.

Lei: “Non importa comunque, ma ho capito che tu per me sei troppo importante, non lo sopporterei mai se tu mi lasciassi per un'altra”.

Forse lei ora sta notando che il mio sguardo si è soffermato sull’arma che tiene in mano.

Lei: “Non essere ridicolo, ti farebbe troppo male e poi non penserai mica che mischierei il sangue della tua ex con il tuo?

Trovo che il suo ragionamento, per quanto malato, possieda una logica interna. Cosa dovrei dirle? La conosco, è una persona molto testarda, qualunque cosa io possa proferire in questo momento, non servirebbe a farle cambiare idea. Lei lascia cadere il coltello ed estrae dal camice una siringa carica di un liquido trasparente.

Lei: “Non preoccuparti tesoro, farà male giusto la puntura, il resto sarà totalmente indolore… Non potrei mai farti soffrire”.

Direi che la locuzione “campanelli d’allarme” adesso è un eufemismo, eppure non riesco davvero a credere che la donna che amo voglia davvero uccidermi, devo aver compreso male io.

Lei si avvicina dolcemente, mi accarezza prima il viso con una mano, e con l’altra spinge la siringa sulla mia carotide. Sento i sensi intorpidirsi, attenuarsi e infine svanire. Posso comunque ritenermi fortunato, sto lasciando questo mondo nel migliore dei modi possibile. Sto morendo mentre guardo negli occhi la donna che amo.

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