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venerdì 14 febbraio 2025

#Racconti: 1888 - Seconda Parte

La saga di 188qualcosa è di genere realismo surreale. Fatti, luoghi e personaggi sono frutto della fantasia dell’autrice che prende ispirazione solo dal proprio vissuto ai fini di trovarvi una morale degna di essere raccontata.


Non è necessario leggere i precedenti, che potete comunque trovare qui.
È però necessario leggere la prima parte di 1888 per poter proseguire.
 
Al tramonto il Terribile Tormento tornò portando con sé un uragano di ansie e paranoie che sfogò sull’innocente Corvo, visto che Erf era occupata a prepararsi per la serata. Avvisata dall’Istitutrice parecchio allarmata per i traumi che il piccolo stava ricevendo, Erf entrò come una furia gelida nella stanza dei giochi e vedendo la porta aprirsi, il Corvo volò spaventato sul braccio della madre, che lo strinse a sé e lo calmò con dolci parole d’amore, prima di riconsegnarlo all’Istitutrice che si sarebbe occupata della sua cena e del bagnetto serale.
Il Terribile Tormento era a testa china e quando i due rimasero soli, Erf prese la parola.

«Non mi umilierò come una popolana qualsiasi che urla e impreca, né scenderò ai vostri livelli animaleschi di chi non sa frenare i propri istinti rabbiosi. Ma un’altra inutile polemica delle vostre davanti al Corvo e vi assicuro pregherete di rendere la vostra anima, perché sarà atroce il dolore che subirete da me.»
«Scusatemi se vi ho fatta arrabbiare.»
Erf si strinse forte le mani, per non cedere alla voglia di prenderlo a sberle. «Che vi è successo?»
«Non so quello che potrebbe accadere oggi a cena.»
«Perché lo avete invitato, allora?»
«Volevo provare a uscire dai miei schemi…»
«Questo vi fa solo onore, Terribile Tormento.»
«Ma ho paura di non riuscire, che sarà tutto diverso dopo.»
«Sì. È inevitabile. Anch’io all’inizio avevo timore, ma dopo mi sono sentita così bene che ho sempre preferito quella via.»
«Non è proprio la stessa cosa…»
«Lo è, siamo tutti uguali, in fondo. Ti assicuro, sarà più bello.»

Ora, è bene che i lettori sappiano che Erf e il Terribile Tormento in realtà stavano parlando di due argomenti completamente diversi, ed è da qui che nacque il tremendo equivoco che avrebbe sconvolto quella serata e l’intera esistenza del Terribile Tormento.

«Che piacere rivederti dopo tanto tempo di missive. Come state?»

«Bene, vi ringrazio. Questo è per voi, il mio omaggio per avermi invitato.»
Erf prese il regalo dell’ospite e lo ringraziò con tutto il cuore, mentre una domestica si occupò di riporre il suo cappotto e cappello.
«E il Corvo? In città non si fa che parlare di lui, di come è grazioso, intelligente, educato…»
«È un po’ tardi per lui, si sta preparando per dormire, ma potrete senz’altro conoscerlo in un’altra occasione. Ora verrà la primavera, possiamo organizzare un picnic.»
«Mi sembra un’ottima idea…»
L’ospite vide avvicinarsi il Terribile Tormento e sorrise sinceramente. Erf, che li guardava in una distanza rispettabile, provò a incutere coraggio a entrambi gli amici.
La cena trascorse serenamente, nonostante l’alone nero del Terribile Tormento e la voglia di Erf e dell’ospite di parlare di argomenti ancora distanti centotrentasette anni.
Finito l’amaro, Erf si alzò per segnalare la fine della cena.
«Non preoccupatevi, vi ho preparato la stanza.»
«La stanza?» chiesero entrambi preoccupati.
«Ragazzi. Io vi sostengo. So che stiamo nel 1888 ed è ancora troppo presto, ma non dovete temere assolutamente nulla. Ho detto alle cameriere di preparare per voi due stanze, sono comunicanti, basterà che domani mattina uno dei due si rechi nell’altra e disfi il letto. Nessuno saprà nulla.»
L’ospite si voltò verso il Terribile Tormento. «Mi avevi detto che l’avevi avvisata.»
«Sì, lo ha fatto.» rispose Erf. «Davvero, ragazzi, non ho problemi. Potete fare come volete. Non preoccupatevi né per me, né per il Corvo ogni stanza è insonorizzata…»
«Come osate?»
Erf rimase impietrita per la furia che stava scattando nel Terribile Tormento. «Pensate sempre di sapere tutto, è così? Credete sempre e solo alla vostra verità. Lo pensate, quindi è così. Mai che vi mettiate in discussione. Mai che abbiate anche solo il dubbio che non sia come dite voi… mai che…»
Erf alzò una mano e al Terribile Tormento mancò del tutto la facoltà di parlare.
«Avete finito con il vostro spettacolo? Certo che lo avete finito, perché in questa casa decido e comando io. Vi ho lasciato fin troppa libertà, avrei dovuto impedirvi di parlare dal “Come osate?”. Come osate voi, che venite qui senza invito, mettete a soqquadro qualsiasi cosa senza disturbarvi poi a risistemare, mi imponete di avere ospiti e, badate bene,» fece rivolgendosi al terzo «sono più che felice di avervi avuto a cena,» poi tornò verso il Terribile Tormento «spaventate il mio Corvo, scaricate su chi avete d’avanti le vostre turbolenze, e dite a me “Come osate?”. Io ho la mia verità, è vero. Perché io sono la creatrice di tutto questo. Come pensate abbia comprato questo Palazzo? Come pensate che provveda al Corvo? Come pensate io faccia a viaggiare nel tempo? Io posso tutto ogni cosa che desidero. Potrei trasformarvi in un maiale proprio adesso, ma ho troppo rispetto per questi nobili animali. Quindi, mio caro Terribile Tormento, vi condanno da oggi in poi a lavorare come dipendente pubblico in ogni linea dello spazio e del tempo.»
«No, vi prego, Erf, giuro che…»
«“Giuro che” cosa, di grazia? Che non lo farai più? Che non mi urlerete più contro, che non mi mancherete più di rispetto? Per poi cosa, mancare al giuramento? Solo gli infedeli mancano al giuramento.» Erf tirò un sospiro. «Forza, ora andiamo tutti a dormire. Il Terribile Tormento dovrà alzarsi presto domani per timbrare il cartellino.»
Il Terribile Tormento si accasciò a terra, stremato e in lacrime. Il suo amico gli andò incontro, per aiutarlo a rialzarsi, mentre Erf osservava la scena, rimanendo sempre gelida.
«Non avrete forse esagerato?» fece l’ospite.
«Ha avuto ciò che si meritava.»
«Non posso darvi torto, non ci si comporta così di fronte una Signora…»
In quel momento il volto di Erf si illuminò.
«Oh già. Sono una Signora. Non una popolana. Ebbene, sono costretta a ravvedermi. Il Terribile Tormento sarà costretto alla Pubblica Amministrazione solo nel 1888 e nel 2025…»
«Erf…»
«E sia, solo nel 1888.» Erf tese una mano al Terribile Tormento che l’accettò, rialzandosi.
«Ora possiamo andare a dormire. Ma qualcuno dovrà pur usare quella stanza…»

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