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mercoledì 31 dicembre 2025

#Capodanno: I riti di Capodanno nel mondo

Foto di Mariasol Benitez 
su Unsplash
Alzi la mano chi, come me, ama guardare i festeggiamenti di capodanno da ogni parte del mondo. Il fuso orario mi ha sempre affascinata e come la vigilia di Natale passo il tempo a guardare il viaggio di Babbo Natale su Google con i bambini, così il 31 dicembre passo ogni ora a fare gli auguri a una fetta del nostro globo sempre diversa.


Ma non c’è solo questo nella mia folle mente unitaria: amo anche vedere le diverse tradizioni. Se noi in Italia passiamo il tempo a mangiare quante più lenticchie possibili, cosa fa un nostro alter ego dall’altra parte del Pianeta?
  
La base è uguale per tutti: il Capodanno serve come purificazione simbolica e desiderio di buona sorte. Ringraziamo l’anno appena trascorso per tutto il bene che ci ha dato, per gli insegnamenti portati dal dolore, ma soprattutto con i nostri riti scaramantici ci auguriamo che il male rimanga confinato nel ieri e non venga a disturbarci nel nuovo anno che sta per iniziare.
Trovo così davvero divertente e mistico quello che fanno in Ecuador: le famiglie costruiscono grandi effigi chiamate Año Viejo – spesso raffiguranti personaggi famosi o politici – che rappresentano l’anno appena trascorso. Alla mezzanotte queste effigi vengono bruciate per lasciare andare il vecchio e fare spazio al nuovo.
Se noi ci vestiamo di rosso per attrarre buona fortuna, in Brasile si vestono di bianco se vogliono attrarre pace e armonia, di giallo per il denaro e rosso per l’amore. Ma quale sia il loro colore preferito da indossare, è fondamentale per i brasiliani ballare e cantare fino all’alba e soprattutto saltare le stesse onde. Immersi nell’oceano, ognuno di loro ha quasi l’obbligo di saltare sette onde e di esprimere un desiderio per ognuna di queste superata.

Noi abbiamo i nostri dodici acini di uva da mangiare entro il primo minuto della mezzanotte, ma nel Nord Europa, come in Scandinavia o Germania, il cibo portafortuna sono i piatti a base di carne o pesce, a seconda della propria tradizione.
In Scozia, invece, il primo ospite che entra in una casa dopo la mezzanotte deve portare doni simbolici per augurare fortuna alla famiglia che vi risiede.

In Africa, come in Brasile, si canta e si balla in strada con colori tutti sgargianti per affrontare l’inizio con gioia, sorrisi, allegria e mantenere un’energia alta che allontana le pene e i dolori.
In Asia spesso non si segue il calendario gregoriano, ma ci si attiene ai cicli lunari. Che si stia in Corea, Cina, Giappone o qualsiasi altro stato asiatico, però, di comune c’è la scelta di riunirsi in ambito famigliare per consumare i pasti tipici. I fuochi d’artificio e il colore rosso vengono utilizzati come rituali per scacciare gli spiriti maligni e propiziare salute e fortuna.
Anche i primi e gli ultimi a festeggiare il nuovo anno, quindi i popoli delle isole del Pacifico, affrontano il nuovo anno con fuochi pirotecnici e in un senso più comunitario.

Ovunque festeggiamo il primo anno nel mondo, notiamo che l’essere umano oltre ad avere un forte bisogno di chiudere cicli, di rilasciare ciò che pesa e accogliere la speranza, ha un forte senso di collettività. Il momento di transizione è sì individuale, ma facendolo in compagnia dà la giusta forza e coraggio per poter proseguire lungo il cammino. Da qualsiasi parte del mondo tu stia leggendo, ti auguro un 2026 pieno di pace!

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