Sono un’amante spassionata del vintage, tanto che non riesco a buttare nessun abito del mio armadio, perché faccio sempre vincere quella parte del pensiero che dice: “E se poi dovesse servirmi?” Così continuo a indossare capi che ho dal liceo (mi sono diplomata nel 2009, fate voi i conti…) anche supportando la moda green, visto che di certo non spreco nulla. Girando per negozi, poi, amo tantissimo perdermi nei mercatini dell’usato, con i loro capi che arrivano direttamente dai decenni passati.
Il vintage, che è sempre stato il mio stile, è divenuto ormai una moda ma assolutamente non passeggera, visto che sembra volersi imporre sempre più, con tanto di app nate per mettere in vendita capi non usati da tempo. Senza contare che la moda stessa è una continua rivisitazione del passato. Ma come mai il vintage ha un impatto forte sulle tendenze attuali? Vediamolo insieme…
Basta andare in un qualsiasi centro commerciale, o camminare per le vie dello shopping per vedere che la produzione industriale porta alla globalizzazione dei prodotti. Ovunque si va ci sono sempre le stesse cose, con poca differenza tra fantasie e colori. Questo è solo la conferma di un’identità unica che sta scomparendo sempre più, per divenire tutti omologati. In questo modo sempre più persone, inizialmente giovani ma ora riguarda tutte le età, trovano nel vintage un senso di storia e personalità, con una ricerca accurata non solo del vestiario, ma anche di mobili e oggetti che raccontino qualcosa, con un’energia che arriva direttamente da un’altra epoca, più o meno lontana. Questo porta alla riscoperta dell’artigianalità, del design unico, sempre più lontano dal consumismo di massa.
Il segreto della riscoperta del passato affascina anche i grandi marchi: stilisti e brand contemporanei riescono a reinterpretare facilmente i vecchi stili, apportandoli alla lavorazione dei tessuti di oggi, con dettagli sempre nuovi e iconici. Il mix tra tradizione e modernità permette di creare look originali, che uniscono confort e funzionalità, eleganza e libertà.
Come accennato prima, anche l’arredamento non si sottrae al fascino vintage, con complementi d’arredo che possono andare dalle poltrone anni Sessanta, ai tavoli in legno massello del Settecento: ogni pezzo d’antiquariato ha un valore grandissimo, soprattutto se pensiamo a quanto potrebbe darci a livello energetico. Questo permette anche di lavorare sul riciclo e la sostenibilità perché vecchio non vuol dire da buttare, o inutile; dare nuova vita a pezzi storici riduce l’impatto ambientale legato alla produzione di nuovi oggetti.
Tutto questo sarebbe stato forse impossibile, o ridotto a una stretta cerchia, se non avessimo dalla nostra la tecnologia moderna che permette di diffondere la cultura vintage sui social, nei blog e nelle piattaforme di e-commerce, con veri e propri influencer dello stile che decidono di vestire ogni giorno come nei decenni passati. Sono sempre pronti a dare consiglio, soprattutto per quelle persone che non possono ancora permettersi un totale cambio d’armadio o di arredi, perché parliamoci chiaramente: fare ciò costa, anche se non così tanto come si pensa…
E forse il vintage non è solo una voglia di distinguersi dalla massa, di sentirsi unici, ma anche un modo di entrare in profondità con il proprio passato. Da una sorta di lotta/resistenza contro la standardizzazione e l’omologazione, alla celebrazione delle nostre radici, della diversità e della ricchezza culturale, perché nessuno ci vieta di vestirci come negli anni ’50, ma con lo stile dell’altra parte del mondo…
Il vintage, che è sempre stato il mio stile, è divenuto ormai una moda ma assolutamente non passeggera, visto che sembra volersi imporre sempre più, con tanto di app nate per mettere in vendita capi non usati da tempo. Senza contare che la moda stessa è una continua rivisitazione del passato. Ma come mai il vintage ha un impatto forte sulle tendenze attuali? Vediamolo insieme…
Basta andare in un qualsiasi centro commerciale, o camminare per le vie dello shopping per vedere che la produzione industriale porta alla globalizzazione dei prodotti. Ovunque si va ci sono sempre le stesse cose, con poca differenza tra fantasie e colori. Questo è solo la conferma di un’identità unica che sta scomparendo sempre più, per divenire tutti omologati. In questo modo sempre più persone, inizialmente giovani ma ora riguarda tutte le età, trovano nel vintage un senso di storia e personalità, con una ricerca accurata non solo del vestiario, ma anche di mobili e oggetti che raccontino qualcosa, con un’energia che arriva direttamente da un’altra epoca, più o meno lontana. Questo porta alla riscoperta dell’artigianalità, del design unico, sempre più lontano dal consumismo di massa.
Il segreto della riscoperta del passato affascina anche i grandi marchi: stilisti e brand contemporanei riescono a reinterpretare facilmente i vecchi stili, apportandoli alla lavorazione dei tessuti di oggi, con dettagli sempre nuovi e iconici. Il mix tra tradizione e modernità permette di creare look originali, che uniscono confort e funzionalità, eleganza e libertà.
Come accennato prima, anche l’arredamento non si sottrae al fascino vintage, con complementi d’arredo che possono andare dalle poltrone anni Sessanta, ai tavoli in legno massello del Settecento: ogni pezzo d’antiquariato ha un valore grandissimo, soprattutto se pensiamo a quanto potrebbe darci a livello energetico. Questo permette anche di lavorare sul riciclo e la sostenibilità perché vecchio non vuol dire da buttare, o inutile; dare nuova vita a pezzi storici riduce l’impatto ambientale legato alla produzione di nuovi oggetti.
Tutto questo sarebbe stato forse impossibile, o ridotto a una stretta cerchia, se non avessimo dalla nostra la tecnologia moderna che permette di diffondere la cultura vintage sui social, nei blog e nelle piattaforme di e-commerce, con veri e propri influencer dello stile che decidono di vestire ogni giorno come nei decenni passati. Sono sempre pronti a dare consiglio, soprattutto per quelle persone che non possono ancora permettersi un totale cambio d’armadio o di arredi, perché parliamoci chiaramente: fare ciò costa, anche se non così tanto come si pensa…
E forse il vintage non è solo una voglia di distinguersi dalla massa, di sentirsi unici, ma anche un modo di entrare in profondità con il proprio passato. Da una sorta di lotta/resistenza contro la standardizzazione e l’omologazione, alla celebrazione delle nostre radici, della diversità e della ricchezza culturale, perché nessuno ci vieta di vestirci come negli anni ’50, ma con lo stile dell’altra parte del mondo…
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