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venerdì 11 luglio 2025

#Metafisica: La connessione tra mente e realtà

Quanti video avete visto, quanti articoli o libri avete letto, su come il potere della mente possa manifestare la realtà? Io personalmente ho perso il conto, totalmente affascinata da questo argomento, perché se dovesse dimostrarsi vero sarebbe bellissimo e allo stesso tempo terribile: vorrebbe dire che ogni cosa, anche la più negativa, ci accade perché l’abbiamo pensata.


Ma è proprio così?

È sicuramente una questione intrigante e complessa, tanto che al solito in questa etichetta non si può ridurre tutto a un semplice articolo. Eppure possiamo vederne le radici nel dualismo e nell’idealismo e come i filosofi hanno interpretato le riflessioni in merito. 

Dualismo: la separazione tra mente e corpo

Quando si parla di mente e realtà è inevitabile entrare nella teoria filosofica del dualismo, con René Descartes, (1596-1650) filosofo e suo massimo esponente. Per lui la realtà è composta dalla mente (res cogitans) e la materia (res extensa). Secondo la sua teoria queste due parti sono sostanze ben distinte, dove la prima ha il dominio del pensiero, della coscienza e delle percezioni; mentre la seconda ha il controllo del mondo fisico, degli oggetti concreti e delle leggi naturali. Queste due “sfere”, quindi, sono realtà separate ma che interagiscono interamente l’una con l’altra.
Va da sé che, per quanto possiamo controllare la nostra mente, così non possiamo fare nella totalità della materia. (es. se avviene un terremoto, per quanto posso pensare di essere portata in salvo, non è detto che si salvi anche ogni persona che conosco, o la mia casa…) ma grazie alla loro continua influenza, ogni percezione mentale crea una visione della materia diversa da soggetto a soggetto, ed è così che si spiega perché due persone, di fronte allo stesso identico scenario della materia, reagiscono in modi diversi.
Se, quindi, qui viene spiegata del tutto la soggettività dell’esperienza umana, questa teoria non spiega ancora come queste due sostanze possano interagire – se vogliamo approfondire si arriva solo alla ghiandola pineale del cervello – suscitando di conseguenza molte critiche da altri teorici.

Idealismo: la realtà come costruzione della mente

Tra gli idealisti troviamo George Berkeley (1685-1753) e Immanuel Kant (1724-1804): per loro la mente non è una percezione del mondo, ma la matrice della realtà stessa. Ciò che vediamo con i nostri occhi, quindi non esiste se non indipendentemente dalla mente stessa che la percepisce. Quello che noi possiamo definire “oggettivo”, come l’acqua del mare o la chioma verde di un albero sono idee che abbiamo assimilato, facendo così in modo che la nostra mente proietti queste credenze. Nessuno di noi si può ricordare quando da neonati hanno cominciato a insegnarci colori, forme, nomi di oggetti…
Barkeley stesso sostiene che la realtà è un’“idea” percepita dalla mente divina che dà coerenza all’universo. “Esse est percipi” (trad. “Essere è essere percepito”), dove dal momento l’esistenza di oggetti, persone, animali, qualsiasi cosa tangibile o intangibile dipende dalla loro stessa percezione. Un po’ come un bambino vede davvero dei mostri, se li immagina.
Ovviamente anche questa teoria non spiega in modo chiaro la relazione tra mente individuale e realtà condivisa, proprio perché le forme, i colori, gli oggetti sono gli stessi in tutto il mondo fin dall’alba dei tempi.

La connessione tra mente e realtà: un’interazione complessa di teorie fenomenologiche


Ma questo enorme dilemma della connessione tra mente e realtà oggettiva è un tema che va molto oltre queste due realtà, creando visioni più complesse e integrative.
Martin Heidegger (1889-1976) e Maurice Merleau-Ponty (1908-1961) hanno proposto che la mente non è una sostanza separata dalla realtà, ma che emerge in relazione con essa: per quanto possiamo essere soggettivi, la mente è un contenitore di pensieri che è in continua relazione con l’ambiente.
Le due facce della stessa medaglia co-esistono in un’interazione continua dove è la percezione che abbiamo di noi stessi e della realtà (acquisita tramite le esperienze personali, famigliari, spirituali, secondo alcune filosofie anche di vita passate) a giocare il ruolo fondamentale nella costruzione della nostra esperienza oggettiva e soggettiva del mondo.
Così sono i nostri pensieri, le emozioni e le sensazioni a influenzare il modo in cui interpretiamo la realtà… e viceversa. Come l’idealismo, ma con un dinamismo più netto, dove noi stessi, se ne prendiamo coscienza, riusciamo a cambiare ciò che ci circonda.

Quindi la manifestazione funziona?

Che seguiamo il dualismo, l’idealismo o le teorie fenomenologiche, poco importa: con una mente aperta e curiosa alla vita riusciremmo comunque a vivere meglio, proprio perché ci miglioreremmo ogni giorno.
Ma una cosa è certa: non sono discorsi da prendere alla leggera e da seguire come fossero dei dogmi. Sentiamoci liberi di esplorare la meraviglia che è la filosofia.

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