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martedì 21 gennaio 2025

#Cinema&SerieTv: The Decameron

Avete presente quando venite invitati per la prima volta a casa di amici e vi danno quel terribile piatto con uova, guanciale, pecorino, cipolla e panna che chiamano Carbonara e voi non sapete come reagire? Dentro urlate: “Ma cosa diamine sto mangiando…” ma fuori vi esce un più diplomatico: “Per carità, de gustibus, va bene tutto, ma non chiamarla Carbonara”.


Ecco, questo è quanto penso di “The Decameron”, serie di produzione americana – ovviamente – disponibile su Netflix dal 25 luglio 2024.
La mia visione è partita senza pregiudizi, in quanto le mie aspettative erano già molto basse.
Opere in costume più produzione americana non vanno d’accordo, lo dimostra la più celebre “The Bridgerton” – e qui che sia virale anche in Italia testimonia solo il ribasso culturale che stiamo ahimè subendo dal pensiero a stelle e strisce – ma con “The Decameron” penso si siano toccate le più alte vette del nosense e dell’assolutamente non necessario.

La serie viene definita di genere medievale e black comedy, ispirata al celebre Decamerone di Giovanni Boccaccio; peccato che di medievale, black e comedy non abbia nulla… e sono piuttosto convinta che per ogni persona che la inizia un Giovanni Boccaccio muore in un universo parallelo.

1348, Firenze. La peste infesta la città e dei nobili sono invitati alla casa del nobile Leonardo per trascorrere il tempo lontani dalla piaga e sperare così di sopravvivere. Vengono invitati l’ipocondriaco e ansiolitico Tindaro (Douggie McMeekin) assieme al suo medico Dioneo (Amar Chadha-Patel); la futura moglie di Leonardo, anche se mai si sono visti, Pampinea (Zosia Mamet) con la fedele serva Misia (Saoirse-Monica Jackson); i due coniugi Panfilo (Karan Gill) e Neifile (Lou Gala); e infine la cugina alla lontana Filomena (Jessica Plummer) con la serva Licisca (Tanya Reynolds).

Ad accoglierli, però, sono solo il custode della villa Sirisco (Tony Hale) e la cuoca Stratilia (Leila Farzad), unici sopravvissuti dal terribile male. Sì, perché Leonardo, che Sirisco giura essere in viaggio per portare ai suoi ospiti il miglior vino dell’Italia, è in realtà morto qualche settimana prima.

Mi fermo con la trama, non tanto per evitare spoiler, quanto per dimenticarmi il più possibile delle ultime dieci ore della mia vita.

Certo, non mi aspettavo il nuovo capolavoro americano basato su un pilastro della letteratura italiana, ma ragazzi miei, manco a fa così.
Speravo che le novelle fossero sostituite per lo meno al dedicarsi alla vita personale di ogni invitato alla villa, con puntate autoconclusive che avrebbero portato i personaggi da un carattere estremamente negativo alla loro redenzione. Macché.

La sceneggiatura sembra scritta da un ragazzino, con la storia che sai già come andrà a finire ancora prima che inizi. Nessun colpo di scena inaspettato, personaggi pressoché adulti che si comportano da pazzi, isterici, e magari fossero almeno egoriferiti, perché sembrano piuttosto in balia di chissà quale episodio schizofrenico.

Messaggi proud che ti fanno pensare: ma stiamo a metà del Trecento o nel 2024-2025? E perché ci ostiniamo a portare in scena epoche passate se vogliamo trasmettere i messaggi morali di adesso? Solo per il gusto di fare qualcosa in costume? E non rispondetemi: “Eh, perché è più facile, lo ha fatto anche il Manzoni”, perché ci vuole poco a rispondere che certo, si può fare, ma è il modo. E in più persino i messaggi qui presenti sono affrontati con superficialità, perbenismo e, ancora, nosense, come se fossero obbligati.

E ancora, combattimenti ogni due per tre messi lì solo per il piacere di mostrare un po’ di splatter, con personaggi che hanno vissuto per tutta la vita in case nobiliari (servi o padroni che fossero) e improvvisamente si scoprono grandi guerrieri o addirittura assassini.
La comicità, poi, è degna erede di American Pie, che per carità, può piacere, ma preparatevi a un livello da cinepanettone, se non più basso.

Insomma, proprio come la ricetta della carbonara violentata nell’anima da panna e cipolla, così fa “The Decameron” ai danni de “Il Decamerone” del nostro Boccaccio.

Per riequilibrare il mio karma vorrei darvi almeno tre motivi per vederlo: se vi piace il cast, se vi piace la comicità livello scuola media e se siete arrabbiati con qualcuno ma non potete sfogarvi con lui/lei, così lo fate parlandogli/le di questa terribile serie tv.

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