Queste sono le parole che capeggiano sulla copertina de “La custode dei peccati” di Megan Campisi, il suo romanzo d’esordio uscito proprio quest’anno ed edito dalla casa editrice Nord. Potremmo dire tranquillamente che si tratta di una partenza col botto, dato che è presente in tutte le librerie come lettura consigliata. Ma di cosa parla questo romanzo?
Seguiamo la storia di May Owens, una ragazza orfana che viene imprigionata per aver rubato un pezzo di pane. Mentre attende la sua condanna per impiccagione, i giudici scelgono per lei una sorte ben peggiore della morte: diventare una mangiapeccati. Le viene messo un collare intorno al collo, la lingua macchiata con la S di “sin” (peccato) ed è costretta a fare voto di silenzio. Il ruolo della mangiapeccati è quello di chi dà l’estrema unzione a chi si trova in punto di morte: a ogni peccato confessato, la suddetta dovrà mangiare il cibo corrispondente, assumendo sulla propria anima la colpa della persona morente, cosicché quella possa ascendere al Paradiso. Così May comincia ad apprendere il mestiere da un’altra mangiapeccati, Ruth. Disprezzate ma indispensabili, le mangiapeccati sono solo donne e vengono continuamente cercate da tutti, dai ricchi ai più poveri della scala sociale. Convocate entrambe a corte, ascoltano la confessione di una delle dame della regina, ma sulla sua bara compare un cuore di cervo, pietanza corrispondente all’infanticidio, peccato però non confessato dalla dama. Ruth si rifiuta di portare a termine il suo lavoro, venendo imprigionata. Temendo per la sua stessa sorte, May mangerà il pasto, giurando di fare giustizia per la sua mentore e amica. Non sa, però, che si troverà coinvolta in un complotto reale che metterà in serio pericolo la sua stessa esistenza.
Per tutto il romanzo, seguiamo la storia dal punto di vista della ragazza, ingenua e sola, ma molto caparbia. A differenza delle altre eroine dei romanzi, lei ammette la sua paura e si trova ad agire anche per amor proprio, infatti non si rifiuta di mangiare il cuore di cervo per avere salva la vita. È inesperta, analfabeta e per tirare avanti assumerà su di sé il ruolo di maledizione vivente. Scacciata da tutti, troverà in alcuni vagabondi la sua tribù e nel silenzio della sua bocca, dovrà fare i conti con qualcosa di più grande di lei per fare giustizia per la sorte toccata a Ruth.
Questo romanzo d’esordio della Campisi è un piccolo capolavoro, perché la lettura non risulta mai pesate o noiosa. È interessante vedere come i peccati trovino la loro trasmutazione in cibo che deve essere consumato da una sorta di “salvatore in terra”, incarnato in una donna che viene obbligata a essere temuta e indispensabile. Il silenzio costante diventa un “portare il segreto nella tomba”, il non avere legami a lasciare il proprio passato in pochi, piccoli oggetti che saranno un lascito, una memoria, per la mangiapeccati successiva. Un biglietto, una ciocca di capelli, una fiala, diventano segni di una vita passata nella solitudine e nel silenzio. Ad accompagnare la tragica storia di May c’è, come dicevamo, l’intrigo reale. Chi sta uccidendo tutte le dame della regina? È lei stessa in pericolo? Perché su ogni bara, via via che le donne muoiono, capeggia costantemente un cuore di cervo? Una verità scomoda è celata a corte, May riuscirà mai a liberare la matasa degli intrighi reali per dare giustizia a Ruth? Che ne sarà della sua vita dopo essere penetrata così a fondo in verità più grandi di lei?
Noi vi diremo nulla sul finale, per nulla scontato, perché non vogliamo privarvi del piacere della lettura. Vi assicuriamo, però, che una volta entrati nel mondo delle mangiapeccati, sarà difficile uscirne indenni.
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