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Usi & Costumi

lunedì 13 gennaio 2025

#Racconti: Passato Rimosso

Una scogliera sul mare in un giorno di sole, gremita di vegetazione mediterranea ma vacua di gente. Un luogo in attesa di essere ammirato o semplicemente vissuto. C’è una strada asfaltata che cinge la scogliera, deserta, dalla quale è possibile vedere il mare e l’orizzonte. Almeno, questo è ciò che si vede dalla cartolina che sto tenendo in mano.

L’ho trovata mentre sistemavo, ma non riesco proprio a ricordare dove l’ho presa.

Da tempo è tempo di fare ordine. Devo prendere i progetti in sospeso, le frasi cadute nel vuoto e tutto ciò che di incompiuto si è depositato su questa vita. O almeno, questo è quello che penso di fare quando riordino casa.

Parliamoci chiaro, sono cose che dovrei fare sul serio anche in altri contesti: al di fuori di casa, sul desktop del pc, contattare persone che non sento da tempo per sancire una chiusura definitiva o rinsaldare il rapporto.

Fatemi però iniziare da casa il mio templio greco, o meglio, il mio luogo di preghiera e di riposo, il mio luogo di feste e di silenzi immensi.

Ho il dubbio, che anche oggi lascerò quest’attività a metà, d’altronde non riesco mai a portarla a termine, e forse per un motivo. Se ordinassi casa completamente, cosa mi toccherà fare poi? Dovrei, successivamente, davvero decidere di cosa sbarazzarmi nella vita? Dovrei prendere il telefono e scrivere a contatti improbabili per dei chiarimenti che non ho mai avuto? Dovrei concludere le attività che lasciai incompiute per validi motivi? Dovrei, sennò, sbarazzarmi di quei progetti messi da parte, alcuni sulle note del mio PC e altri nelle note del telefono? In qualche cassetto c’è pure qualche appunto preso frettolosamente a mano su delle idee da sviluppare. Dovrei sbarazzarmi pure di quello?

Qualche tempo fa tenevo memoria di tutto, ora mi accorgo che certi ricordi risultano annebbiati, dimentico momenti passati e forse intere persone. Forse questo è un motivo per tenere traccia di quei progetti in sospeso, mentendo a me stesso che, forse, un giorno potrò finirli se continuassi ad averli a portata di mano.

Dovrei scrivere a una vecchia amica, era solita dimenticare molto, sarebbe stupido? Si ricorderà di me? Avrà risolto il problema dei suoi lunghi vuoti di memoria? Ignorerà il mio messaggio probabilmente.

Perché abbiamo smesso di parlarci? Questo non lo ricordo ma ho la sensazione che non abbia a che fare con la cartolina.

Più mi sforzo di osservare quell’immagine e più mi dà una strana sensazione. Piacevole e spiacevole allo stesso tempo, qualcosa che da una parte mi conforta e dall’altra mi fa disperare. Provo una strana nostalgia per qualcosa che faccio fatica a ricordare e questo mi crea sconforto.

Sto pensando troppo senza arrivare a conclusioni. L’unica conclusione che traggo è che è già notte, devo andare a dormire perché domani mi aspetta una giornata di lavoro. E dormirò sperando di sognare quella scogliera che il mattino spazzerà via; sperando che al mio risveglio la cartolina sparirà, portando con sé i suoi punti interrogativi e quel passato che la mia mente ha voluto rimuovere.

“In principio e in contraddizione,
nella morsa d’un singolo istante,
emergono dalla stessa visione
reminiscenze d’un luogo distante:
antiche speranze concretizzate
alla luce di un tramonto riflesso,
In quell’ombra d’emozioni celate
scorgo l’eco svanita di me stesso”.

(Gianluca Boncaldo, Passato Rimosso)




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