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martedì 4 novembre 2025

#Libri: La regina dell'Isola di fango

Da amante dell’Irlanda non ho potuto lasciare chiuso “La regina dell’Isola di fango”, romanzo di Donal Ryan uscito in Italia per Fazi Editore il 14 ottobre 2025.

Non me ne sono pentita, trovarmi così vicino alla cultura irlandese, che amo anche nelle sue numerose imperfezioni, al carattere dei loro abitanti e delle vicende che mantengono sempre un sottotono magico e soprannaturale mi ha incantata pagina dopo pagina. 

Un libro breve, di facile lettura che però sa catturare e dire ai lettori molto di più di quanto ci potessimo aspettare.


La traduzione è di Stefano Bortolussi.
  
Siamo nel mezzo dell’Irlanda rurale, in un paese piccolissimo dove tutti conoscono tutti e dove le vicende famigliari non rimangono nascoste a lungo. Eileen è sposata da poco, forse troppo poco, quando partorisce Saoirse: una bambina amata fin da subito da tutti i componenti della famiglia. Questa gioia dura poco perché a neanche una settimana dal parto il marito di Eileen, e quindi il padre della bambina, muore in un incidente stradale. La giovane donna, ripudiata dalla sua famiglia di origine in quanto rimasta incinta prima del matrimonio, può contare solo sulla suocera Mary Aylward, con la quale condivide l’immenso dolore ma anche il carattere schietto e dinamico.
Le due donne litigano spesso, proprio perché molto simili, ma più litigano e più il loro affetto cresce unendole in quel rapporto stretto che può esserci tra due migliori amiche. Saoirse cresce così: osservando le due figure femminili, ben consapevole che nella coppia Eileen-Mary non c’è posto per nessun’altro, ma comunque fiera e orgogliosa della madre e della nonna che hanno saputo affrontare tutti i più grandi dispiaceri della vita senza abbattersi mai.
Questo punto di vista è lontano anni luce da quello dei vicini, che ascoltano solo le urla che le due si lanciano, le parole irriproducibili che utilizzano e la parte fumantina che non si abbassa con nessuno, se c’è di mezzo il proteggere la propria famiglia. 
È proprio da loro due che Saoirse impara l’amore, la lealtà in primis verso i famigliari, e poi per sé stessi. Mettere al primo posto i famigliari più stretti, anche se lontani dal nostro essere, è una sfida non sempre facile da accettare, ma a cui siamo chiamati tutti e che dà prova di un forte carattere e senso di appartenenza che riconosce l’importanza delle proprie origini, anche di quelle che non si possono conoscere.

Chi è oltre la famiglia è sì un personaggio secondario, ma che viene abbracciato fin da subito perché l’amore si sa riconoscere e di certo non guarda ai vincoli di sangue.

La famiglia è un tema centrale nel romanzo di Ryan, ma lo è anche l’amicizia, la determinazione delle proprie scelte, l’andare incontro ai propri sogni anche quando la vita si mette in mezzo e, almeno sulla carta, non ti dà tutto il necessario per potercela fare. I limiti vivono solo nella nostra mente, e ammettere che siamo molto di più di come ci descrivono gli altri non è facile, ma lo diventa se ci affidiamo alle parole e agli sguardi di chi ci ama davvero, anche se non lo dice spesso, e nel farlo utilizza modi non proprio ortodossi.

In Saoirse c’è tanta sofferenza latente per non aver potuto conoscere suo padre se non dalle fotografie o dai racconti della madre, della nonna e degli zii, eppure non sente mai in sé il bisogno di piangerlo, anche se in ogni sua scelta con il sesso maschile sembra rincorrersi sempre più la certezza che non merita un amore se non quello che le capita, come se lei non potesse scegliere, proprio come non ha scelto di perdere il padre.
In Eileen c’è una lealtà che comprendo e che difficilmente si legge nei libri: è una donna stoica, che non si piega di fronte a nulla e che lo fa spinta dall’amore per sua famiglia, e sorretta da quello della suocera che mai la lascia affondare nella disperazione.
Mary ha in sé l’arma della verità, quella che si acquisisce con la saggezza dell’età e che sa utilizzare sempre al meglio, perché dopotutto non si ama davvero se non si dice esattamente quello che si pensa.

Mi è stato presentato come un romanzo intenso e lo è effettivamente, tanto che vorrei scrivere molto di più ma non posso, perché non riuscirei a farlo senza incappare negli spoiler, quindi forse è meglio concluderla così.
Se vi piacciono i legami famigliari, il dolore che sa trasformarsi in punto di forza, e soprattutto l’Irlanda, questo libro fa al caso vostro.

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