È davvero incredibile come io prenda ispirazione per gli argomenti da trattare. In questo caso la voglia di raccontare del mito di Aracne è arrivata mentre leggevo “Una storia ridicola”, non andrò a dire il perché per non fare spoiler sul libro, nel caso non l’abbiate letto.
Aracne era la figlia del tintore Idmone e viveva a Colofone, nella Lidia.
Il suo talento per la tessitura era riconosciuto da ogni abitante, che passava il tempo ad ammirare tutto ciò che creava; ogni opera era dotata di una bellezza impari e molti rimanevano incantati anche solo nel vederla lavorare, perché le sue mani si muovevano con grazia, eleganza e delicatezza, come in una sorta di danza.
Purtroppo, però, la giovane era anche piuttosto orgogliosa e superba, e un giorno si azzardò sostenere pubblicamente di essere più brava di Atena nel tessere – la dea aveva anch’essa la nomina di abile tessitrice – e che era pronta a competere con lei, dicendo a tutti che sarebbe stata in grado di batterla in una gara.
Atena, saputa la notizia, andò su tutte le furie ma decise di trasformarsi in una vecchietta e raggiungere la casa di Aracne per consigliarle di ritirare la sfida. Questo non avrebbe impattato sul suo talento che anzi, la rendeva sicuramente la più grande tessitrice tra i mortali.
Aracne, perseverando con la superbia, rispose che non lo avrebbe mai fatto e, aggiungendo carne sul fuoco, sentenziò che se Atena non accettava la sfida era perché non aveva il coraggio di confrontarsi con il suo talento.
Comunque oggi eccoci qui a raccontare questa storia…
Aracne era la figlia del tintore Idmone e viveva a Colofone, nella Lidia.
Il suo talento per la tessitura era riconosciuto da ogni abitante, che passava il tempo ad ammirare tutto ciò che creava; ogni opera era dotata di una bellezza impari e molti rimanevano incantati anche solo nel vederla lavorare, perché le sue mani si muovevano con grazia, eleganza e delicatezza, come in una sorta di danza.
Purtroppo, però, la giovane era anche piuttosto orgogliosa e superba, e un giorno si azzardò sostenere pubblicamente di essere più brava di Atena nel tessere – la dea aveva anch’essa la nomina di abile tessitrice – e che era pronta a competere con lei, dicendo a tutti che sarebbe stata in grado di batterla in una gara.
Atena, saputa la notizia, andò su tutte le furie ma decise di trasformarsi in una vecchietta e raggiungere la casa di Aracne per consigliarle di ritirare la sfida. Questo non avrebbe impattato sul suo talento che anzi, la rendeva sicuramente la più grande tessitrice tra i mortali.
Aracne, perseverando con la superbia, rispose che non lo avrebbe mai fatto e, aggiungendo carne sul fuoco, sentenziò che se Atena non accettava la sfida era perché non aveva il coraggio di confrontarsi con il suo talento.
A quel punto Atena non poté far altro che prendere le sue vere sembianze e accettare la sfida.
Sedute una di fronte all’altra, le due cominciarono a tessere le tele: Atena rappresentò le sue grandi imprese e i suoi poteri divini; Aracne decise di rappresentare gli amori, le colpe e gli inganni degli dei.
A tele finite fu chiaro a tutti, anche alla stessa dea, che la vincitrice assoluta era proprio Aracne. Atena, infuriata per la sconfitta e l’umiliazione prese il lavoro della ragazza e lo ruppe. Aracne non sapendo come reagire, corse via e quando incontrò un albero, decise di suicidarsi impiccandosi a uno dei suoi rami. Ma Atena, ancora troppo arrabbiata, non accettò la fine scelta dalla fanciulla, perché secondo lei troppo “facile”. La condannò così a tessere per il resto dei suoi giorni, sì, ma non più dalle mani, bensì dalla bocca. E, visto che aveva pensato di appendersi in uno dei rami dell’albero, quello sarebbe stata la sua dimora eterna. Insomma, la giovane venne trasformata in un ragno.
In un’altra versione, molto più rara e appartenente alla tradizione locale, Aracne aveva un fratello: Falance. Entrambi vennero istruiti dalla dea Atena: Aracne in tessitura e canto, Falance nell’arte marziale. Quando, però, i due fratelli cominciarono ad amarsi in maniera incestuosa, vennero scoperti dalla dea che, per punirli, li trasformò entrambi in ragni. Chiaro è il riferimento al nome Aracne, ma anche Falance, in greco φάλαγξ (trad. phalanx) che nell’antica Grecia indicava sia la formazione di fanteria pesante, sia le falangi, associate alle lunghe zampettine dei ragni.
Sedute una di fronte all’altra, le due cominciarono a tessere le tele: Atena rappresentò le sue grandi imprese e i suoi poteri divini; Aracne decise di rappresentare gli amori, le colpe e gli inganni degli dei.
A tele finite fu chiaro a tutti, anche alla stessa dea, che la vincitrice assoluta era proprio Aracne. Atena, infuriata per la sconfitta e l’umiliazione prese il lavoro della ragazza e lo ruppe. Aracne non sapendo come reagire, corse via e quando incontrò un albero, decise di suicidarsi impiccandosi a uno dei suoi rami. Ma Atena, ancora troppo arrabbiata, non accettò la fine scelta dalla fanciulla, perché secondo lei troppo “facile”. La condannò così a tessere per il resto dei suoi giorni, sì, ma non più dalle mani, bensì dalla bocca. E, visto che aveva pensato di appendersi in uno dei rami dell’albero, quello sarebbe stata la sua dimora eterna. Insomma, la giovane venne trasformata in un ragno.
In un’altra versione, molto più rara e appartenente alla tradizione locale, Aracne aveva un fratello: Falance. Entrambi vennero istruiti dalla dea Atena: Aracne in tessitura e canto, Falance nell’arte marziale. Quando, però, i due fratelli cominciarono ad amarsi in maniera incestuosa, vennero scoperti dalla dea che, per punirli, li trasformò entrambi in ragni. Chiaro è il riferimento al nome Aracne, ma anche Falance, in greco φάλαγξ (trad. phalanx) che nell’antica Grecia indicava sia la formazione di fanteria pesante, sia le falangi, associate alle lunghe zampettine dei ragni.
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